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Philip Roth: come ti faccio a polpette Woody Allen

Creato il 04 settembre 2011 da Marvigar4

woody allen

© 1972 Metro-Goldwyn-Mayer Studios Inc. All Rights Reserved.

   Philip Roth: come ti faccio a polpette Woody Allen. Botta (tremenda) e risposta (diplomatica) fra Philip Roth e Woody Allen. Luogo dello scontro: il mensile francese “Lire” di febbraio. Intervistando Woody, Pierre Assouline gli fa sentire la registrazione di ciò che gli ha detto su di lui l’ autore di “Il lamento di Portnoy” incontrato a New York per dialogare sugli ebrei nella cultura americana: “Quello là è il peggiore di tutti, Woody Allen non esiste che grazie all’ ingenuità europea… I suoi film sono vuoti, puerili. Non c’è il minimo embrione di pensiero né di invenzione. La sua visione dell’ambiente intellettuale è di una convenzionalità risibile. Lui stesso non è un intellettuale, ma un consumatore culturale… Non sa niente della società che racconta… un caricaturista”. Sbalestrato da tanta foga, nel rispondere il cineasta prende tempo: “… Sono d’accordo su un punto: niente di ciò che ho fatto testimonia di un travaglio intellettuale, io non ho niente dell’ intellettuale e non ho mai tentato di esserlo… (Sono) un comico di night club divenuto cineasta… Quando Roth dice che (i miei personaggi) non vivono la vera vita, forse ha ragione. Quando scrivo dei film, mi sforzo di essere bizzarro e non di riprodurre il vero stile di vita della gente…”. Alla domanda se pensa che Roth abbia esagerato, Allen replica con eleganza: “Lo rispetto troppo per smentirlo su due piedi… Ci deve essere nella sua critica qualcosa di più profondo, che non riesco a percepire. Lui ha scritto spesso sulla condizione dell’ebreo in un ambiente ebraico. Io anche. Ma non ho l’impressione che siamo talmente distanti sull’argomento. Filosoficamente credo addirittura che condividiamo le stesse idee, anche se lui è capace di realizzare un’opera artistica più compiuta…”. La polemica porta Woody a dichiarare le sue predilezioni letterarie, nate dopo i 17 anni perché prima leggeva solo i comics: le poesie della Dickinson, Eliot, “L’educazione sentimentale” di Flaubert, “Ulisse” di Joyce, “Il fratelli Karamazov” e naturalmente Cechov. Invecchiando (il primo dicembre compie 65 anni) il nostro si propone di smettere il cinema per scrivere soltanto, ma non di teatro. Si misurerà con Roth sul suo stesso terreno, la narrativa: “Immagini un po’, svegliarsi la mattina e scrivere stando a letto. Un sogno”.

Kezich Tullio

Pagina 36
(26 febbraio 2000) – Corriere della Sera



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