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Philip Seymour Hoffman Day: Boogie Nights - L'altra Hollywood (1997)
Creato il 19 febbraio 2014 da Babol81Il 2 febbraio di quest'anno è stato un giorno funesto per tutti i cinefili perché se n'è andato uno dei più grandi attori dei nostri tempi, Philip Seymour Hoffman. Per celebrare come si conviene il giovane attore (nonostante le apparenze aveva solo 46 anni), il solito gruppetto di Blogger di cui faccio parte ha deciso di dedicare una giornata a chi, in così breve tempo, è riuscito ad entrare nei cuori di gran parte degli amanti del Cinema. Il film che ho scelto per l'occasione è Boogie Nights - L'altra Hollywood (Boogie Nights), diretto nel 1997 da Paul Thomas Anderson.
Trama: Eddie Adams è un giovane cameriere di night club che, un giorno, viene notato dal regista di film porno Jack Horner. Eddie prende così il nome d'arte di Dirk Diggler e diventa una star, ma il tempo passa e comincia l'inevitabile declino...
Ammetto di avere scelto un film in cui il povero Philip Seymour Hoffman si vede davvero poco ma è stato anche il primo ad avermi fatto notare questo meraviglioso attore che, giusto un paio di anni dopo e sempre con Anderson, avrebbe dato prova di essere molto più di un semplice caratterista ciccione sullo sfondo. A 30 anni Hoffman incarnava comunque il lato "innocente" e "puro" dell'industria del porno e racchiudeva in sé buona parte dell'aria familiare che il regista aveva cercato di ricreare in Boogie Nights. Scottie J., il personaggio interpretato dall'attore, è il gay un po' ritardato che la troupe del regista Horner si porta dietro a mo' di mascotte e che, rimanendo sempre in ombra ma costantemente presente, arriva ad innamorarsi del protagonista e a stargli disperatamente accanto, pur senza riuscire ad aiutarlo, anche nei momenti peggiori della sua esistenza. Outsider tra gli outsider (probabilmente anche nell'industria del porno essere palesemente gay era tabù a fine anni '70), è una figura a suo modo tragica che rimane impressa non solo per il terribile modo di vestire, ma sopratutto per la debolezza tutta umana con cui tiene nascosti i suoi sentimenti fino a farli esplodere nel peggiore dei modi; mentre tutti si divertono a Capodanno, il poveraccio gioca le sue carte, o almeno ci prova, e finisce per rimanere da solo a piangere in una delle scene più tristi e meno grottesche dell'intera pellicola.
Il film in sé invece è un trionfo di ironica e graffiante sceneggiatura impreziosito da una colonna sonora della Madonna, popolato da personaggi indimenticabili, assurdi ed emblematici di un'epoca molto più ingenua, dove le perversioni e i vizi venivano vissuti in maniera anche troppo giocosa, nel pieno rispetto dello spirito americano (secondo cui CHIUNQUE nasce con qualcosa che lo rende speciale, come successo a Dirk Diggler), e dove la squallida realtà veniva nascosta sotto tonnellate di glamour, soldi e droga. Il regista Jack Horner viene rappresentato come un benevolo papà che salva i ragazzi dalla strada e li rende non solo pornostar ma anche parte di una grande famiglia composta da madri, sorelle e fratelli che all'occasione diventano anche amanti; da buon patriarca, Horner incoraggia i suoi "bambini" e cerca di preservarli dalle brutture della vita reale instillando nelle loro menti dei valori distorti ma in qualche modo positivi, purtroppo però talvolta i due mondi vengono in contatto creando deflagranti cortocircuiti (emblematica la sequenza che vede coinvolto un grandissimo William H. Macy). Il passaggio dai gloriosi '70 agli anni '80 dello yuppismo e del profitto a tutti i costi divide il film in due parti ben distinte, una più allegra e movimentata e una seconda più cupa e drammatica, dove i protagonisti vedono crollare miseramente il loro modo di vivere ormai anacronistico. Gli interpreti sono semplicemente perfetti e, tra tutti, spiccano un'indimenticabile Heather Graham perennemente sui pattini e un Burt Reynolds incredibile nei panni del vecchio e scafatissimo regista porno, mentre il finale con Mark Whalberg dotato di "protuberanza" è ancora oggi scioccante.
Dopo tanti anni dalla prima visione, però, ho trovato Boogie Nights sempre geniale ma un po' discontinuo, troppo lungo e sfilacciato. Il declino di Dirk Diggler e il contemporaneo degrado dell'industria del porno, asservita al mercato dei video amatoriali e sempre più squallida ed impersonale col passare degli anni, è coerente ed interessante nella prima parte della pellicola ma si perde sul finale; se da un lato la sequenza che segna la definitiva caduta di Horner e Rollergirl con lo squallido reality on the road è densa di significato ed importante, quella che vede coinvolti Dirk e soci in casa del ricco spacciatore sembra messa quasi lì per caso, giusto per fornire al protagonista un valido motivo (non fossero bastate le percosse e la mancanza di soldi) per tornare all'ovile e rimettersi in carreggiata. A parte questo, sono comunque stata contentissima di rivedere Boogie Nights e di reimmergermi nel folle mondo omaggiato da Paul Thomas Anderson, fosse anche solo per godere degli incredibili costumi vintage che arricchiscono ogni istante della pellicola... e per rivedere sullo schermo l'indimenticabile Philip Seymour Hoffman, la cui perdita è ancora troppo viva e fresca per non fare ancora male. Se non avete mai avuto modo di guardare Boogie Nights, questo è il periodo migliore per farlo! Intanto recuperate anche questi due film recensiti sul Bollalmanacco:
I Love Radio Rock (2009), l'indimenticabile Conte.
The Master (2012), il carismatico ed ambiguo Lancaster Dodd.
e non dimenticate gli omaggi degli altri Blogger:
In Central Perk
White Russian
Viaggiando Meno
Non c'è Paragone
Cinquecento Film Insieme
Pensieri Cannibali
Montecristo
Director's Cult
50/50
Scrivenny 2.0
Combinazione Casuale
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