Nel novembre scorso, più o meno tutti i grandi media mondiali avevano riportato la notizia: “Philiph Roth ha deciso di riporre la penna, non scriverà più”. Dopo la pubblicazione del suo ultimo lavoro, Nemesis, che parla di fallimento, malattia e vecchiaia, l’autore di Goodbye, Columbus (sua opera d’esordio, nel 1959), ma soprattutto di capolavori come Lamento di Portnoy, La macchia umana e Pastorale americana, riconosciuti anche da diversi prestigiosi premi (dal Pulitzer al National Book Award) aveva deciso di chiudere con la letteratura.
Il ritorno, in memoria di un amico – Stupisce, dunque, la recente decisione di Roth di ritornare sui suoi passi, anche se per una buona causa. Il grande scrittore ha cambiato idea, almeno per una nuova opera, in omaggio al suo amico 'Doc' Bob Lowenstein, scomparso qualche mese fa. Lowenstein, che Roth definisce «a friend, a teacher and mentor», aveva ispirato il personaggio centrale di I married a communist, del 1998. Si erano conosciuti nel 1946, quanto lo scrittore aveva appena 12 anni e Lowenstein era appena tornato dalla guerra.
Beneficienza a favore di una biblioteca – Dopo la morte di Lowenstein, Roth scrisse un lungo e toccante elogio funebre sul New York Times. Lo stesso testo è ora disponibile in versione audiobook su Amazon (scaricabile gratuitamente tramite Audible, uno dei “department shop” del famoso store), e per ogni copia “scaricata” verrà versato un dollaro a favore della biblioteca pubblica di Newark, la città dello scrittore. Nell’audiolibro è lo stesso Roth che legge l’elogio funebre al suo amico, quello che, salvo altri futuri ripensamenti, presumibilmente sarà davvero il suo ultimo testo scritto.
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