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Il Medio Oriente in queste ore. E noi allo specchio. La vita che non vale nulla. Si potrà ancora dire, no? O forse ci siamo abituati, anche noi, a misurare la spinta a indignarci guardando (differenziando) a chi ci lascia la pelle, sunniti, sciiti, cristiani, radicali moderati, liberals, religiosi, egiziani, libanesi, siriani. Punto di domanda.Sono contento di avere fatto - anzi detto - una cosa, in diretta radiofonica, giovedì in una puntata straordinaria di Modem (RSI). Anche se, probabilmente, ho creato un minimo di scompiglio fra gli interlocutori invitati, tutti (e con il rispetto parlando) soliti a guardare il mondo (e a spiegarlo) con le chiappe comodamente assestate su una poltrona adeguatamente sistemata dentro un ufficio generosamente abbondante.
Quando mi è stato chiesto che cosa ne pensassi io della Siria - più o meno così la domanda - visto che ci sono stato, che cosa ne pensassi dopo le immagini che ne sono uscite relative a un attacco apparentemente sferrato con armi chimiche non si sa da chi, ho detto questo: che invito tutti (insomma, chi ci sta) a considerare criticamente (è un understatment) l'idea che Mr Obama e con lui le cancellerie occidentali (e quindi europee) hanno inculcato nella gente. E cioè che l'utilizzo di armi chimiche "costituisce una linea rossa". Oltre la quale non si capisce bene che cosa ci sia, ma soltanto dirla, questa frase, fa un certo effetto. Ho spiegato, alla radio, che tutto quanto sta accadendo in Siria è oltre qualsiasi immaginabile linea rossa. Da troppo tempo. Lo è quello che ho visto con i miei occhi e raccontato e mostrato in immagini e a volte anche faticato a fare credere che fosse vero, faticato a sottrarre queste immagini allo schieramento precondizionato (e chiamarlo ideologico sarebbe troppo, quasi un complimento) di qualcuno (per fortuna non credo, almeno alle nostre latitudini, in maggioranza).
Siamo fatti così. Abbiamo, tutti, le nostre beghe. Le fatture da pagare (io idem, quasi sempre in ritardo...). Non siamo votati a una causa particolarmente umanitaria, e pour cause, avendo davvero problemi tutti nostri da risolvere.
E tuttavia, il mio invito, che non vale nulla, è a rifiutare la visione del mondo che la politica ci appiccica addosso. A rifiutare di ripetere frasi come "linea rossa". Lasciamole ai politici.
Sto per partire dall'Egitto. E mi resta addosso, in particolare, la frase di Randa, addosso nella testa, se si può dire in italiano. Randa paralizzata dopo essere stata picchiata dalla polizia perché faceva la rivoluzione nel 2011. Randa mi ha detto che quella rivoluzione gliel'hanno "photoshoppata". Effetti speciali per trasformare la realtà come piace a chi crede di poterla controllare. E sono tanti. È una frase, quella di Randa, che va oltre l'Egitto.
Ecco: non lasciamoci photoshoppare il mondo da nessuno. Non dai potenti, non dai politici. Da nessuno. Non esistono "linee rosse" nella realtà. Guardiamola con i nostri occhi. Anche per un secondo solo. Ma con i nostri occhi. Photoshoppati, mai!
Ci rileggiamo e riscriviamo dal Libano, credo ormai di poter dire. Per come stanno andando le cose.