«Io so che la vita reale è triste, ma di sognare abbiamo sempre bisogno.La poesia non è guerra, morte, malattia, essa vive tra i fiori, gli uccelli, la natura. Altri hanno scelto di darsi alla politica, io ho scelto di disegnare l'amore, la gentilezza, la tenerezza».RAYMOND PEYNET
«L'esperienza sensibile di per sé non è errata, ma ci dà un mondo chiuso, isolato, che non ci permette di uscire da noi stessi e riconoscere le cose nella loro realtà. E l'errore gnoseologico è una stortura metafisica, un frantumarsi della realtà senza comunicazione, che nel mondo umano si riflette come presunzione e violenza dell'individuo. Tale è il valore del frammento 46 [di Eraclito]
l'opinione, mal caduco
e del frammento 43: la tracotanza, è necessario estinguerla ancor più che il divampare di un incendio Concludendo l'esperienza sensibile, dalla vita comune di tutti gli uomini alla “ricchezza di esperienze” dei poeti e dei tiranni, che si arrogano la loro “tracotanza” e la loro “opinione”, soltanto su una preminenza quantitativa – e meritano perciò lo stesso disprezzo da parte di Eraclito – costruisce un mondo di oggetti accentrato e dislocato attorno al soggetto, e pur possedendo una sua validità fenomenica è superata dalla conoscenza dei singoli oggetti in se stessi, nella loro realtà intrinseca ed individuale, che si coglie attraverso i dati sensibili, ma per l'intervento di una facoltà interiore, che stabilisce un'affinità con le cose, avvicinandole ed al tempo stesso lasciandole sussistere nella loro pluralità essenziale»Giorgio Colli, La natura ama nascondersi, Adelphi, Milano 1988 (pag. 197-199).Pare che la natura ami nascondersi (Eraclito dixit). Lucas allora chiude gli occhi, conta fino a trenta e dice: «Vengo a prenderti». Così di buon umore, cerca in un vecchio armadio un Borsalino nero, a tesa larga, tipo quello del Presidente Napolitano. Oggi Lucas vuole essere Presidente di se stesso, per troppo tempo si è dato l'impeachment da solo. Tale splendido cappello gli fu regalato, un tempo, da una dolce fanciulla d'oltremanica che voleva impedire che la sua tête en l'air disperdesse continuamente i pensieri dei quali si era innamorata. Li vedevi camminare, Lucas e lei, che sembravano i fidanzati di Peynet. Oh quanto tempo, quanto Berlusconi: eppure qualcosa è rimasto che nessuno potrà cancellare. Lucas ride, sa che lavagna ove ha scritto e scrive la propria incerta vita, è fatta di strati di ardesia che conservano necessariamente ogni dato, ogni segno, ogni graffio. Basta uscire, basta camminare, per mettersi nella predisposizione giusta per accogliere il mondo. Ma, a differenza dei tiranni, Lucas rigetta (perlomeno cerca di rigettare) ogni tipo di tracotanza dato che per lui non conta, non ha mai contato la quantità dei vissuti, delle esperienze, degli oggetti posseduti. Sopravvivere alla storia è soprattutto questo: vedere come, nonostante tanti anni siano trascorsi, quello che per lui conta è l'affinità col mondo, un certo tipo di mondo; con le cose, un certo tipo di cose; con le persone, un certo tipo di persone. E mondo, cose e persone sono sì a lui vicine, vicinissime, ma – allo stesso tempo – sono libere, libere di «sussistere nella loro pluralità essenziale». Ecco, adesso Lucas può uscire, può arrivare sereno in cima al passo spazzato dal vento, levarsi il cappello e lanciarlo, come un frisbee, nella valle sottostante come accompagnando il volo di un falco pellegrino.