Magazine Diario personale

Piacere! Io sono un water (decimo capitolo)

Da Gattolona1964

TIPOLOGIE
DI WATER

POLITICAMENTE
IMPEGNATI.

Cari amici vicini e lontani, non so come vada la vostra lettura sul Water, seduti su di esso, con esso in mano. Non so ancora se vi piace, se vi attira o se invece vi serve solo per l’uso per il quale era stato creato, da qualche persona assai distratta. Comunque sia, dal vostro silenzio assenso io proseguo, con un argomento di assoluta attualità, spinoso, antipatico, assurdo, ma che coinvolge tutti quanti, nessuno di noi escluso. Sappiamo bene e ce lo hanno fatto capire in mille modi, che il Senato, il Parlamento e tutti gli organi del potere Italiano e mondiale, per fare le loro carriere se ne sono serviti molto sfruttando i poveretti a dovere. I nostri intelligenti e laboriosi cessi e water, mica hanno taciuto e complici l’un l’altro han deciso di imitare i Grandi Deretani d’Italia. vediamo un pò che cosa ne è emerso….

(A questo mondo c’è posto per tutti, basta pagare le tasse.)
Classificazione per forma e destinazione.

(È giunta l’ora di chiamare ognuno col proprio nome e cognome: pane al
pane, vino al vino, water per tutti).

Ammetto che le cose da dire sono ancora tante e se vogliamo imparare a conoscere la sua famiglia, facendoci amici i suoi parenti più prossimi, è arrivato il momento di studiarlo per bene, riconoscendone le varie forme e i nomi che gli sono stati attribuiti.Vi ricordo che egli è nato nella notte dei tempi, ed è stato concepito da genitori un poco sbadati che molto probabilmente non avevano idea di ciò che stavano per creare. Sicuramente se avessero previsto che il loro figliolo, sarebbe divenuto così importante e famoso nel mondo, se avessero anche solo sospettato che
con le loro scosse telluriche davano la vita ad un essere superiore per eccellenza, ci avrebbero dato dentro ancora di più. E sarebbero crollate subito le borse di Tokio, New York, il CAC di Parigi (e ben gli sta!), quella borsetta di Miss Wall Street, la
borsa di Mr. Dow Jones, la ventiquattr’ore di mio cognato in vera pelle di neo assunto, la borsa termica per le protesi dentarie di mio nonno e anche quella personale color rosa pallido a pois di mio marito che, a furia di sentirmi battere sui tasti del computer si è ridotta ad un puntino adimensionale. Vorrei inoltre puntualizzare, per i non addetti ai lavori, che per generare un vaso sanitario di misura standard a occhio e croce di un metro di altezza, sesso maschile, con punteggio Apgar di nove/decimi alla nascita, ci vogliono settecentocinquantacinque scosse di martello. Non dimentichiamoci che in origine fu creato solo per urinare e defecare,
anche se è poco elegante scriverlo, è proprio cosi.Tutto quello che abbiamo imparato e i mille usi ai quali egli può venire adattato, venne molto tempo dopo con l’ausilio e la mente fuorviata di una Fata in odore di. pensione.Questa specie di matrona, chiamata Turca, non è una lontana parente, ma è solo il tramite per farvi conoscere nei dettagli le svariate tipologie dei nostri camaleontici cessi. Inizierei
proprio la classificazione, con quella che viene chiamata comunemente
turca, sebbene il nome non c’entri nulla nemmeno con la provenienza
geografica.Per quanto mi riguarda potevano tranquillamente chiamarla caraibica,
scozzese (come la cugina doccia), genovese, che per via della proverbiale avidità, sarebbe stata di certo molto piccina, quindi ho paura che poi l’avrebbero chiamata Turchina, ma è tutta un’altra faccenda. Comunqueogni nome poteva andare bene. Essa
non ha la forma classica della tazza wateriale comune, non è rotonda ma è costituita da due appoggi rettangolari in ceramica bianca, di solito rigati o con disegni a rombo e incisi dove si appoggiano i piedi, distanziati tra loro circa trenta o quaranta centimetri. Gli appositi disegni “circoncisi” cioè incisi in modo circolare o incisi a forma di circo equestre, servono per non cadere dentro al buco rotondo, fatto con il compasso, che si trova tra i due vassoi per i piedi.Codesti rettangoli, servono per far aderire bene le scarpe senza fare la “spaccata” ogni qualvolta ci si appoggia su di essi. La posizione assunta vorrebbe vagamente somigliare ad una donna partoriente, accovacciata, pronta per l’espletamento delle proprie funzioni umanitarie. Tale
turca presenta però un handicap non indifferente: ne è sconsigliato l’uso a chi partorisce resti umani troppo duri, a volte sassi, potendo essi tornare indietro alla velocità di un razzo, provocando alluvioni alle gambe e a quant’altro nei dintorni. Passerei ora all’orinatoio classico maschile, chiamato “pissoir”*, per membri
raffinati ed esigenti, pisciatoio o orinale mi sembra molto poco
elegante. D’accordo che la funzione è la medesima, ma anche la lingua italiana vorrebbe la sua parte, perciò lo chiameremo così. Serve
principalmente a quei signori di mezza età, sempre di corsa con la
borsa ventiquattr’ore, che devono farla in piedi per questioni di
tempo che non hanno, se desiderano espletare le loro funzioni acquee.Non
hanno mira per la gran fretta, oppure virano a destra o a sinistra,
mai al centro quando ce n’è veramente bisogno. A
volte sono talmente di fretta che entrano nel pissoir e si
dimenticano di farla: si slacciano i pantaloni, estraggono il membro
e poi li richiudono senza aver fatto pipì. Tutto
sommato è meglio così: in piedi eretti e con le gambe divaricate,
questo sì che è il vero macho, riconoscibile ovunque, quello che
non deve chiedere mai, quello che è meglio non si appoggi sulla
tazza del mio amore per non bagnarne i bordi, tanto non centrerebbe
nemmeno il buco della tazza!Tale
orinatoio, sovente è formato da una vaschetta in porcellana bianca,
anche se io lo realizzerei senz’altro nelle sfumature dell’azzurro,
viene murato a parete e lo si trova fatto in serie, l’uno accanto
all’altro. Codesti
simpatici “panierini” di porcellana, sono destinati a uomini
della stessa altezza, altrimenti rischiano di non centrare bene con
il getto della canna da pesca, la bocchetta del water a parete. Va
da sé, che gli uomini che ne fanno uso devono anche avere una
dotazione privata della stessa misura e lunghezza, dato lo sbirciare
continuo da parte dei compagni di merende da un orinatoio all’altro,
per controllare se sono degni di nota o di risata. Comprenderete
che un manager, per chiamarsi così, deve sempre avere con sé la
stilografica per firmare assegni ed il suo bravo goniometro con
righello incorporato. Prima
di entrare nel pissoir, è bene che si misuri e legga il cartello
appeso fuori: se rientra nelle misure standard può entrare e farla
in compagnia, diversamente se non è molto dotato e non va fiero del
proprio contenuto intimo è meglio si rivolga ad un water classico. Proseguo
con citare lo storico e beneaugurante vespasiano, incrocio nato da un
amore segreto tra una turca ed un orinale classico.Prende
il nome dell’imperatore romano Tito Flavio Vespasiano*. Un
tempo era molto presente nelle nostre città e in ogni angolo di esse
ve n’era uno. La
forma era a garitta di vedetta*,cioè una piccola e discreta
costruzione in legno o in metallo che con il caldo diventava
bollente, oppure era in muratura grezza.La
misura è contenuta, ci si può stare solo in piedi o accovacciati e
proprio per questo è adatto anche per noi donne e aggiungo, non solo
per orinare.Nel
Medioevo veniva addossato alle mura esterne delle fortezze, prevedeva
delle piccole feritoie che, oltre ad offrire un’ampia visuale alle
sentinelle di turno, poteva sollevarli da quel peso nella pancia
quando era stracolma di pipì e i pannoloni non erano ancora stati
inventati. Osservavano
l’orizzonte e facevano pipì inserendo l’apposito strumento dentro le
feritoie. Se
poi la sentinella era anche balestriere, prima scrutava bene
all’orizzonte dove era il nemico, poi colpiva con le armi a sua
disposizione: con la balestra lanciava quadrelli*, strali*, bolzoni*,
dardi* e palle* (non sue) e con l’antico membro del castello lanciava
pipì. D’ora
in poi non dirò più a nessuno che è antico come il Medioevo se
voglio irritarlo! Erano
intelligenti, preparati e molto tecnologici, altro che Internet! Nell’ambito
dei water classici, cioè di larga rappresentanza, quei water che
ognuno di noi dovrebbe possedere, i water forever, quelli dai quali
non ci si staccherebbe mai, troviamo dei derivati dal capostipite: il
water classico con piedistallo. Non
mi dilungherei oltre, va bene per tutti e per tutte le stagioni, con
sistema di lavaggio a sciacquone.Per
dovere di scrittura preciserò soltanto che lo sciacquone può essere
a cassetta*: bassa, esterna o incassata a muro, appoggiata alla parte
posteriore del vaso, alta o a mezza altezza esterna con pulsante che
aziona mediamente una quantità di acqua attorno ai nove litri*. Recentemente
è stato inventato il “flussometro”*, cioè pigiamo il dito e lo
togliamo in base alla quantità di prodotto che abbiamo depositato
dentro al nostro vaso sanitario. Non
preoccupiamoci se la quantità di acqua risulta insufficiente, ci
penserà il water con il suo solito caratterino a farci cambiare
idea.Esiste
anche il water a sospensione*, sollevato dal pavimento, per coloro
che hanno la fissa delle pulizie e vogliono pulire sotto alla tazza
immediatamente dopo l’uso. Anche
qui, una precisazione: non lo consiglio a persone un poco
cicciottelle o comunque fuori forma, potrebbero trovarsi con il
sedere per terra, durante una Confessione al nostro water, che per
l’occasione diventa anche psicoanalista. D’altra
parte per rimediare e far sì che non ci siano numerosi ricoveri in
ospedale per cadute da water sospesi, con conseguenti rotture di
coccige, vertebre e femori, viene scritta sul muro la portata: da
kg… a kg… E non provate ad ingannarlo! Codesti
water hanno un sistema a ribaltone: se si siede una persona fuori
peso, un razzo con la punta di fuoco parte subito e si infila dove
non vorremmo costringendoci ad alzarci per forza di cose, pena
l’incendio. Riconosco
che questo è uno dei capitoli più faticosi ed impegnativi del mio
libro. Vi confesso che mi sono dovuta documentare non poco per non descrivere
in malo modo i diversi tipi di questo ragazzone, oramai simpatico ed
amabile, per il quale..non vorrei osare ancora, ma mi sto prendendo
una cotta. Ciò non toglie che non posso dimenticarmi affatto dei bambini e del loro
simpatico waterinoprimopassino con rotelle, cioè il vasino con gli
eterni animaletti attaccati sul fronte del vasino.A
dire il vero non ho mai capito il perché le aziende si dannino
l’anima per cercare di distrarre l’infante in un momento così
delicato.Non comprendono che al massimo e dico al massimo potrebbero applicare
sopra al bordo una cacchetta con profumo di cacca in miniatura, per stimolare il campo visivo ed olfattivo del bambino spronandolo così  a farla tranquillamente.Se
continueranno a mettere l’ochetta, il delfino o il pesciolino, il bambino non imparerà a fare la popò, ma assocerà gli animali all’acqua dove vivono. Perciò grandi pipì dentro al vaso, ma niente cacca, con tutte le conseguenze dei mal di pancia che ne deriveranno.L’oggetto che passo ora a descrivere, per la reale somiglianza con il vasino è il pitale o vaso da notte, per fortuna oramai in disuso perché
sostituito dai più moderni water. Penso con tristezza alle mie nonne che lo tenevano come una reliquia nel comodino accanto al letto, perciò a gittata di naso per tutta la
notte, non volendo andare alla turca ubicata di solito nella parte
più lontana della casa.Il nonno paterno ne aveva uno solo per lui, grigiastro, sbeccato nel bordo, ma sempre lindo che teneva rigorosamente sotto al letto e non dentro il comodino, per il dispiacere della nonna, che voleva lasciarlo. Anche
se aveva giurato “nel profumo e negli odori”, finché una sincope
non ci separi. Poverina, se penso a tutti quei fazzoletti che aveva sulla bocca e sul naso quando era addormentata, mi vien da piangere al ricordo. Sembrava
una mummia, già bendata e pronta per essere imbalsamata! La nonna, di pitali ne possedeva almeno una ventina, a seconda delle
varie occasioni e giorni dell’anno: vasi per la domenica, vasi per i
lutti rigorosamente neri con croce e veletta di pizzo, per i
matrimoni all’essenza di rosa, pitalini da regalare agli ospiti nel
giorno della Sagra e pitaloni per le donne di casa gravide ed
ingombranti.Una delizia! Una collezione che fu poi donata dopo la morte dei miei Avi, al museo ubicato nel Seminario Diocesano de San Cayetano*. E
qui silenzio assoluto, un segno di croce, una prece.. e comunque non
voglio entrare nel merito del perché, una collezione di pitali è
ospitata in un Seminario Diocesano e non nei capannoni di una
autofficina del Michigan che ripara Chevrolet d’epoca. Tale
Museo che ospita più di milletrecento* esemplari di ogni fattezza,
forma, materiale o colore, si trova nel paesino di Ciudad Rodrigo,
(Salamanca) in Spagna.* Il
più strano pitale che vi è ospitato misura solo sette millimetri ed
è in oro*, l’altro che mi ha colpito maggiormente visitando il Museo
è a forma di reggiseno del XIX secolo, di provenienza francese*. Fu
commissionato per un matrimonio e serviva agli sposi per bere lo
champagne dentro alle coppe, in segno beneaugurante per la loro
futura vita*. Ma
pensa un po’! Ci
avevano pensato ben prima della sottoscritta a disegnare e realizzare
un reggiseno con un pitale. Sono
un poco invidiosa, ma li perdono per il fatto che usassero poi il
pitale per berci dentro: che menti geniali! Io fino a questo punto
non sono arrivata.Nasce
vaso da notte, lo plasmano come reggiseno e lo usano per sorseggiare
del millesimato. Roba
da non crederci!Rimanendo
in tema, visto che il vaso fu per sua forma adattabile a uomini,
donne, bambini e centrosinistra, si pensò di allungarne la forma,
restringere il buco centrale, dotarlo di ciotola per trattenere i
liquidi et voilà! Ecco
nascere il “pappagallo”*, famoso trattieni pipì per uomini. Nel
buco d’inizio oggetto, si posiziona mediante inserimento manuale, il
gioiello di famiglia, senza i paggetti d’ordinanza e si depositano i
liquidi, come in banca quando si va a fare un versamento in contanti.Attenzione
però signori uomini: ho detto solo liquidi e non assegni, il
pappagallo non accetta i solidi, non saprebbe dove metterli, ma
soprattutto voi non sapreste né come né dove depositarli.Viene
utilizzato per lunghi periodi di degenza a letto, soprattutto durante
gravi e penose malattie. Anche
nelle moderne abitazioni ne possiamo trovare, riposti per benino nello
scaffale delle scarpe, per quegli uomini soli e pigri che di notte,
pur di non alzarsi dal letto, potrebbero anche farla nelle lenzuola. Talmente
pigri e sbadati che potrebbero infilarsene uno al piede e mettere
tranquillamente nell’altro la scarpa, sarebbero osservati di sicuro
in autobus o nel metrò! Se
tutti noi eravamo convinti che fossero solo i bambini a farla nel
letto ci sbagliavamo di grosso!Sono
i bambini grandi, quelli che percepiscono uno stipendio sicuro,
quelli che a volte tendono a segnare il territorio, come i gatti.Per
fortuna ora vanno a letto con il pigiama e con il pappagallo già
infilato, così non ci pensano più e dormono sonni beati. Per
chi non volesse sentirselo dire, perciò lo scrivo, il pappagallo è
il passo obbligato prima del pannolone per adulti, ma questo è un
argomento che non mi sento per ora di affrontare. Prendo
fiato, trattenendo in bocca l’aroma del caffè che ho appena bevuto,
cremoso, nero e senza zucchero, per affrontare le tre ultime
tipologie di water. La
padella, menzionata pagine fa: recipiente basso e schiacciato, quasi
una frittata mal riuscita. Forse
è stata ricavata da un vecchio pitale un po’ largo, rovinato, al
quale con diverse mazzate i creatori di simile pezzo da museo hanno
dato due forme ben distinte. La
prima, ovaloide per sederini da gagliardetto con manico a stendardo. La
seconda, rotonda per sederi a torta di mele, sempre con manico per lo
svuotamento della medesima, senza pericolo di sporcarsi le mani. Come
disse quel tale “questo è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà
pur farlo”, perciò benvenuto al manico.Può
essere in smalto, (quelle dei primi novecento), in acciaio, (per
ospedali), in ceramica e porcellana, un tantino pesanti ma
infrangibili, (per quasi tutti i comuni mortali), in plastica (le più
pratiche), in oro o argento per i più esigenti. È
l’esemplare al femminile del pappagallo, con la differenza che la si
può usare anche per fare popò e per loro fortuna, la possono usare
anche gli uomini, che come già detto son pigri e svogliati per
natura. Le
ultime sono antiaderenti, antimacchia, con profumatore spray
incorporato e bidet a scomparsa, per fare il tutto rapidamente. Il
penultimo sforzo, lo riservo al water per gli anni che verranno e i
malanni che ne deriveranno. Con
ottime probabilità utilizzeremo tutti quanti (anch’io?) la comoda,
invenzione rivoluzionaria dopo la penicillina.Trattasi
di poltrona o sedia con rotelle, dove l’individuo comodamente seduto,
se abbisogna del water, lo ha già sotto il sedere, cosicché
conversa amabilmente con gli amici, mentre fa i fatti suoi.Al
termine, per non dare troppo nell’occhio e nel naso, aziona la solita
leva e richiude il coperchio, attendendo fiducioso che qualcuno
arrivi presto a togliere il dono di Dio. Si,
proprio un dono! Ad una certa età è un dono del Cielo evacuare e
Dio solo sa se anch’io vorrei farlo, ma non vi riesco quasi più
spontaneamente. Però
quasi quasi provo la comoda anch’io; magari adducendo un mal di
schiena tremendo e mentre son distratta e riguardo le foto di quando
avevo vent’anni, mi viene il mal di pancia e riesco nell’intento.
A questo punto andrò a comprarla in sanitaria e non si sa mai, la
tengo per un bisogno e la metto in sala da pranzo al posto d’onore.Tanto
mescolata alle altre sedie nessuno se ne accorge! Finalmente
arrivo all’ultimo, ma non ultimo in ordine di importanza, colui o
colei che ha segnato la storia e vissuto fino in fondo la vita,
godendo appieno di tutto ciò che la vita offre: il CESSO.

Al prossimo importantissimo capitolo dedicato a ognuno di noi: IL CESSO!

Cosi Fan Tutti Frutti

Cosi Fan Tutti Frutti (Photo credit: Wikipedia)

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