Magazine Diario personale

Piacere! io sono un water (secondo cap.)

Da Gattolona1964

  Cenni storici.

(Per essere sincera non ho scoperto l’acqua calda visto che lui non la usa.)

In gergo tecnico, medico e popolare viene chiamato comunemente vaso sanitario.Solitamente è di ceramica, ma per deretani da concorso, lo si può avere anche in acciaio inossidabile, in argento o oro massiccio, in resina, in cartone (anche se è un grosso rischio) e per coloro che vogliono vederci chiaro in cristallo di Bohemia. Per i più rumorosi e per coloro che improvvisano sempre, verrà realizzato, su richiesta, dotato di silenziatore. I primi ritrovamenti archeologici, in pietra grezza,* li abbiamo attorno ad Ostia,* Ercolano,* Pompei,* quindi nel mondo romano antico.Erano senza coperchio, senza sciacquone, solo un grosso buco dove appoggiare i loro capitali. Questa serie di buchi, descriveva un cerchio o semicerchio in modo tale che le persone, guardandosi in viso potevano tranquillamente espletare le loro funzioni corporali, stando tutte vicine nel momento del bisogno.* Discutevano tranquillamente del più e del meno. Emanavano leggi nuove e combinavano matrimoni, senza vergogna alcuna, anzi! Era disdicevole se una persona non partecipava a queste sedute comuni all’ora stabilita, gli altri defecanti potevano offendersi. Si dice che ogni matrimonio organizzato sul water, partiva sotto il migliore auspicio ed era sicuramente destinato a durare nel tempo. Come oggigiorno, se pestiamo una cacca si dice che porti molta fortuna! Era un fenomeno di costume assai diffuso: le persone non avevano alcun imbarazzo nel mostrarsi tutte insieme, ad effettuare un atto per noi gente del ventunesimo secolo, così intimo e privato. L’evacuazione di massa, che in questo caso non sta a significare “lasciare l’edificio”, ma lasciare il proprio intestino, era rallegrata da cori con rumori di ogni tipo emanati anche dalle dame. Pareva un concerto all’arena di Verona, stavano tutti seduti in cerchio e anche se non vi erano le casse acustiche, l’eco rendeva partecipi dei rumori e dei profumi tutti quanti, facendo a gara a chi la sparava più grossa e rumorosa. Si mormora che ad inventarlo fu un tale inglese Alexander Cummings,* anche se a tal proposito vi sono pareri discordanti. Alcuni studiosi dicono invece che ad inventarlo fu John Harington, che era il  figlioccio di Elisabetta I d’Inghilterra, attorno al millecinquecentonovanta.* Considerando che le mie migliori idee e pensieri nascono dopo lunghe sedute sul water, ho scoperto di non essere poi così originale: il monaco Martin Lutero, scrisse le sue novantacinque tesi, su di un sedile di pietra grezza ritrovato in una nicchia della sua casa.* Anche lui come me, soffriva con tutta probabilità di costipazione cronica e facendo di necessità virtù, partorì queste sue tesi nelle ore trascorse seduto sul nostro fedele amico.* Nel Medioevo invec,e dove purtroppo non era ancora conosciuto ed utilizzato, i nostri avi si servivano di vasi di coccio*, chiamati poi in anni più recenti “pitali”, dove venivano depositati i contenuti solidi e liquidi, regolarmente buttati fuori dalle finestre delle abitazioni.* Che orrore! mmaginiamo quanti e quali microbi e batteri potevano proliferare, portando malattie mortali e profumi celestiali per le vie.Celestiali non certo per il delicato aroma, ma per la maniera più veloce che si aveva dopo averli annusati: in un attimo si volava in Cielo dal Padreterno! Dopo aver osservato e studiato attentamente gli splendidi costumi delle dame del milleottocento e del millesettecento, ho notato con occhio di riguardo tutti quei metri di circonferenza usati per i tessuti delle gonne che esse portavano con grazia ed eleganza uniche. Mi sono convinta e non cambio idea, che sotto vi fossero sicuramente dei vasini sanitari da ballo, naturalmente ben incollati alle stecche di balena delle numerose sottogonne; dei water in miniatura o piccoli e graziosi pitali. Avevano nella loro pochette, le carnet de bal, con annotati i balli ed i nomi dei cavalieri in ordine temporale. Ad ogni ballo vi era abbinato il pretendente, ma non riuscivano a preventivare con quale sventurato di turno avrebbero commesso l’atto impuro.Questi “water de bal” venivano sicuramente posizionati dalle fidate cameriere nei cerchi delle sottogonne, o attaccati al “guardinfante”,* cioè la gabbia a semicerchi metallici usata per allargare la gonna sui fianchi, creando così un paio di ali. Questa gabbia di sicura scomodità, se da un lato era fonte di dolore atroce per le dame, dovendola stringere in vita a più non posso per far sembrare il vitino ancora più di vespa, dall’altro aveva il merito di poter aiutare le figliuole nell’emergenza, durante i vari balli. Il Valzer soprattutto, danza d’ispirazione tedesca* dove la parola stessa significa girare*, prillare o roteare con conseguenti movimenti di pancia. In questo modo le fanciulle, se avvertivano uno stimolo improvviso, fingendo di aggiustarsi o lisciarsi la gonna, tiravano un fiocchetto dell’abito, si apriva il coperchio del piccolo water, loro espletavano l’impellenza senza dare troppo nell’occhio e con un colpo di ventaglio, richiudevano il tutto. Potevano così tranquillamente terminare le danze e ricevere proposte di matrimonio senza dover mai lasciare il Cavaliere. Furbette vero le nostre progenitrici?

Al prossimo capitolo! La vostra wateritinerante, fabiana.



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