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Pianalto della Melotta e la morte della cultura liberale a Casaletto di Sopra

Creato il 10 agosto 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

“Siamo la maggioranza, decidiamo noi” afferma in sintesi il sindaco di Casaletto di Sopra Luca Cristiani in una lettera a La Provincia uscita ieri.
“Per il geosito di Pianalto della Melotta le firme sono poche, il Pd qui da noi è stretta minoranza” sintetizzo. Persino il parere dell’università Cattolica non vale molto. Bisogna distruggere il geosito per salvare la ditta Danesi.

Nessuno ovviamente vuole che la ditta fallisca. Ma ci sono casi delicati che non competono alla semplice maggioranza, perché il geosito di Pianalto è di tutti, non della maggioranza.
E nemmeno è un problema di Luca Cristiani o di Casaletto di Sopra, quello della competenza decisionale.
Gli italiani forse non hanno più ben chiaro che chi governa non può fare leggi su tutto e decidere su tutto. In una liberaldemocrazia le leggi le fa il Parlamento, e nei Comuni le delibere di interesse generale, che richiedono ampio consenso e decisioni approfondite, le dovrebbe prendere il consiglio comunale. E così via: anche in Regione la giunta propone e il consiglio regionale legifera, in una dialettica libera e vivace, non pigiando bottoni barbaramente su ordine dei capigruppo.
L’esecutivo va tenuto distinto dal legislativo, altrimenti cambia la forma di governo e si passa dalla democrazia al noto fenomeno della “dittatura della maggioranza”. E poi arriva Mussolini.
Oggi anche Renzi, oltre a Berlusconi, vuole superare la “centralità del Parlamento”.
Ma non è un “inciucio” o “consociativismo” fare leggi insieme riflettendo e studiando attentamente i problemi.
Il geosito ha un’età tale e un valore che interessa la comunità scientifica. I Comuni che vogliono sopprimerlo per cavare argilla inutile sono Ticengo, Romanengo, Soncino, Casaletto di Sopra, gli enti interessati poi sono Provincia e Regione.
E tutti vogliono eliminare il geosito per una prova di forza: le associazioni ambientaliste e il centrosinistra non contano nulla, neanche l’Università cattolica. Deve imporsi il centrodestra per il bene dell’impresa, da porre al centro di tutto. È una penosa sfida alla cultura liberaldemocratica.
Se Cristiani avesse ragione, un giorno o l’altro una maggioranza qualsiasi potrebbe decidere di sopprimere o cambiare qualsiasi cosa. Per esempio privatizzare tutte le scuole perché costano troppo alla sfera pubblica. Oppure cancellare l’Università cattolica perché la maggioranza non la vuole più.
Ma non funziona così la procedura decisionale. La maggioranza è vincolata a un contesto entro il quale può decidere. Deve tutelare il paesaggio e i suoi pregi principali. E distruggere un geosito invece di cavare argilla altrove, anche poco più in là, è una scelta incredibile che resterà nella storia locale come un atto assurdo e dannoso, una vera vergogna.
Zanolli dà poi la stessa risposta di Salini: sbraniamo il geosito “per coniugare ambiente e sviluppo”.
Insomma contano di più i soldi. Il geosito non rende.

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