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Pianeta? Cometa?

Creato il 19 luglio 2010 da Stukhtra

Bella domanda!

di Marco Cagnotti

Pianeta, pianeta, senza dubbio: con una massa quasi pari a quella di Giove è troppo massiccio per essere una cometa. Però di una cometa HD 209458b ha la caratteristica più evidente: una coda di gas. Non che qualcuno l’abbia vista davvero, sia chiaro: a 153 anni-luce di distanza sarebbe impossibile. Però già si era cominciato a sospettarne l’esistenza nel 2003, e ora arriva la conferma: siamo di fronte a un “pianeta cometario”.

Pianeta? Cometa?

Una ricostruzione artistica di HD 209458b in orbita intorno alla propria stella. (Cortesia: NASA/ESA/G. Bacon/STScI)

HD 209458 è una stella di magnitudine apparente 8 (quindi alla portata di un binocolo) nella costellazione di Pegaso. Fin dal 1999 si sa che intorno le ruotano dei pianeti. In particolare, HD 209458b è un oggetto un po’ più grande di Giove ma con solo due terzi della sua massa. Particolare importante: visto da qui, transita davanti alla propria stella. Durante un transito, il calo di luminosità della stella provocato dal solo pianeta dovrebbe essere dell’1,5 per cento. Di fatto è dell’8 per cento. Spiegazione: l’atmosfera planetaria è gonfia. Non solo: il transito consente di effettuare l’analisi chimica dell’atmosfera e anche di misurarne la velocità, ammesso che si disperda nello spazio.

Ammesso e concesso. Spiega infatti Jeffrey Linsky, dell’Università del Colorado a Boulder e primo firmatario dell’articolo uscito il 10 luglio su “The Astrophysical Journal”: “Fin dal 2003 gli scienziati hanno teorizzato la perdita di massa sotto forma di coda e hanno calcolato come dovrebbe apparire. Ora pensiamo di possedere la migliore evidenza osservativa per supportare questa teoria. Abbiamo misurato il gas che fuoriesce dal pianeta a velocità specifiche, in parte in direzione della Terra. L’interpretazione più verosimile è che abbiamo misurato la velocità del materiale in una coda”. Il merito è del Cosmic Origins Spectrograph (COS), a bordo dell’Hubble Space Telescope (HST) della NASA, che con la sua sensibilità nell’ultravioletto estremo e la sua ottima risoluzione spettrale è arrivato là dove lo Space Telescope Imaging Spectrograph (STIS) non era riuscito nel 2003.

Dunque ecco il quadro generale: un gigante gassoso a sole 0,05 Unità Astronomiche dalla propria stella (un “hot Jupiter”, direbbe un planetologo), con un periodo orbitale di soli 3,5 giorni, possiede un’atmosfera a 1.100 gradi sopra lo zero. Gonfiata dall’elevata temperatura, l’atmosfera ricca di carbonio e silicio viene spinta via dal vento stellare e il gas si allontana dal pianeta a 35 mila chilometri all’ora.

A questo punto emerge spontanea una domanda: non sarà che tutta questa materia dispersa finirà per consumare l’intero pianeta? Risposta: no. Lo spettacolo è di sicuro notevole, ma di fatto la massa perduta non è poi un granché. E prima che l’intero pianeta scompaia ci vorranno decine di miliardi di anni.


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