Magazine Diario personale

Pianificazione buona e pianificazione malata

Da Albino

Ieri notte non riuscivo ad addormentarmi. Ero preso da mille pensieri, mille pianificazioni. Mi dicevo, al lavoro devo salire di livello entro tot, devo comprar casa entro tot, devo fare questo, devo fare quello.

Che io sia un tipo che ama pianificare non e’ certo un mistero. Da buon ingegnere oserei aggiungere, ma e’ un po’ come cercar di capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. Chissa’ se diventano ingegneri proprio le persone che sono naturalmente portate a pianificare: sta di fatto che se non sei un pianificatore e’ dura diventare ingegnere – sarebbe come trovare un avvocato che non prova piacere nel far valere il suo punto di vista, o un venditore d’auto privo di indole prevaricatrice.

Mentre mi rigiravo tra le lenzuola perso in queste pippe mentali, mi e’ venuta un’ illuminazione oserei dire siddharthiana, di quelle che ti illuminano la via tipo pista d’atterraggio nella nebbia.

Ripensando al passato, mi sono accorto (bella scoperta) che i miei periodi piu’ felici sono stati quelli in cui non pianificavo. Viceversa, piu’ pianifico e piu’ sono insoddisfatto. Questo perche’ la mia tendenza e’ quella di pianificare… perche’ io traggo del piacere fisico quando pianifico. Il migliore amico di albino non e’ il cane bensi’ il foglio Excel: gli e’ fedele ma non sporca, non fa casino, ed e’ pure printer friendly.

Perche’ dovete sapere che albino tende a pianificare tutto: quello che deve mettere in banca a fine mese, quello che deve comprare, quello che deve fare, quello che deve raggiungere, le esperienze che deve fare, eccetera’ eccetera eccetera. Una cosa un po’ malata a volte, tanto che mio fratello ogni tanto mi manda a fanculo quando lo tempesto di "e se magari" e altre ipotesi incrociate al telefono.

Ma partiamo dagli albori, tipo quando ero al liceo. Al liceo tendevo a pianificare il mio rapporto con le tipe, e infatti mi andava buca nove volte su dieci. Per fortuna ci provavo a grappolo e ogni tanto me ne andava bene qualcuna: ma erano tutte, e ripeto tutte situazioni che non avevo pianificato. In compenso, non pianificavo nient’altro e infatti il liceo e’ stato un periodo che ricordo con gioia, visto che mi sono divertito assai.

Dopo il liceo sono entrato nella Buca di ingegneria, nella quale ti addestrano a pianificare. Tipo Tana delle tigri, solo piena di nerd. Altro che vivere alla giornata: li’ e’ tutto un esame, un calendario, un’aula studio, un rigore che devi dare alla tua vita se non vuoi ridurti li’ a 30 anni (ai miei tempi non c’erano lussi come la laurea breve: il tuo limite inferiore per finire era 25-26 anni, non prima. Alla faccia dei miei colleghi qui in Australia che sono diventati “ingegneri” a 22 anni scarsi e a parita’ di eta’ sanno un decimo di quello che so io ma hanno avuto 4 anni di vantaggio lavorativo). Comunque sia, l’universita’ e’ stato l’apice del mio pianificare, e infatti sono stati anni di gran merda.

Dopo l’universita’ ho trovato lavoro e ho passato un paio d’anni devo dire abbastanza belli, perche’ me ne fregavo di tutto, mi facevo le mie otto ore tranquille e pensavo solo a divertirmi. Poi ho ricominciato a pianificare in maniera impazzita (cosa mettere via a fine mese, quando diventare quadro, quando andare a vivere da solo, come trovare un lavoro piu’ adatto a quello che avevo studiato, ecc. ecc. ecc.). Nel bel mezzo delle mie pianificazioni pero’ mi e’ saltata fuori la carta jolly (non pianificata, almeno all’inizio) e sono finito in Australia. Il tutto piu’ d’istinto che di pianificazione: volevo di piu’ e me lo sono preso, senza star li’ a pensarci troppo su. Il mio pianificare a questo punto era un pianificare buono: un capire cosa fare, come risolvere i problemi legati al partire, a come sistemare le cose.

Poi sono arrivato a Brisbane, e ho passato i primi due anni, fichissimi, in cui vivevo alla giornata. Evvai. Dopo i primi due anni pero’, l’assenza di problemi reali mi ha riportato a pianificare: progressi di carriera (che piu’ li cercavo e piu’ li fallivo: esattamente come le tipe alle superiori!), cambi di direzione, nuove opportunita’, eccetera. Insomma, la situazione e’ piano piano degenerata, soprattutto per via della famosa Chimera (di cui ho parlato a lungo su splinder e qui), che pianificavo come conquistare (ma andavo sempre in bianco).

A questo punto (siamo arrivati a raccontare pressappoco alla prima meta’ del 2008) mi interrompo perche’ ho scritto troppo. Continuo domani, con tanto di conclusioni e morale della favola.


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