In un paese normale, quello che stiamo per raccontare sarebbe da tempo sui giornali, e noi potremmo limitarci a pubblicare i link degli articoli. Invece nessun quotidiano se n’ è finora occupato nè – possiamo scommetterci – se ne occuperà, e il nostro grido d’allarme raggiungerà, se va bene, quel migliaio di “soliti ambientalisti” che fanno sempre meno testo, mentre il nostro territorio continua a subire scempi irreversibili.
Questo l’antefatto. IL cosiddetto “Piano Casa” nelle intenzioni iniziali doveva servire a rilanciare l’edilizia offrendo la possibilità ai proprietari di casette uni o bifamiliari di “allargarsi” di qualche metrocubo. E così avviene in tutta Italia, ma in Lazio, quando arriva la Polverini, la legge regionale subisce una “mutazione genetica”, che consente, da un lato, di moltiplicare le cubature di qualunque edificio, compresi quelli non ancora esistenti, dall’altro, di modificare destinazioni d’uso di capannoni industriali ed uffici trasformandoli in appartamenti e persino in centri commerciali, senza più sottostare ad alcuna pianificazione pubblica (1). Le possibilità introdotte sono talmente eccessive che ben due ministri – Galan e Ornaghi – impugnano il “Piano casa Polverini” davanti alla Corte Costituzionale. Anche l’opposizione insorge, formando un fronte di lotta che va da Sinistra Ecologia e Libertà ai Radicali Italiani allo stesso Partito Democratico, cosicchè quando Zingaretti diventa il nuovo Presidente del Lazio, tutti si aspettano che ponga velocemente fine al “vulnus”.
Invece, non solo a un anno e mezzo dall’insediamento del nuovo Consiglio è ancora vigente il Piano Casa Polverini, ma, grazie alla delibera di Giunta approvata a settembre, il governo regionale ha convinto il ministro Bray – erede del ricorso – a chiedere, il 5 novembre scorso, il rinvio dell’udienza davanti alla Consulta. E in questi 9 mesi a nessuno è più venuto in mente di rimettere la questione nel calendario della Corte, nonostante il fatto che, se la legge fosse stata dichiarata incostituzionale, la retroattività della sentenza avrebbe garantito la cancellazione di molti efferati interventi in corso, compresi quelli che possono aggirare i vincoli delle aree protette.
Ma le cose sono andate anche peggio: infatti la proposta di legge 76 – quella costruita per “sanare” i rischi incostituzionalità, che avrebbe dovuto avere una corsia preferenziale, si affaccia solo ora al voto del Consiglio, mentre l’altra proposta, la 75, che contiene invece le misure edilizie - il “Piano casa Zingaretti” che ricalca in buona parte quello Polverini - non è stata ancora neanche calendarizzata.
Se poi a tutto ciò si aggiunge che una legge deve restare vigente almeno per un anno dalla sua approvazione e che la scadenza naturale del “Piano casa Polverini” è il 31 dicembre 2014, appare chiaro che le intenzioni di Zingaretti e del suo assessore Civita (e di buona parte del Consiglio, maggioranza e opposizione) sono quelle di prorogare il Piano Casa di un altro bel po’. Il centro destra, dal canto suo, ha già proposto in commissione di rinnovarlo fino al 2018.
Ma che la legge regionale sia prorogata di poco o di tanto, la domanda è: cosa c’entra questo Piano casa con l’interesse pubblico? Come si può coniugare una pianificazione attenta ai bisogni della città e dei cittadini e rispettosa dell’ambiente con una legge che permette “in automatico” ai privati di moltiplicare cubature bypassando completamente il parere dei Comuni e i piani regolatori ? Se il problema era quello di introdurre incentivi per l’housing sociale (la solita striminzita foglia di fico) si potevano trovare molte altre strade da percorrere sotto il controllo di un soggetto pubblico.
Per capire a cosa rischiamo di andare incontro: in questi giorni è esploso il dibattito sul nuovo stadio della Roma, e sullo “studio di fattibilità” del proponente privato che, per garantire “l’equilibrio economico”, chiede di costruire anche due torri di uffici che con lo Stadio non c’entrano niente. Si dice: ma i commi della legge di stabilità sugli stadi (2) se non altro impediscono la speculazione, vietando l’edificazione di residenziale. Forse sarà vero nel resto d’Italia, ma in Lazio il costruttore potrebbe, grazie al Piano casa Polverini-Zingaretti, chiedere il cambio di destinazione d’uso e trasformare gli uffici in case ancora prima della posa del primo mattone…(3)
Che differenza c’è tra un’amministrazione di centro destra e una di centro sinistra? Se si dovesse giudicare da questa vicenda, praticamente nessuna…
Post scriptum: nei giorni scorsi l’Assemblea Capitolina ha approvato una delibera che concede ad alcuni privati che intendono avvalersi del Piano Casa ma che non hanno abbastanza superfici per gli obbligatori standard urbanistici (verde, servizi, parcheggi) di considerare come standard urbanistici aree appartenenti alla collettività (3). UNA SOLA DOMANDA: DOV’E’ L’INTERESSE PUBBLICO?
AMBM
Per approfondire:
- scarica la PL 75 con il confronto di Carteinregola tra la versione Marrazzo, Polverini, Giunta Zingaretti, Commissione Zingaretti 12 luglio CONFRONTO TRA LA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE N 75 LICENZIATA DA COMMISSIONE E VERSIONI PIANO CASA PRECEDENTI
- scarica la PL 76 approvata dalla Giunta Zingaretti PL 076
- scarica la PL 76 licenziata dalla commissione PL 076_6comm(1)
- scarica la PL 75 approvata dalla Giunta Zingaretti PL 75 testo a fronte Polverini:giunta zingaretti
- > Vai a Piano casa – cronologia materiali
- > Vai al nostro appello “Cinque punti da cambiare del Piano Casa Polverini – Zingaretti”
- Vai a Piano casa: Il documento di Carteinregola del 15 gennaio
- Vai al Seminario organizzato da Carteinregola Dal Piano casa Polverini al Piano casa Zingaretti: il caso Lazio” Casa dell’Architettura, Roma 15 gennaio 2014 gli interventi
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(1) La sintesi risponde alla realtà, ma per approfondimenti vedere Piano casa – cronologia materiali
(2) Scarica i commi della legge sugli stadi Legge 27 dicembre 2013 (commi stadi)
(3) E’ vero che una legge nazionale dovrebbe prevalere su una legge regionale, ma se consideriamo che tutte le versioni precedenti della legge sugli stadi prevedevano compensazioni in cubature residenziali, addirittura in aree non contigue agli stadi, e che ormai è diventata una pratica sistematica infilare in un qualsivoglia provvedimento qualche “piccola” modifica che apre nuovi devastanti scenari alla speculazione edilizia, non ci sentiamo affatto sicuri…
(4) vedi nostro post “Accade in Aula” del 9 luglio 2014