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Piazza Affari condizionata da Banca MPS

Da Pukos
Piazza Affari condizionata da Banca MPS

 Sale il Ftse Mib (+0,82%)

Salgono Mediaset (+4,07%), Fiat (+2,46%), Mediolanum (+2,34%), Enel (+1,55%), Tenaris (+1,53%). In calo Moncler (-1,46%), Bper (-0,57%) e BpM (-0,48%).

Purtroppo questa è la situazione, facciamo finta che ciò che accade sulla nostra Borsa sia normale, ma nella realtà oggi sono stati superati tutti i limiti della decenza.

Il titolo Banca MPS non è entrato in contrattazione per tutta la giornata, non sappiamo nemmeno se lo farà domani, è stata fornito un prezzo di chiusura di 1,848 euro pari ad una performance del +20,02% rispetto al prezzo rettificato, ma gli azionisti non dovrebbero esultare visto che il diritto ha perso il 6,93% terminando a 21,5 euro.

In pratica quindi la quotazione dell’azione + il diritto che alla chiusura di venerdì sera ammontava a 24,64 euro, al fixing odierno vale 23,348 (1,848+21,5), quindi, complessivamente un ribasso del 5,24%.

Ma la cosa scandalosa è che tutti questi numeri sono, più o meno, inventati. La vendita dei diritti e l’acquisto delle azioni sono una conseguenza delle operazioni in derivati che determinano il valore del titolo, in pratica quindi Banca MPS ha perso ogni valore come “società”, sì, insomma, come “azienda”, per assumere un valore virtuale determinato non si sa bene da cosa.

In pratica Banca MPS è un ectoplasma che si fa finta sia ancora in vita, ma che ha perso ogni collegamento con la realtà.

Borsa italiana per dare una parvenza di “legalità” usa dei termini estremamente edulcorati e che non sono compresi dalla gran massa degli italiani, spiega così l’accaduto (ossia la mancata contrattazione del titolo), come un fatto “normale” quando gli aumenti di capitali sono così “diluitivi”.

Il termine “diluitivo” non esiste nemmeno sul vocabolario Treccani, ma lo hanno inventato gli economisti derivandolo dal verbo diluire ossia diminuire la concentrazione aggiungendo una certa quantità di liquido.

In pratica, quando l’importo chiesto al mercato sotto forma di aumento di capitale è estremamente superiore alla capitalizzazione della società e così il prezzo rettificato dell’azione risulta enormemente inferiore rispetto a quello ante adc.

E nel caso di MPS ricordiamo che il prezzo rettificato dell’azione è stato di 1,54 euro mentre il titolo aveva chiuso venerdì scorso a 24,64 euro.

Insomma uno scandalo. Ma senza precedenti? No! Se vogliamo troviamo analogie con altre due operazioni che però riguardavano società non inserite nell’indice principale, ci riferiamo agli aumenti di Tiscali e Pirelli RE.

Visto la fine che hanno fatto questi due titoli gli azionisti MPS non dovrebbero dormire sonni tranquilli, ma per la Banca senese senz’altro entreranno in gioco dei “paracadute” perché a questo punto mi sento di dire che non solo l’Italia non può permettersi il fallimento di MPS, ma non se lo può permettere l’Europa intera.

Ed allora si cercherà in tutte le maniere di raccattare il più possibile dai soliti “risparmiatori” italiani, che hanno dato prova di avere una pazienza infinita, per il resto si troverà ancora il modo di non far saltare tutto per aria, anche se prima o poi …

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro

 


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