“Te lo ricordi, da bambino, cosa volevi fare da grande?”
E’ un nuovo inizio.
Non devo più dirti addio. E’ un nuovo inizio.
E’ bastata una parola semplice, ricordo d’infanzia,
sogno che è diventato vita
-che in essa ora si nasconde-
E’ bastato un barlume di fanciullezza, per fare di noi un racconto, piccola fiaba.
Una parola in cui mi ritrovo, dice la verità.
Una parola in cui ti vedo,
dice la verità.
Sono piena di gioia per te, poichè oggi ti conosco
e mi conosci.
“In sulle prime la buona donnina cominciò col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini: ma poi, vedendosi oramai scoperta e non volendo mandare più a lungo la commedia, fini col farsi riconoscere, e disse a Pinocchio:
- Birba d’un burattino! Come mai ti sei accorto che ero io?
- Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l’ha detto.
- Ti ricordi? Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna; tanto donna, che potrei quasi farti da mamma.
- L’ho caro dimolto, perché così, invece di sorellina, vi chiamerò la mia mamma. Gli è tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi!… Ma come avete fatto a crescere così presto?
- È un segreto.
- Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch’io. Non lo vedete? Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio.
- Ma tu non puoi crescere, – replicò la Fata.
- Perché?
- Perché i burattini non crescono mai. Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini.
- Oh! sono stufo di far sempre il burattino! – gridò Pinocchio, dandosi uno scappellotto. – Sarebbe ora che diventassi anch’io un uomo come tutti gli altri.
- E lo diventerai, se saprai meritartelo…”
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio:storia di un burattino, II Edizione, Rizzoli Editore. Milano, 1949. http://www.liberliber.it/libri/c/collodi/index.htm