Magazine Viaggi

Piccola guida agli Onsen

Creato il 10 aprile 2015 da Patrickc

Le mie terme giapponesi preferite. E come comportarsi: la risposta a tutte le domande (o quasi)

Ci sono poche cose che trovo piacevoli come immergersi in una vasca di acqua calda, anche quando è troppo calda per poter pensare lucidamente, ma non così bollente da farti in male. I muscoli si rilassano e anche la mente si svuota. Se poi è in mezzo alla natura, per un attimo hai come la sensazione di essere tutt’uno con essa. E in Giappone di acqua calda, caldissima ce n’è davvero tanta, l’intero Paese è di fatto adagiato su una sorta di pentola bollente grazie all’attività vulcanica che porta con sé – a dire il vero – anche una serie di problemi, anche seri, tragici, come terremoti ed eruzioni con cui da queste parti si convive da sempre.

Qui le terme nascono come bagni pubblici e affondano le radici in un passato in cui non tutte le case avevano un bagno in cui lavarsi (e rilassarsi). Per questo gli onsen non nascono come luoghi di cura, ma affini ai sento, i ‘semplici’ bagni pubblici (che si trovano anche negli alberghi): la differenza sta nella presenza di acque termali, che sono solo negli onsen. Ma queste regole valgono anche peri sento.

Kurama, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2015)

L’ingresso di un onsen. Le foto all’interno sono, naturalmente vietate Kurama, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2015)

Come riconoscere un onsen (e i vari tipi)

Il simbolo universale degli onsen, acqua fumante

Il simbolo universale degli onsen, acqua fumante

Gli onsen hanno in genere al loro esterno un  simbolo dell’acqua calda (vedi immagine), a volte accompagnato con gli ideogrammi della parola onsen (温泉). Spesso ci sono tende o insegne con scritto semplicemente yu (ゆ), acqua calda. In giapponese è curiosamente indicata da una parola diversa da quella che indica semplice acqua (mizu): è come se fosse una cosa diversa, un altro stato della materia, e questo ne indica anche l’importanza. La parola onsen può indicare però varie cose:

  • indica in genere un piccolo stabilimento, che può essere un piccolo edificio mescolato fra le case, non appariscente. A volte hanno anche vasche all’aperto, rotenburo.
  • Può indicare anche una grande struttura: si va da quelle che assomigliano alle nostre piscine — anche nella forma — fino a veri e propri parchi di divertimenti a tema (come l’Oedo onsen monogatari di Tokyo, in stile… samurai)
  • una sorgente di acqua calda naturale come le cascate di Kamuiwakkayu in Hokkaido
  • Un onsen ryokan (o hotel): una struttura, in genere di livello medio alto, che offre ai suoi ospiti bagni termali privati o pubblici (a volte accessibili anche a visitatori esterni, a pagamento).
800px-Maguse_onsen_001

Spettacolare vasca all’aperto a Maguse onsen, Nagano
Foto da Wikimedia commons, di Yosemite. Licenza

I tatuaggi sono vietati?

In teoria sì, di fatto non sempre. Le guide e molti giapponesi vi diranno che la regola, ferrea, è che chi ha tatuaggi non entra. E’ un modo — così in genere viene spiegato — per lasciare fuori gli yakuza, i criminali che generalmente sono ricoperti di tatuaggi.

La realtà è che la regola non è affatto così ferrea. Io ho un paio di piccoli tatuaggi non grandi — ma nemmeno minuscoli — e nell’arco di sette viaggi in Giappone e decine di visite a onsen e bagni pubblici di alberghi — dove in teoria vale la stessa regola — non mi è mai stato negato l’ingresso. Tutte le volte ho chiesto, educatamente “Irezumi wa, daijobu desu ka?” (I tatuaggi sono ok?). E solo in un caso mi era stato chiesto dov’era e suggerito di coprirlo con l’asciugamano piccolo (di cui si parla nel prossimo punto). Mi risulta che nelle grandi strutture con molti dipendenti — come Oedo onsen, particolarmente severo — la regola sia invece molto rigida.

E comunque anche gli yakuza hanno diritto a un bagno caldo: al Funaoka onsen di Kyoto ho fatto il bagno accanto a giapponesi completamente ricoperti di tatuaggi tradizionali davvero pazzeschi.

Sennyo no yu, prefettura di Iwate

Sennyo no yu, prefettura di Iwate (pubblico dominio da Wikimedia commons)

Le regole di base

  • I costi. Sono molto vari e possono andare da 400 yen per le strutture semplici a 2.000 o più per quelle più grandi ed elaborate. Escluso l’eventuale noleggio di asciugamani.
  • Si entra nudi. Un tempo, nelle campagne, erano comuni bagni misti (pur con accorgimenti) ma ora — specie per quanto riguarda i luoghi visitati da viaggiatori stranieri — la quasi totalità sono separati per sesso. Al bando il pudore: prima di entrare ci si deve spogliare completamente (anche se esistono rare strutture dove si usa un costume). E’ ammesso portarsi dietro solo un asciugamano molto piccolo e leggero — che in genere si può acquistare al bagno — mentre quello grande, per asciugarsi alla fine, va lasciato in un armadietto con i propri vestiti. Conviene portarselo dall’albergo o da casa, il noleggio è quasi sempre a pagamento.
  • Ci si lava e sciacqua con cura. Quindi ci si dirige a postazioni con doccia, rubinetto e bacinella e ci si lava e poi sciacqua molto accuratamente. Molti bagni offrono sapone e shampoo, ma in alcuni casi va portato da casa (o acquistato sul posto) ed è bene informarsi prima di entrare. Vedrai che i giapponesi hanno in genere degli astucci con un tutto il necessario, molti si fanno anche la barba.
  • Si entra, con attenzione. Dopo essersi lavati e sciacquati con grande cura ci si può finalmente immergere nell’acqua che è calda, caldissima: parliamo di temperature fra 38 e 42 gradi, che sono dai 6 ai 10 gradi in più della temperatura normalmente presente nelle terme italiane. Specialmente le prime volte è bene non entrare troppo velocemente e non restare a lungo. Non imitare certi giapponesi che restano decine di minuti. In vasca si resta anche solo cinque minuti, non è disonorevole.
  • Fra un bagno e l’altro. Si può uscire dalla vasca e stare seduti sul bordo, ci si può bagnare di acqua fresca. E ci si può anche immergere nelle vasche di acqua fredda che a volte sono presenti. In teoria si rischia uno choc termico facendolo troppo velocemente (la cosiddetta idrocuzione), ma io l’ho sempre trovato piacevole.  E non sono mai svenuto.
  • E i bagni all’aperto? I rotenburo, sono i miei preferiti. Spesso hanno splendidi panorami su boschi o monti quando sono fuori città. L’acqua è leggermente meno calda e quindi si può restare più a lungo. Li amo in particolare d’inverno quando fuori si gela, o nevica. Una goduria.
  • E l’asciugamano piccolo? E’ opzionale e la sua funzione multipla e poco chiara: può servire a coprirsi negli spogliatoi, si può usare come spugna quando ci si lava, si può bagnare di acqua fredda per metterlo in fronte. Ma una regola è in genere ferrea: non deve toccare l’acqua termale. Al limite si può appoggiare ripiegato in testa (è abbastanza ridicolo, ma molti lo fanno) o annodare intorno alla fronte.
  • All’uscita ci si sciacqua? Le scuole di pensiero sono varie. Molti giapponesi — ma non tutti — ritengono che non ci si debba sciacquare prima di asciugarsi e rivestirsi, altrimenti si perderebbero le proprietà benefiche dell’acqua termale sulla pelle.
  • Gli onsen privati. Negli alberghi con onsen e anche nelle altre strutture valgono le stesse regole. Con una piccola differenza: alcune costose camere possono avere un onsen privato. E mi è capitato che, unici ospiti dell’albergo in un freddo gennaio, ci fosse permesso di usare in coppia l’onsen del ryokan.

In quale stagione si va?

Tutte le stagioni sono buone. Ovviamente è più gradevole col fresco. O col gelo: un bagno in acqua caldissima permette di resistere splendidamente al freddo per molte ore. E in effetti la tradizione del bagno caldo — secondo alcuni — deriva anche dalla mancanza di riscaldamento nelle case di un tempo. Ma i giapponesi amano andarci anche d’estate (quando in effetti la differenza fra l’acqua e la temperatura esterna è inesistente).

Alcuni dei miei onsen preferiti

Non sono stato in posti famosi come Kinosaki onsen o Beppu e quando sono stato alle famose cascate bollenti di Kamuiwakkayu in Hokkaido, una sorta di cascata termale in mezzo al bosco, erano state chiuse per motivi di sicurezza. Nell’arco di sette viaggi non sono mai stato in un posto specificamente per gli onsen. Ma è un piacere che mi sono concesso tutte le volte che era possibile. Quindi nella lista ci sono onsen che si trovano in località famose per altro, non solo per le terme.

Il Funaoka onsen di Kyoto

E’ molto famoso, è su tutte le guide. E non è nemmeno un vero onsen, dal momento che l’acqua è solo riscaldata. E’ scomodo, difficile da raggiungere e ci si deve pure portare il sapone. Come se non bastasse gli spogliatoi sono inquietanti, con il soffitto decorato da splendidi bassorilievi in legno. Belli e violenti: il problema è che se li osservi bene vedi che ci sono soldati che massacrano crudelmente dei nemici, alcuni dei quali sembrano proprio dei civili. Risale al tempo dell’invasione della Manciuria. Però è un bagno pubblico davvero bello, e vero, e antico: ha cento anni. Non ci sono le grandi vasche in stile piscina che si trovano in strutture più moderne. Ha un’incredibile varietà di vasche ognuna diversa: in legno, calde, fredde… alle erbe. E ha una bellissimo rotenburo, una vasca all’aperto in pietra realizzata come un piccolo angolo di montagna in miniatura, e’ uno spazio angusto e senza panorama, ma se ci si lascia illudere sembra davvero di essere lontanissimi dalla città.

800px-Funaoka-Onsen201307

Funaoka Onsen, Kyoto; foto di At by At
Licenza CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Link: Funaoka Onsen (Inside Kyoto) Come arrivare: fermata Kuramaguchi del bus 106. O… taxi!

Kurama Onsen, a Kyoto

Questo onsen fra i monti a nord di Kyoto è diviso in due. Una spettacolare vasca all’aperto con vista sulle foreste e uno stabilimento bruttino, in stile piscina, a un centinaio di metri di distanza. Ovviamente ho scelto il primo, fra l’altro più economico. Su Kurama ho scritto tutto in questo post.

La vasca con i vapori che salgono fra gli alberi al Kurama onsen (foto di Patrick Colgan, 2015)

La vasca con i vapori che salgono fra gli alberi al Kurama onsen (foto di Patrick Colgan, 2015)

Come arrivare: In treno da Kyoto (stazione di Demachiyanagi), scendere alla stazione di Kurama poi navetta gratuita o venti minuti a piedi.

Ohara no sato, a Kyoto

La vasca all’aperto più bella che abbia mai visto, immergersi nell’acqua calda in mezzo a una foresta mentre nevica è una delle esperienze che non dimenticherò mai. E Ohara, fra le colline di Kyoto, merita (ne ho scritto qui)


Come arrivare: in autobus, dalla stazione di Kyoto (45 minuti). Poi chiedere. Link: sito in giapponese

Il Kenroku-onsen di Kanazawa

Piccolo onsen in una zona per nulla turistica di una città turistica, dove immagino gli stranieri non arrivino spesso. Ha le vasche all’aperto. Il nome è un gioco di parole con quello del famoso giardino Kenrokuen di Kanazawa (Il giardino delle sei virtù diventa l’onsen delle sei virtù).

Kenrokuonsen, Kanazawa (foto di Patrick Colgan, 2012)

Kenrokuonsen, Kanazawa (foto di Patrick Colgan, 2012)

Come arrivare: bus 6 dalla stazione, fermata Akatsuki machi. Oppure una ventina buona di minuti a piedi dal Kenrokuen. Link: Sito in giapponese

Kuwataniya a Takayama

Fra i ryokan con onsen questo (in realtà è una minshuku, pensione a conduzione familiare) è uno dei più centrali e accessibili. La mezza pensione offre una cucina casalinga memorabile e la vasca, con vetrata affacciata sull’esterno, è piccola ma estremamente piacevole. Orari separati per uomini e donne. Ma se in albergo ci siete solo voi…

292515_111202152236654_STD

Kuwataniya, foto da Agoda

Come arrivare: a Takayama, a piedi dalla stazione. Link: Kuwataniya su Agoda

Shirakawago no yu

Questo albergone ai margini di Shirakawa-go non è proprio così affascinante, almeno visto dall’esterno. Ma il suo onsen (accessibile anche a chi non pernotta), è davvero bello. Impagabile, d’inverno, il panorama sulle montagne innevate dalla vasca esterna. Ovviamente è frequentato solo da turisti, molti dei quali comunque sono giapponesi.

Vasca esterna (Dal sito)

Shirakawago no yu, vasca esterna (Dal sito)

Come arrivare: bus da Takayama o Kanazawa per Shirakawago-Ogimachi Link: Shirakawago no yu su Japanese guesthouses.

Altri link utili

Hai domande? Hai altri onsen da segnalare? Scrivilo nei commenti!

Segui @patrick_c



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :