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Continuo il mio percorso apologetico dedicato a Franca Valeri, mi piace troppo! Anche stavolta non ho motivi per pentirmi della visione, anzi. La troviamo in un ruolo che le calza come un guanto: baronessa Eva Bolasky (nome d'arte Lady Eva), curatrice di una rubrica di "piccola posta" per le lettrici di un giornale.
"Questo film è dedicato alle anime semplici...", questa la didascalia che introduce le vicende sui titoli di testa. In realtà anche se oggi può apparire inverosimile è una vicenda di satira sociale, la possiamo definire così, calata nei suoi tempi. Come si legge da wiki infatti: "Il personaggio interpretato da Franca Valeri è una chiara parodia delle varie rubriche di "piccola posta", dove si dispensavano consigli d'amore e di bon ton (la più celebre delle quali rimane "Il saper vivere" di Donna Letizia), tanto in voga nel periodo, ed è evidente il rimando alla Contessa Clara Ràdjanny von Skèwitch, pseudonimo dietro cui si celava Irene Brin, che scriveva sulla Settimana Incom Illustrata: è evidente l'intento autoironico, poiché il film è prodotto dalla stessa Incom, proprietaria del cinegiornale La Settimana Incom e della rivista omonima."
Penso che la Incom meriti un encomio quindi, fare autoironia non è da tutti. Sarà stata un'operazione di marketing furbetta? Non saprei dirlo. Certo che il film ci va giù abbastanza "piatto" sulle lettrici suggestionate della rubrica, tanto che una, addirittura, per emulare una grande star americana, arriverà a tentare un suicidio e tutto per un consiglio azzardato di Eva. Un'altra, la moglie di Peppino De Filippo, se ne inventerà di ogni per far reinnamorare il marito che è un vigile, con esiti bizzarri e tra i più comici.
Fin esagerata la prestazione di Alberto Sordi, nei panni di un personaggio che definire cinico è poco. E' tenutario di una casa di riposo per vecchiette che tratta come in un lager, e tra le lettrici della rubrica scoverà un'anziana ricca da corteggiare. Le scene all'ospizio sono una cosa irresistibile. Per far crepare la danarosa, dopo averle fatto scrivere un testamento a suo favore, s'inventerà di tutto, senza esito ovviamente. Alla fine un affare commerciale che coinvolge anche Lady Eva lo smaschererà.
Franca Valeri ancora una volta vive tra il popolo ma ha una sua eleganza, cultura, nobiltà d'animo romantica, che la distinguono. Si ripete, come nel recentemente visto "Il Segno di Venere" (1955, stesso anno) di Dino Risi, il suo ruolo di donna che s'innamora senza mai esser ricambiata, destino scritto da zitella per bruttina con "pretese". In ogni caso, qualsiasi cosa fa, si distingue ed è un piacere vederla.
Un bel ritratto di costume dell'epoca, divertente, che merita una visione.
Robydick
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