Nel 1962, gli operai di Viareggio occuparono la Fervet intralciando per tredici giorni la produzione.
Nel ’62 io avevo sette anni e mia madre mi aveva portato nel pomeriggio dalla Paolina, la sorella, che andava alla Fervet per portare da mangiare al figlio, che era chiuso lì dentro già da diversi giorni.
I cancelli, chiusi, separavano due gruppi; gli operai da una parte cercavano volti conosciuti e i familiari dall’altra portavano i rifornimenti.
Edoardo, un omone grande e grosso non ancora sposato, guardandosi intorno cercava qualche faccia nota. Doveva avere una gran fame per tutti i giorni passati lì dentro. La Paolina l’aveva chiamato per allungargli la gamella di alluminio con la pasta che aveva fatto apposta per lui e mia madre aveva approfittato di quel momento di attenzione per salutarlo e per chiedergli come se la passavano.
parlato, e mai ne avrebbero parlato. Ma Viani per me sarebbe sempre stato collegato all’occupazione del ’62 e agli operai che cercano facce famigliari dall’altra parte del cancello. I volti scuri dei suoi quadri sono per me quelli degli operati affacciati al cancello della Fervet e anche se i critici avranno da ridire, non credo di aver fatto un torto all’artista.