Mettere in piedi un giornalino in dieci giorni. Missione impossibile?
Insegnare, nello stesso arco di tempo, a degli adolescenti le basi del giornalismo. Follia?
Rendere gli studenti delle scuole medie dei piccoli reporter, nella stessa settimana. Un’aberrazione? E se si aggiungesse che la coltre culturale è per lo più sottile, frivola, circoscritta a una piccola realtà, tagliata fuori dal resto del mondo, non ancora abituata a chiedersi, a giocare con la fantasia, a non accontentarsi? Semplicemente impossibile, n’est pas?
Eppure…Dieci giorni, nemmeno tutti. L’entusiasmo è risultato l’ingrediente fondamentale grazie al quale si può diventare (piccoli) giornalisti.
Il risultato? Giudicate voi, sfogliando:
“L’Eco della Montagna”. Il giornale di Bradet
E se vi par poco, allora vi svelo che si è svolto tutto in un’area della Romania dove, da troppo e per troppo tempo, invasioni straniere, più o meno blande, hanno creato terreni come sabbie mobili nelle quali è difficile distinguere o piantare radici. Vi confesso, con dolore, che qualcuno lì, prossimo all’esame della terza media, non distingue ancora le vocali dalle consonanti. Per dar a Cesare ciò che è di Cesare, vi dico anche quanto questi bambini e ragazzi siano impazienti e aperti, interessati e protesi a varcare le soglie di quelle piccole porte che vengono loro aperte.
Ora vi invito a fare un esercizio di ginnastica mentale. Sdoppiatevi. Uno, che resti a leggere, come si fa con le favole, a più voci, l’altro che chiuda gli occhi e venga con me, in un posto fiabesco, dove anche l’essere più tecnologico al mondo si spoglierebbe di tutto, per immergersi nella natura, per tornare, in qualche modo, alle origini.
Eccoci. Accomodatevi pure sull’erba. Vi presento Gianluca Farina, il presidente dell’associazione non profit “Il Giocattolo”, la mano che apre le porte di quei bambini verso un futuro diverso.
Quanto è importante la cultura specie in questa piccola realtà rumena?
Gianluca: Una delle principali cause turbative del mondo (in vari modi manifestate) è da ricercarsi negli enormi squilibri economici, culturali e di sviluppo civile della popolazione mondiale; è dovere morale di ognuno, oltreché intelligente azione di difesa, nei limiti delle proprie possibilità (temporali e materiali), dare un piccolo contributo, nella piena consapevolezza di poter far poco singolarmente. Nella storia dell'umanità i progressi civili sono stati ottenuti da chi, caparbiamente, non si è spaventato di fronte all'apparente impossibilità del cambiamento.
Senza un’adeguata istruzione e conseguente base culturale (in ogni sua accezione) le persone non hanno una concreta possibilità di scegliere l'impostazione della propria vita, diventando facili prede di devianze. Pertanto la cultura (quale bagaglio di conoscenze generali e speciali che meglio può condurre al miglioramento della qualità della propria vita e anche alla soddisfazione dell’innata aspirazione umana alla conoscenza) va incoraggiata e sostenuta in ogni modo.
E per voi ragazzi, i redattori, cos’è la cultura?
Georgiana (con un sorriso dolce, quasi imbarazzata): «La cultura definisce l’umanità. Siamo esseri socievoli, non viviamo isolati, quindi abbiamo bisogno di sapere. La cultura ci avvicina gli uni con gli altri».
Rebeca (si guarda le mani, prende tempo): La cultura, dici? Se prima ci definiva in quanto persone sociali, ora la cultura ci definisce come persone senza una vita sociale. A volte, dimentichiamo che le cose materiali non ci rappresentano. Spesso abbiamo, e non sappiamo cosa abbiamo. La cultura, il sapere, ce lo ricorda.
Isabella (fissa per un istante l’immensa foresta che ci circonda): «Dalle mie parti, ne siamo pressoché sprovvisti di cultura, ma ora c’è il nostro giornale, un piccolo passo in più per colmare un vuoto».
Perché un giornale gestito dai ragazzi? Con quale scopo è nata l’iniziativa?
Gianluca: Questo progetto, in corso di avviamento con il numero Zero di dicembre 2011, può portare bei risultati per diversi aspetti: è uno strumento di comunicazione tra la nostra Associazione e la popolazione di Bradet, fondamentale per annunciare idee, proposte e per dare notizie (l’evoluzione sociale/civile va supportata da un adeguato livello comunicativo). In particolare con il primo editoriale abbiamo invitato tutta la popolazione a scriverci per “aprire lo sguardo” in modo equilibrato su ciò che li circonda. “L’eco della Montagna” inoltre si è dimostrato un ottimo metodo educativo per il comitato dei giovani, che mese dopo mese si dovrà cimentare nel trovare articoli, servizi e argomenti.
E per voi, cosa rappresenta il giornalino?
Georgiana (la risposta le nasce spontanea, le guance non le si imporporano più.): «Per me il giornale significa un lavoro per la comunità di cui faccio parte, e mi fa piacere sapermi d’aiuto. Mi entusiasma anche dover lavorare in grupp.
Non è la prima volta che scrivo per una rivista, ma è la prima volta che faccio parte di una redazione. In questa avventura, l’intera responsabilità è sulle nostre spalle. Siamo noi a dar vita a queste pagine».
Rebecca (le parole le rotolano armoniose fuori dalla bocca): «È una chance di fare ciò che amo: scrivere con e delle persone, è un’attività dalla quale posso apprendere qualcosa di utile e chissà, magari si rivelerà la giusta strada per il mio futuro. Nelle esperienze pregresse, ciò che mi veniva chiesto era scrivere, come si deve, ma solo scrivere, ora ho una responsabilità.»
Isabella (seria): È una provocazione e un piacere allo stesso tempo. Mi offre la possibilità di sviluppare la mia immaginazione. Non avevo mai pensato al giornalismo, ma ora devo ammettere che inizia a piacermi, specie lavorando in team.
Gianluca, il lavoro che l’associazione “Il Giocattolo” svolge in Romania, mi lascia pensare che c’è speranza, di fare tante cose per il futuro della mia terra. Parlando della cultura, come secondo te la si può “ridonare” alla società romena?
Gianluca: Le persone che oggi delinquono e creano gravi problemi e costi sociali (di ogni tipo) sono spesso stati dei bambini senza una buona guida e che non hanno avuto accanto adulti con adeguate capacità per educarli e indirizzarli verso una crescita equilibrata con principi morali ed etici. Occorre pertanto preoccuparsi di non perpetrare l'errore, e cercare solamente di reprimere la delinquenza, senza invece occuparsi di prevenire il disagio giovanile. I bambini che crescono in ambienti degradati, hanno spesso un triste futuro.
Il mondo andrebbe invaso da "eserciti" di maestri!
È sciocco spendere denari per proteggersi da delinquenti e disgraziati con strumenti e norme. Le persone vanno educate, non semplicemente represse. L'investimento deve essere "a lungo termine", nelle scuole e asili.
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