“Piccolo guasto alla centrale del tempo” – Ivan Scarcelli

Creato il 06 settembre 2011 da Temperamente

«Immaginazione, fantasia: ma niente di simile al favolismo delle fate: niente milleunanotte. Piuttosto che di fiaba, abbiamo sete di avventura. La vita più quotidiana e normale, vogliamo vederla come un avventuroso miracolo, rischio continuo, e continuo sforzo di eroismi o di trappolerie per scamparne». Così, negli anni Venti del secolo scorso, Massimo Bontempelli riassumeva l’essenza del “realismo magico” da lui teorizzato dalle colonne della rivista «’900». Il dato fantastico inserito in un contesto di realtà quotidiana, la “soprarealtà” a portata di mano: non è un artificio stilistico, ma un modo per portare alla luce il legame fra la normalità, l’apparente banalità del mondo moderno e i miti di cui, da sempre, la storia dell’uomo si nutre.

I racconti di Ivan Scarcelli partono proprio da questo presupposto: mescolare “realtà” e “soprarealtà” per giungere all’essenza, alla verità. Il risultato è un’analisi, condotta con scrittura lineare e godibile, che riguarda psicologia individuale ed evoluzione del contesto sociale e che in alcuni casi evidenzia il legame fra questi due elementi: le situazioni grottesche di Il cliente è sempre un cannibale, la realtà distopica di Birra e di La voce del dovere sono immagine di una società in cui l’individuo è sempre meno a suo agio. Questa difficoltà è portata all’estremo in Un’ora nel treno, fra i racconti più riusciti della raccolta, in cui il protagonista, novello Josef K., si ritrova travolto dagli eventi in un ambiente di cui gli viene negata qualsiasi possibilità di comprensione. In Un incontro incancellabile e La memoria, invece, ad essere analizzata non è più la pressione che il contesto sociale può esercitare sulle nostre vite, inevitabilmente modificandole, ma, al contrario, la capacità (e, oggettivamente, la tendenza) che ogni uomo ha di farsi assalire dalle ossessioni e di distruggere, pezzo per pezzo, la felicità faticosamente costruita.

Infine, con L’egoista immortale Scarcelli affronta l’ossessione estrema dell’essere umano: la morte, guardata con gli occhi di colui al quale, però, essa è stata negata da un’azione distratta e inconsapevole, e che si ritrova a dover subire quasi una condanna dantesca, quella di dover ripetere all’infinito il ciclo della vita, senza più poterne godere e con l’aggravante di dover soffrire ogni volta la perdita dei propri cari “normali”.

Dimensione onirica, avvento del soprannaturale, distorsione parossistica della realtà non come deriva anti-realistica, ma come estrema percezione della realtà: è l’essenza di questa bella raccolta di racconti, che consiglio come piacevole lettura e come piccolo tassello da poter aggiungere a quella ricerca di sé che ogni lettore conduce, anche inconsapevolmente, attraverso la pagina scritta.


Marina Lomunno

Ivan Scarcelli, Piccolo guasto alla centrale del tempo – Cronache (quasi) immaginarie, Stilo Editrice, 142 pagg., 12,00 euro.

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