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Piccolo menù di Carnevale

Da Patiba @patiba1

 Maurice Sand: Harlequin (year 1671)

Piccolo menù di Carnevale
Piccolo menù di Carnevale
Tartine fantasia
Risotto arlecchino
Arrosto arlecchino all'austriaca
Insalata arlecchino all'americana
Torta arcobaleno
Macedonia

Piccolo menù di Carnevale

Panini e tartine

Tartine e panini fantasia

Minini panini alla ricotta
Lavorate 150 g di ricotta fresca con un pizzico di sale. Quando avrete ottenuto una crema mettetela in frigorifero a raffreddare. A parte tritate finemente del prezzemolo, erba cipollina e un po' di timo, mescolate e disponete in una scodella. In un altro contenitore formate una miscela composta da pepe rosso e da paprica in polvere. Preparate delle palline con la ricotta, che avevate messo in frigorifero, paprica e altre nelle erbe già tritate. Ne ricavate così dei tartufini di ricotta rossi e verdi che serviranno per farcire i panini, precedentemente tagliati a metà. Infine fissate il tutto con gli stecchini lunghi.
Rondelle ai carciofini
Tagliate una baquetteì a rondelle. Spalmate su alcune rondelle del mascarpone, su altre adagiate del prosciutto crudo e ricoprite con le rimanenti fette. Appoggiate su ciascun panino un carciofino e fissatelo con uno stecchino. Lavate dei fili sottili di erba cipollina per decorare i panini.
Bastoncini di pan carrè con pancetta e frutta secca
Prendete due fette di pan carrè  e togliete completamente il bordo più scuro. Spennellate le fette con olio d'oliva e fatele tostare brevemente al forno, fatto in precedenza riscaldare. Quando le fette saranno ben dorate toglietele dal forno e tagliatele la bastoncini. Una volta raffreddati, ornate ciascun bastoncino nel modo seguente: al centro ponete un dattero secco e un'albicocca disidratata. Avvolgetevi intorno una fettina di pancetta affumicata. Prendete i bastoncini decorati e inseriteli in forno per farli dorare. Lasciateli sino a quando la pancetta comincerà a prendere colore. Per rendere i bastoncini più presentabili adagiateli su un piatto da portata e decorateli a piacere con qualche rametto di timo fresco o di prezzemolo.

Piccolo menù di Carnevale

Risotto arlecchino (leggi)
 
Piccolo menù di Carnevale

Arrosto arlecchino all'austriaca (leggi)

Piccolo menù di Carnevale

Insalata arlecchino all'americana (leggi)
Piccolo menù di Carnevale

Torta Arcobaleno (leggi)
Piccolo menù di Carnevale

Macedonia (leggi)

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Arlecchino
La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo Zanni bergamasco da una parte, e "personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese", dall'altra. La carriera teatrale di Arlecchino nasce a metà del cinquecento con l'attore di origine bergamasca Alberto Naselli (o probabilmente Alberto Gavazzi) noto come Zan Ganassa che porta la commedia dell'arte in Spagna e Francia sebbene fino al 1600 - con la comparsa di Tristano Martinelli - la figura di Arlecchino non si possa legare specificatamente a nessun attore. L'origine del personaggio è invece molto più antica, legata com'è alla ritualità agricola: si sa per certo, infatti, che Arlecchino è anche il nome di un demone ctonio, cioè sotterraneo. Già nel XII secolo. Orderico Vitale nella sua Historia Ecclesiastica racconta dell'apparizione di una familia Herlechini, un corteo di anime morte guidato da questo demone/gigante. E allo charivari sarà associata la figura di Hellequin. Un demone ancora più noto con un nome che ricorda da vicino quello di Arlecchino è stato l'Alichino dantesco che appare nell'Inferno come capo di una schiatta diabolica
« Tra' ti avante, Alichino, e Calcabrina,
cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo;
e Barbariccia guidi la decina
Libicocco vegn'oltre e Draghignazzo,
Cirïatto sannuto e Graffiacane
e Farfarello e Rubicante pazzo. (Inf. XXI vv. 118-123). »
La stessa maschera seicentesca evoca in maniera abbastanza palese il ghigno nero del demonio presentando il resto di un corno perso dal diavolo nel suo aspetto più umanizzato. Quanto alla radice del nome, è di origine germanica Hölle König (re dell'inferno), traslato in Helleking, poi in Harlequin, con chiara derivazione infernale. Questa interpretazione "infernale" del nome è di chiara matrice cristiana. In epoca pagana era credenza condivisa in tutto il centro e nord europa che nel periodo "oscuro" (invernale) dell'anno e in occasione di feste particolari come la notte di Valpurga una Caccia Selvaggia composta di spiriti dei morti corresse per il cielo e sulla terra, con a capo una divinità a seconda del pantheon del luogo; questa Caccia Selvaggia pagana è divenuta poi la schiera dei morti inquieti (i "dannati") sotto il cristianesimo. I nomi sono numerosi per designare questa cavalcata spaventosa. Il francese Hellequin viene forse dal danese erlkonig. Inizialmente, le Hellequins - o Herlequins - erano le donne che cavalcavano con la dea della morte Hel, durante le cacce notturne. Ma passando nella cultura francese, Hel divenne un uomo, il re Herla o Herlequin (dall'antico inglese Herla Cyning poi erlking, tedesco Erlkönig, danese erlkonig, allerkonge, elverkonge, cioè, letteralmente, il "re degli elfi" ). Hellequin - o Hellkin, Hennequin, Hannequin, Herlequin, Arlequin, uno spirito della natura mascherato che sarà ereditato dalla commedia dell'arte italiana, conserverà soltanto l'aspetto del travestimento del personaggio.
Ma il particolare che accomuna tutti gli Zanni della Commedia dell'Arte è lo spirito villanesco, alle volte arguto (come il seicentesco Bertoldo di Giulio Cesare Croce), ma più spesso sciocco, ovvero quello del povero diavolo, come nei servi delle commedie sin dall'epoca di Plauto, attraverso le commedie erudite del Quattro-Cinquecento, sino alle commedie alla villanesca di Angelo Beolco, che attorno al primo Cinquecento metterà in scena le sventure del contadino Ruzante. Altre fonti individuano nel comico ed autore teatrale romano Flaminio Scala il primo estensore in scene di teatro delle rappresentazioni arlecchinesche nell'ambito della Commedia dell'Arte.
La tipologia di personaggi di cui sopra è internamente legata dalla ritualità rurale e, attraverso i suoi miti legati alla sfera ctonia, da elementari passioni che si potrebbe definire più bestiali che umane.
Già durante il Medioevo, del resto, un certo aspetto di comicità appare con demoni che si aggiravano sulle scene delle sacre rappresentazioni: questo era da un lato probabilmente un tentativo di esorcizzare le paure del soprannaturale, ma anche di mettere in burla il potere dei demoni pagani della terra che erano ancora molto presenti nell'immaginario popolare, soprattutto nelle campagne, ed esercitavano ancora un grosso potere che l'ascesa del Cristianesimo non era riuscito a sradicare. D'altronde, i principali strumenti per esorcizzare la Morte sono, nel folklore popolare, il riso e l'osceno, come fin dai tempi più antichi dimostra il mito di Baubo. Lo stesso Alichino della Divina Commedia, cui si è accennato in precedenza, eredita - giocoforza - questo tratto burlesco.
Wikipedia


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Insalata arlecchino all'americana
Torta arcobaleno
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Minini panini alla ricotta
Lavorate 150 g di ricotta fresca con un pizzico di sale. Quando avrete ottenuto una crema mettetela in frigorifero a raffreddare. A parte tritate finemente del prezzemolo, erba cipollina e un po' di timo, mescolate e disponete in una scodella. In un altro contenitore formate una miscela composta da pepe rosso e da paprica in polvere. Preparate delle palline con la ricotta, che avevate messo in frigorifero, paprica e altre nelle erbe già tritate. Ne ricavate così dei tartufini di ricotta rossi e verdi che serviranno per farcire i panini, precedentemente tagliati a metà. Infine fissate il tutto con gli stecchini lunghi.
Rondelle ai carciofini
Tagliate una baquetteì a rondelle. Spalmate su alcune rondelle del mascarpone, su altre adagiate del prosciutto crudo e ricoprite con le rimanenti fette. Appoggiate su ciascun panino un carciofino e fissatelo con uno stecchino. Lavate dei fili sottili di erba cipollina per decorare i panini.
Bastoncini di pan carrè con pancetta e frutta secca
Prendete due fette di pan carrè  e togliete completamente il bordo più scuro. Spennellate le fette con olio d'oliva e fatele tostare brevemente al forno, fatto in precedenza riscaldare. Quando le fette saranno ben dorate toglietele dal forno e tagliatele la bastoncini. Una volta raffreddati, ornate ciascun bastoncino nel modo seguente: al centro ponete un dattero secco e un'albicocca disidratata. Avvolgetevi intorno una fettina di pancetta affumicata. Prendete i bastoncini decorati e inseriteli in forno per farli dorare. Lasciateli sino a quando la pancetta comincerà a prendere colore. Per rendere i bastoncini più presentabili adagiateli su un piatto da portata e decorateli a piacere con qualche rametto di timo fresco o di prezzemolo.

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Arlecchino
La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo Zanni bergamasco da una parte, e "personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese", dall'altra. La carriera teatrale di Arlecchino nasce a metà del cinquecento con l'attore di origine bergamasca Alberto Naselli (o probabilmente Alberto Gavazzi) noto come Zan Ganassa che porta la commedia dell'arte in Spagna e Francia sebbene fino al 1600 - con la comparsa di Tristano Martinelli - la figura di Arlecchino non si possa legare specificatamente a nessun attore. L'origine del personaggio è invece molto più antica, legata com'è alla ritualità agricola: si sa per certo, infatti, che Arlecchino è anche il nome di un demone ctonio, cioè sotterraneo. Già nel XII secolo. Orderico Vitale nella sua Historia Ecclesiastica racconta dell'apparizione di una familia Herlechini, un corteo di anime morte guidato da questo demone/gigante. E allo charivari sarà associata la figura di Hellequin. Un demone ancora più noto con un nome che ricorda da vicino quello di Arlecchino è stato l'Alichino dantesco che appare nell'Inferno come capo di una schiatta diabolica
« Tra' ti avante, Alichino, e Calcabrina,
cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo;
e Barbariccia guidi la decina
Libicocco vegn'oltre e Draghignazzo,
Cirïatto sannuto e Graffiacane
e Farfarello e Rubicante pazzo. (Inf. XXI vv. 118-123). »
La stessa maschera seicentesca evoca in maniera abbastanza palese il ghigno nero del demonio presentando il resto di un corno perso dal diavolo nel suo aspetto più umanizzato. Quanto alla radice del nome, è di origine germanica Hölle König (re dell'inferno), traslato in Helleking, poi in Harlequin, con chiara derivazione infernale. Questa interpretazione "infernale" del nome è di chiara matrice cristiana. In epoca pagana era credenza condivisa in tutto il centro e nord europa che nel periodo "oscuro" (invernale) dell'anno e in occasione di feste particolari come la notte di Valpurga una Caccia Selvaggia composta di spiriti dei morti corresse per il cielo e sulla terra, con a capo una divinità a seconda del pantheon del luogo; questa Caccia Selvaggia pagana è divenuta poi la schiera dei morti inquieti (i "dannati") sotto il cristianesimo. I nomi sono numerosi per designare questa cavalcata spaventosa. Il francese Hellequin viene forse dal danese erlkonig. Inizialmente, le Hellequins - o Herlequins - erano le donne che cavalcavano con la dea della morte Hel, durante le cacce notturne. Ma passando nella cultura francese, Hel divenne un uomo, il re Herla o Herlequin (dall'antico inglese Herla Cyning poi erlking, tedesco Erlkönig, danese erlkonig, allerkonge, elverkonge, cioè, letteralmente, il "re degli elfi" ). Hellequin - o Hellkin, Hennequin, Hannequin, Herlequin, Arlequin, uno spirito della natura mascherato che sarà ereditato dalla commedia dell'arte italiana, conserverà soltanto l'aspetto del travestimento del personaggio.
Ma il particolare che accomuna tutti gli Zanni della Commedia dell'Arte è lo spirito villanesco, alle volte arguto (come il seicentesco Bertoldo di Giulio Cesare Croce), ma più spesso sciocco, ovvero quello del povero diavolo, come nei servi delle commedie sin dall'epoca di Plauto, attraverso le commedie erudite del Quattro-Cinquecento, sino alle commedie alla villanesca di Angelo Beolco, che attorno al primo Cinquecento metterà in scena le sventure del contadino Ruzante. Altre fonti individuano nel comico ed autore teatrale romano Flaminio Scala il primo estensore in scene di teatro delle rappresentazioni arlecchinesche nell'ambito della Commedia dell'Arte.
La tipologia di personaggi di cui sopra è internamente legata dalla ritualità rurale e, attraverso i suoi miti legati alla sfera ctonia, da elementari passioni che si potrebbe definire più bestiali che umane.
Già durante il Medioevo, del resto, un certo aspetto di comicità appare con demoni che si aggiravano sulle scene delle sacre rappresentazioni: questo era da un lato probabilmente un tentativo di esorcizzare le paure del soprannaturale, ma anche di mettere in burla il potere dei demoni pagani della terra che erano ancora molto presenti nell'immaginario popolare, soprattutto nelle campagne, ed esercitavano ancora un grosso potere che l'ascesa del Cristianesimo non era riuscito a sradicare. D'altronde, i principali strumenti per esorcizzare la Morte sono, nel folklore popolare, il riso e l'osceno, come fin dai tempi più antichi dimostra il mito di Baubo. Lo stesso Alichino della Divina Commedia, cui si è accennato in precedenza, eredita - giocoforza - questo tratto burlesco.
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