Racconto quasi per niente romanzato accaduto in un’estate di incontri, amici nerd e viaggi in treno…
Al binario 14 della stazione Tiburtina faceva un caldo infernale, la ragazza se ne stava seduta su un muretto a gambe incrociate, tra le mani un grande libro, appoggiato a terra lo zaino da campeggio.
Il cellulare nella sua tasca squillò, posò il libro e rispose:
– Ehi, dove sei? – chiese la voce della ragazza all’altro capo
– We! Sono in stazione, spero che non faccia un caldo infernalissimo anche lì – disse a voce abbastanza alta da sovrastare la marea di schiamazzi della gente che si chiedeva l’un l’altra “ma che, è questo?” a ogni treno che arrivava ai binari vicini.
– Ma no dai, dovrebbe far fresco. Comunque, sei da sola? –
– Sì, alla fine sono partita da sola. Tanto Marja e Simone vengono a prendermi in stazione –
La ragazza alzò gli occhi verso il locomotore che trascinava stancamente un vecchio intercity verso la banchina; con tutto il telefono in mano scese dal muretto, si caricò lo zaino sulle spalle e afferrò il libro, appropinquandosi a una delle porte tra la calca di gente che sembrava non aver mai visto un treno.
– Beh dai almeno non devi farti tutta la strada da sola. Sicura che va tutto bene? –
– Ma si, ma si, al massimo parte un vaffanculo per direttissima e fine dei giochi. Non ho nessuna voglia di litigare, queste sono le mie vacanze, porca pupazza –
Salì sul treno e cercò un posto a sedere, infastidita dagli sguardi perplessi e incuriositi che le venivano lanciati; trovò un posto libero vicino al finestrino, di quelli in cui due sedili ne fronteggiano altri due, tutti miracolosamente vuoti.
– Dai, mi sono sistemata, mo ti lascio che se no mi muore la batteria prima di arrivare e Marja la chiamo col cavolo –
– Dai, buon viaggio – le fece eco la voce dall’altra parte
– Grazie! –
– Fammi sapere se sei viva, magari –
– Si, mamma! – ridacchiò in tono scherzoso, chiuse la conversazione e ripose il telefono.
Un uomo seduto poco distante la osservava a bocca aperta, la ragazza lo fissò a sua volta con occhi di fuoco, finchè non distolse lo sguardo.
Una signora la squadrò, guardandola come avrebbe guardato un insetto.
Sentì l’uomo bisbigliare all’amico che gli stava di fianco “ma hai visto che tette? E che capelli, poi…pensa afferrarli…”.
Strinse gli occhi in uno sguardo di odio e commentò a voce abbastanza alta da essere sentita:
– Ho solo la cresta, non sono sorda né cieca, eh –
Con fastidio aprì lo zaino e tirò fuori il portatile, sbuffò, sollevò lo schermo e iniziò a digitare sulla tastiera, consultando di tanto in tanto il libro.
Il treno passò la prima stazione, e poi un’altra e un’altra.
Ogni tanto faceva delle pause perdendosi a contemplare il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino.
Il treno si fermò all’ennesima stazione, vomitò la sua quantità di passeggeri e ripartì.
Dopo qualche minuto una donna che doveva avere cinque o sei anni più di lei, ma che ne dimostrava il doppio, si avvicinò trascinandosi dietro due ragazzini.
Si sedette davanti a lei, posizionando la bambina di fianco a sé, mentre il figlio più grande continuò a correre in su e in giù per tutto il vagone, facendo un chiasso del diavolo.
– Vieni qui, tu, che ti rifaccio la coda! – disse la madre passando le mani tra i capelli biondicci della bambina e tentando di legarglieli con un enorme e terribile fermacapelli a forma di fiore, rosa.
– Nooo, non voglio quel coso – si lagnò la ragazzina, agitandosi
– Non lo vuoi? Va bene, va bene –
La ragazza lanciò un’occhiata oltre lo schermo: la povera ragazzina imbronciata era stata infilata a forza in un vestitino rosa confetto, così come lo erano le scarpe, la sottile felpa di cotone e la giacchetta a vento.
Riprese a digitare sulla tastiera, dopo un po’ la ragazzina additò lo schermo:
– Cos’è quello? – chiese
La ragazza alzò di nuovo gli occhi e le sorrise
– Cosa? – chiese
la bambina posò il ditino su uno degli adesivi sull’esterno del portatile.
– Questo – sentenziò
La madre lanciò alla ragazza uno sguardo giudice e poi rimproverò la bambina:
– Chiara, non disturbare la signorina! – ma nel tono la ragazza riconobbe ciò che la donna intendeva davvero dire “Chiara, non parlare con questa qua, non lo vedi com’è vestita?”
Sorrise acida alla madre e gentilmente alla bambina, piegò lo schermo per vedere quale adesivo stesse indicando.
– Eh, è difficile da spiegare… – mentre si arrovellava chiedendosi come spiegarlo a una ragazzina che non doveva avere più di sei anni il fratello iniziò a urlare, la madre si alzò di fretta
– Marco! Smettila! – ma il ragazzino non la ascoltò e, presa la porta, corse nel vagone accanto.
– Non ti muovere, Chiara! – intimò la donna inseguendo il piccolo fuggitivo.
La ragazzina la scrutò di nuovo con occhi curiosi.
– Che leggi? – chiese additando il libro sulle sue ginocchia.
– Un bel libro – rispose la ragazza sorridendo, posò il portatile sul sedile di fianco e girò il libro affinchè la ragazzina lo potesse vedere.
La piccola osservò le scritte con una luce curiosa negli occhi, fece scorrere il ditino sui comandi elencati nella pagina e sorrise.
La ragazza le sorrise di rimando.
Spostò nuovamente gli occhi sul portatile, additò un altro adesivo e spalancò le labbra in un sorriso felicissimo:
– Quello lo so che cos’è, la bandiera dei pirati! – disse orgogliosa
La ragazza rise e annuì
– Innegabilmente vero, e sai come si chiama? –
La bambina scosse la testa.
– Jolly Roger – disse la ragazza
– E perchè ce l’hai? Sei un pirata? –
La ragazza ridacchiò
– Qualcosa del genere, diciamo un’apprendista pirata, per ora –
La bambina la guardò ammirata sussurrando “ooooh”.
– Quello è tuo? – indicò di nuovo il portatile
La ragazza annuì
– Si, certo che è mio –
– Io a casa ce l’ho uno uguale, però non è mio…è di mio fratello e lui non me lo fa usare, dice che le femmine non lo usano. E allora mi arrabbio, mamma però dice che è suo e decide lui e che forse, quando divento grande, me ne compra uno pure a me, però a natale io lo volevo, ecco. E invece mi hanno regalato una cosa stupida –
La giovane sorrise:
– Una storia che conosco molto bene, succedeva sempre anche a me, ogni natale. Non ti preoccupare, prima o poi arriverà –
Un brilluccichio le scintillò negli occhi, si chinò per avvicinarsi alla bambina e sussurrò:
– E ti dico un segreto: tuo fratello…è un bugiardo. Di’ ti sembro un maschio, io? –
Chiara le sorrise complice e scosse la testa.
– Quando sarai un po’ più grande, se lo vorrai ancora, potrai imparare tutto quello che vuoi – le disse incoraggiante.
– A te chi te l’ha insegnato? –
– Dei miei amici, e poi leggo i libri – indicò il libro
la ragazzina fissò di nuovo le figure sulla pagina, perplessa.
– Sai leggere? – le chiese la ragazza
Chiara scosse la mano a destra e a sinistra a indicare “così così”.
– Bene, vieni qui – le fece cenno di avvicinarsi, prese il portatile e se lo mise sulle ginocchia mentre la bambina prendeva posto sul sedile accanto al suo.
La ragazza digitò un comando e sulla schermata nera apparve una scritta in risposta
– Su, leggi – la incoraggiò indicando la scritta
La bambina scandì con voce incerta:
– C-i-a-o C-h-i-a…ciao Chiara! – esclamò felice, con un gran sorriso.
– Come hai fatto? Mio fratello non lo sa fare! –
– Eh no, ci vuole un po’ più di tempo per imparare questo, ma non tanto –
– E io posso? –
– Certo che puoi. Te l’ho detto, quando sarai un po’ più grande potrai imparare tutto quello che vuoi –
– Può dire altro? –
– Può dire tutto quello che vuoi che dica –
– Allora fagli dire che Marco è uno scemo! – le sorrise complice
La ragazza digitò di nuovo il comando e indicò la scritta apparsa in risposta; Chiara lesse di nuovo
– M-a-r-c-o-è-u-n-o-s-c-e-m-o – rise, contenta.
– Però resta un segreto tra me e te, va bene? – disse la ragazza
La ragazzina annuì più volte
– Promesso! –
– Su, torna al tuo posto che devo rifare lo zaino –
Chiara si tuffò di nuovo sul sedile davanti a quello della ragazza mentre lei riponeva il portatile nella custodia e poi lo rinfilava, assieme al libro, nello zaino.
La madre finalmente riapparì tenendo per mano il fratello, paonazzo in viso.
– …e non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere! Se ti dico fermati, ti devi fermare! –
Lanciò l’ennesima occhiata di disprezzo alla ragazza e poi spostò lo sguardo sulla figlia mentre lasciava la mano di Marco
– Su, mettiti a sedere lì – sentenziò indicando il posto vuoto.
– Dove siamo? – le chiese Chiara
La donna sprofondò nel sedile sbuffando
– Chiara non mi stressare con tutte le tue domande, tuo fratello già mi ha fatto impazzire, non lo so, dove siamo –
La delusione si dipinse sul visetto della bambina.
La ragazza si alzò, mettendosi lo zaino in spalla.
– Siamo quasi a Bologna – sussurrò in direzione della bambina, abbastanza piano perchè la madre non la udisse, e sorrise.
Chiara le rivolse un sorriso felice.
– Sei bella, sai? – disse ad alta voce, la madre le lanciò un’occhiata severa e allarmata, spalancando la bocca.
– Grazie, anche tu sei molto bella – rispose la ragazza, sorridendo.
L’altoparlante dell’intercity gracchiò: “Bologna centrale, siamo in arrivo nella stazione di Bologna Centrale”.
La ragazza afferrò le bretelle dello zaino e fece l’occhiolino a Chiara:
– Fai a modino piccolè, e ricordati: tutto quello che vuoi. –
La bambina annuì sorridendo mentre la ragazza si incamminava verso l’uscita; quando scese dal treno, l’aria di Bologna era fresca.
Chiara stava incollata al finestrino e la salutava con la mano, la salutò anche lei, poi afferrò il telefono e si diresse verso l’esterno della stazione, una volta fuori si accese una sigaretta mentre la voce allegra dall’altro capo la salutava.
– Marja, sono io. Sono appena arrivata, vi aspetto fuori dalla stazione… –
Image: Purple Paladin Ninja by Iopichio