Il numero verde è stampato su un manifesto con la fotografia di un feto umano di 8 settimane con la scritta: “Mamma ti voglio bene”. Sacrilegio! Alcune ginecologhe abortiste spalleggiate dalla consigliera regionale di Rifondazione Comunista, Eleonora Artesio, nonché ex assessore alla sanità della lista Bresso, da Lucia Centillo, presidente della commissione sanità del Comune di Torino e da altri simpatizzanti per l’aborto, hanno scatenato il putiferio creando un caso politico con tanto di interpellanza in consiglio regionale.
Ad esse hanno risposto Paolo Monferino, assessore regionale alla Sanità e il direttore amministrativo dell’Asl To 2: «l’affissione è stata permessa allo scopo di diffondere il numero verde, su richiesta del Cav di Lanzo. Richiesta legittima dato che il Cav e simili associazioni sono già presenti in altre strutture sanitarie in quanto iscritte nel registro del volontariato». Dunque i manifesti rimangono e grazie all’ideologia abortista di alcune persone e ai quotidiano che hanno riportato la notizia, il numero verde e l’immagine hanno fatto il giro dell’Italia.
Giovanni Ravalli, presidente del Cav di Lanzo, è soddisfatto ma riflette anche su come «sia triste che si cerchi di censurare chi porta avanti un’idea diversa da quella che si crede essere il sentire comune». L’ultimo episodio di intolleranza abortista in Piemonte risale all’irruzione violenta di alcune femministe radicali al Salone del Libro di Torino per impedire che il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, potesse presentare il suo libro (cfr. Ultimissima 20/5/11)