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Pier Luigi Bacchini - Poesie

Da Ellisse

pier luigi bacchiniPier Luigi Bacchini è uno dei poeti che rileggo, quando sono stufo della poesia nota e meno nota di tutti i giorni, compresa la mia. Lo leggo come quando leggevo la poesia così, per puro divertimento acritico. Lo leggo per riposare la mente, anche se poi la mente, con questi versi, è costretta a riprendere il suo lavorìo, perchè queste poesie ti portano per mano verso constatazioni così profondamente leggere e stupite che sei subito costretto a ripensarle perchè, davvero, non vuoi che svaniscano "lungo la cenere tranquilla dei giorni".



TRIPUDIO

Protuberanze molli
e sono le gemme del glicine violetto che porta
sensi di donna nei vecchi giardini. Verdi
accartocciate
ma già s'aprono in piccoli ventagli
ormai s'aprono irrefrenabili. E le punte
le corte lingue appena arcuate
le rose dei muri. E altre.
Altre. Capezzoli
dove sono i morti
la sostanza della morte
in minimi peni
lievi barbe
piccole pelose.
Sì tra le dita
per una voglia d'amore
che esalta
l'ho stretta schiacciata tutto il succo
gommoso che odora
sui polpastrelli
di glutine di morte.

Di vita. Rompe dallo stecchito inverno
e rombano le gonadi della terra.
Niente è casto eiaculazioni primaverili
i primi fiori si danno
ingravidano
insetti che s'indorano
di polveri seminali.
Per le colline della mia terra
ma non i miei
gameti.
Per tutto il mondo il boccio
dell'emisfero che pareva di luna eterna.
IL FIGLIO
Ecco noi due. Golfini le scarpette... lo metteremo
nella sua cassetta
non penseremo nemmeno al nome. Ossificato
bene in posizione podalica. Macerato. Tutto qui.
È una storia di molti contrasti
molti anni viali
quella certa sera quel film insieme
e libri studi.
Per qualche trasfusione
compiuta con leggerezza.
Così figliuolo non ti vedrò vestito da cacciatore
acceso in volto (non pallido
come sono io) dopo aver pranzato e brindato
in una casa di campagna nella nebbia. Né tremerò
insieme con tua madre
per i pericoli della tua vita, né avrò scontri con te
ribelle e già uomo. Nessuno ti rapirà al nostro amore
nessuna donna che io stesso
avrei volentieri amato.
Ma vigilie di Natale dai posti vuoti
ogni anno io e Maria Luisa
lungo la cenere tranquilla dei giorni.
CHIURLO
Il chiurlo grande in Europa
nelle steppe
in palude e il chiurlo piccolo
il chiurlotto più a nord
a nord
lo si scorge soltanto nelle migrazioni,
a gruppi.
Preso e studiato — Numenius arquatus ha piumaggio giallo
rossiccio macchiettato di bruno
sul dorso, bianco sul ventre chiazze scure. Lunghe
zampe becco
leggermente curvo.
CONSIDERAZIONI SU UN MASSO
Specie casta del geoide.
Giallognolo verdastro
e lunghe piogge, chissà perché
non ti avevo riconosciuto prima, sasso
roccia
raggiera d'angoli cristalli odiati a scuola.
Mi sei apparso nell'ombra del bosco, dall'umidità
affioravi come una schiena d'animale morto.
Ti eri frantumato senza sangue
o linfa senza dolore
né morte o vita.
Inerzia
peso: l'opposto del divino.
Ti ho accarezzato per la prima volta
sede dei torrenti d'estate asciutti e vani.
Ti accarezzavo. Le acque non ti avevano ancora levigato
e mi parevi buono benché sappia della tua insensibilità.
Da te ha proceduto la vita
e fai le due dimore degli uomini. Mi sostenti
hai sprizzato la scintilla.
Anche il fuoco non t'intacca
ma il vento
ma l'acqua ti rodono, la vegetazione ti ricopre
come una tomba. Sosti
in silenzio. Di te
so che sei l'impalcatura del mondo.
So che sei la memoria del mondo, graffita.
Urna di vetro
Ho provato a seppellirmi, per un poco,
dietro la porta, seduto tra le ante
della piccola bussola. -
   tutta la botanica del creato
- di là dai vetri, è ridotta a un vialetto
con una quercia, i cedri,
e due emerocallidi.
   I godimenti di una volta,
quando l'organismo era me stesso
secondo il desiderio - tutta la materia, credo,
vibri così, trascorsa dalla vita,
anche gli antri aridi dei vulcani, quando fuoriescono
le lave che si consolidano, e che s'imponga sempre la giovinezza
per i canalicoli seminali.
   Come può darsi
che uno come me, senza castità,
possa un giorno salire sino a un eremo,
distaccarsi in preghiera, esalarsi di sera
se non nel maggio, trascinando con sé un'intera foresta

e la volatile polvere dei suoi profumi,
che apre le bocche dappertutto
per nutrimento, per amore?
Questa è un'urna di vetro - ma all'esterno
le generazioni metodiche delle ombre
si spostano, e un tepore penetra il legno,
dà sussulti, scotimenti, moti
d'atomi:
e anche le parole sono fiato, soglia dell'audiogramma,
energia-materia
che rientra nell'eterno.
Radiografia
Ho guardato il mio spirito
   come una nube, era
nelle profondità del corpo.
   Seghettato
   il tubo spettrale
con la sacca dello stomaco, e il tenero cardias
dolorosamente corroso.
Colpa di attese, e di quelle parole
   che mi sono state scagliate contro
come cani da morso.
(Urna di vetro e Radiografia sono tratte da Contemplazioni meccaniche e pneumatiche, gli altri testi risalgono agli anni '70 e sono presenti in raccolte successive)
altri testi di Bacchini QUI


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