Si è tenuto recentemente a Venezia un congresso di «uomini illustri» sul problema della gioventù traviata; da questo congresso è risultato chiaro perché esistono i teddy boys: voglio dire, non dai lavori e dalle discussioni del congresso, ma dal congresso stesso, dalla sua presenza: tanta presunzione pedagogica, tanta cecità reazionaria, tanto sciocco paternalismo, tanta superficiale visione dei valori, tanto represso sadismo, non possono che giustificare l’esistenza, in molte città italiane, di una gioventù insofferente e incattivita.
Con simili padri ideali – perché è chiaro che la media dei padri è fornita dalla media dei partecipanti a quel triste congresso – i figli non possono che nutrire disprezzo per la morale vigente: disprezzo non critico, naturalmente, e quindi anarchico, improduttivo, patologico. Alla superficialità rispondono con la superficialità, alla crudeltà con la crudeltà. In effetti sono proprio i teddy boys i figli reali dei nostri avvocati, dei nostri professori, dei nostri luminari.
Pier Paolo Pasolini, La colpa non è dei teddy boys, «Vie Nuove», XIV, 10 ottobre 1959, in Pier Paolo Pasolini Saggi sulla politica e sulla società, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, pag. 92, Mondadori, Milano, 1999.