Pierluigi Tamanini nasce il 25 dicembre 1977 in provincia di Trento. A venticinque anni, dopo essersi laureato in ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, lascia l’italia e va all’estero. Soggiorna in Paraguay, in Spagna e in Inghilterra per lunghi stage e scambi culturali. Rientra in Italia e lavora come operaio metalmeccanico, come postino, come insegnante di materie tecniche, come architetto, come ingegnere ambientale in diversi settori(raccolta indifferenziata, indagini fogniarie, sicurezza dei cantieri). E’ stato anche archeologo e tecnico informatico, nonchè insegnante di sostegno e capotreno. A sua detta, lo svolgere tanti mestieri, le esperienze multiple e varie, non solo nei vari ambiti lavorativi, sono stati, in un certo senso, importanti, come “pozzo al quale attingere” materiale e forse anche l’ispirazione per narrare, affabulare, scrivere i suoi romanzi e i suoi saggi. La sua eccletticità sembra creargli intorno una sorta di, come dire, “attrazione fatale”, quasi un misto di curiosità e di stima, di soggezione e insieme di spontaneità confidenziale foriere di semplicità e di sobrietà. Pierluigi Tamanini vive oggi nel paesino, circondato da alte montagne, dove ha visto la luce quel lontano giorno di Natale del 1977.
La conversazione che Francesca Rita Rombolà e Pierluigi Tamanini hanno condotto è nata forse dalla passione per la scrittura che hanno entrambi, forse da un passato di avventurieri che hanno in comune, vissuto però su strade diverse, per quel che riguarda i popoli, i paesi, le civiltà altre, per un cammino di sognatori solitari che non hanno, in fondo, mai saputo di poter condividere nei rispettivi ricordi, per aver voluto essere idealisti e cittadini del mondo nella sua varietà di culture, antiche e nuove, di valori diversi, di prospettive originali e interessanti.
D – Pierluigi Tamanini, scrittore e avventuriero dunque. Sembra che la tua vita, fin da ragazzo, sia stata movimentata ma intensa. Ne vuoi parlare un pò?
R – Ho sempre sognato, fin da bambino, di fare da grande un lavoro creativo come il regista cinematografico, il cantautore o il fotografo, mentre tutti intorno a me sognavano di fare il calciatore. A cinque anni mi sono tresferito con la mia famiglia da Bolzano a Trento. Anche se la distanza è poca, credo che per un bambino sia un bel “trauma positivo”. Fin dall’età di diciotto anni, aspettavo le vacanze estive per poter viaggiare all’estero. Ho iniziato con un inter-rail in Grecia, per poi visitare Marocco, Svalbard, Egitto, India, Uzbekistan, Brasile ecc. ecc. Ho vissuto periodi all’estero per stage o interscambi culturali in Spagna, in Paraguay e Inghilterra. Fra i molti lavori che ho fatto: sono stato anche archeologo in Tunisia per due anni. Insomma, ogni occasione è stata colta per “svoltare”, per scappare, per cambiare, per cercare(senza mai trovare)la verità.
D – Quando hai sentito, per la prima volta, l’ispirazione e ti sei detto: “Devo scrivere, ne sento il bisogno e la necessità, voglio fare lo scrittore?”
R – Non credo ci sia stata una prima volta. Ma forse l’ho capito tra i banchi di scuola: nonostante fossi una frana in italiano scritto, mi piaceva inventare storie credibili e, allo stesso tempo, incredibili. Mischiare finzione e realtà mi ha sempre affascinato. L’ultimo anno di liceo ho iniziato, per la prima volta, a scrivere una storia durante le lezioni scoprendo quanto era bello inventare. Ricordo che, in quel periodo, mi alzavo al mattino contento di andare a scuola e di iniziare a scrivere, isolandomi dal resto della classe e dal professore di turno. Era la prima volta che mi sentivo davvero soddisfatto.
D – So che hai messo su un progetto per creare, diciamo così, una “tribù” o comunità di scrittori indipendenti. Racconta, in breve, di questo progetto: la nascita, la finalità o gli scopi, il perchè.
R – Come molti lettori italiani amo scrivere, e ho sempre sognato di pubblicare un libro. Ho passato almeno un decennio a divorare romanzi(soprattutto classici)e saggi di scrittura creativa. Quando ho capito che non ero abbastanza talentuoso(o semplicemente non avevo le giuste conoscenze)per pubblicare con una grande casa editrice, mi sono detto: “Piuttosto che tenere tutti questi libri nel cassetto, li carico su Amazon”. Il risultato è stato piuttosto disastroso e svilente. Nonostante ciò, piano piano arrivavano delle recensioni molto positive che tiravano su il morale. Quando stavo comunque per mollare tutto e non pensare più nè alla scrittura nè alla pubblicazione dei miei libri, mi è capitato di leggere un e-book in inglese che mi ha illuminato. Ho applicato quelle quattro o cinque “regolette” e ho cominciato a vendere davvero: da guadagni di sei euro a novembre 2014 ai quasi cinquecento euro di febbraio 2015. Insomma, il metodo funziona. Da lì ho cominciato a “studiare” in questa direzione. Ecco da dove è nato il progetto “Italian Indie Writers”. La finalità è di creare un gruppo di pionieri che in comune abbiano l’obiettivo di diventare scrittori indipendenti, di aiutarsi e di collaborare in tal senso. A questo punto sto raccogliendo le mail degli interessati a questo link: http://viverediebook.pierluigitamanini.com/. Agli iscritti alla newsletter regalo ben tre e-book, tra cui due normali in pdf che spiegano, nel dettaglio, come diventare scrittori indie. Il tutto gratuitamente. Sono convinto che l’unione fa la forza!
D – Essere un indie writer ha dei vantaggi o degli svantaggi? La cosa in sè sembrerebbe un fenomeno tipico del primo decennio del ventunesimo secolo, un fenomeno legato alla rete virtuale, a google e tutto il resto. Senza questo tipo di tecnologia sarebbe sorta lo stesso la comunità degli indie writers?
D – Internet è il motore di questa rivoluzione digitale che, partendo dagli States, ha conquistato l’Inghilterra e la Germania e ora sta arrivando anche in Italia. Senza internet e il diffondersi degli e-book reader come il kindle sarebbe impensabile il fenomeno degli scrittori indie. Ciò che voglio dimostrare è che si può essere indipendenti senza rinunciare alla qualità. Lo si può fare senza appoggiarsi a una casa editrice, ma esternalizzando editing, cover design e qualsiasi altra cosa non si è in grado di fare o gestire, o non se ne ha semplicemente il tempo o la voglia. Per competere con le case editrici è necessaria una certa professionalità ma i risultati, sia economici che personali, sono incomparabili. Basta pensare che, se pubblicando con una casa editrice tradizionale non si guadagnava nemmeno il 10% del prezzo di copertina di un libro cartaceo, con Amazon per gli e-book siamo al 70%!
D – Hai pubblicato molti libri. Qualche titolo(tanto per fare un esempio): FELICE IN TRE SETTIMANE, ROTTE MUTANDE, LA RESURREZIONE DEL ROMANZO POST-MODERNO, LO ZEN E l’ARTE DI CAMMINARE SCALZI e altri. Si tratta di saggi, di romanzi, di raccolte di racconti e di poesie. Una bella produzione. Com’è la tua scrittura e qual’è il suo messaggio?
R – Ho sempre scritto per me stesso, mai seguendo le mode o i gusti delle masse. Sarà per questo che i miei romanzi sono considerati originali e il mio saggio FELICE IN TRE SETTIMANE sia da mesi ai primi posti per la sua categoria. Proprio ieri il mio nuovo e-book COME DIVENTARE UNO SCRITTORE INDIE era al primo posto assoluto per la categoria “Manuali di Scrittura” su Amazon. Credo che se si inizia a scrivere con passione sia possibile intraprendere davvero la carriera di scrittore. Se, invece, si scrive per mero denaro aumenta il rischio di perdere in costanza e tenacia. Non nego che i primi tempi(mesi o anche anni)si debba tenere duro, ma una volta intrapreso il business dello scrittore indie sia tutto in discesa.
D – Dimmi, Pierluigi, dove va oggi l’Arte? E’ amata, coltivata e divulgata dai giovanissimi, secondo te?
R – Che bella domanda! L’Arte si sta diffondendo e diversificando attraverso molteplici forme e canali. Trovo, ad esempio, alcune pubblicità “vera arte”, mentre opere d’arte contemporanea nei musei “mere operazioni commerciali”. La vera domanda è: Cos’è l’Arte oggi? Qualunque sia la risposta, l’Arte va coltivata, va amata. Trovo che l’Arte sia una continua ricerca indispensabile per la vita di tutti, anche se forse pochi se ne accorgono.
D – Ancora un’ultima domanda. Il blog www.poesiaeletteratura.it Canto e parole nell’era dei sentimenti estinti… è molto vario: si interessa di musica, di scienza, di cultura in genere, di attualità, di arte, ma su tutto predilige la Poesia arte somma di elevazione e di iniziazione, ascolto del mistero insito nelle cose e nell’Universo. La Poesia è morta, vive ancora, vivrà, morirà e rinascerà?
R – La Poesia non può morire! La Poesia è arte allo stato puro. Morirà solo se la gente smetterà di comunicare, e spero che questo non accada mai. Ho sempre guardato alla Poesia – da romanziere – con estremo rispetto. Anch’io ho scritto un libro di poesie e sono davvero soddisfatto dell’unica recensione ricevuta: c’è qualcuno che mi ha letto e leggendomi mi ha “letto dentro” e ha capito chi sono veramente e quale sia il mio messaggio. La Poesia è vita, è tutto. Mi spingo a dire che, assime alla fotografia, rappresenta la forma d’arte essenziale per la ricerca della verità.
Grazie per aver conversato insieme in tutta serenità, scioltezza e libertà. Gli auguri più sinceri per il tuo progetto, per la tua carriera di scrittore, per un’ispirazione sempre più grande e costante.
Francesca Rita Rombolà
Pierluigi Tamanini