> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="349" width="250" alt="Piero, si è sempre in tempo per le buone letture! >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-41146" />A metà 2010 Coconino Press pubblica, con oltre un decennio di ritardo dall’uscita in Francia nel 1998, questo Piero, opera autobiografica dell’affermato autore francese Baudoin. Sebbene egli abbia ormai una lunga storia alle spalle, di suo in Italia non si conosce altro se non I quattro fiumi, scritto dalla più nota giallista Fred Vargas, e pubblicato lo stesso anno da Einaudi. Ma il tempo trascorso non ha tolto poesia e profondità a questa storia intima e personale che narra del rapporto tra l'autore e suo fratello, quel Piero che dà titolo al volume.
Sin dalla copertina, il lettore è catturato da questo intrigante gioco di nomi. L’autore, che si firma solo con il cognome (si chiama Edmond, Momon per il fratello), titola il suo lavoro con il nome del fratello (che è in realtà il soprannome di Pierre), solleticando la curiosità di chi si appresta alla lettura. Nella graduale conoscenza del personaggio e della sua storia, si è avvolti da un’atmosfera dapprima intima – il rapporto stretto fra i due bambini -, poi fantastica – i frutti della loro innocente fantasia -, e infine reale – il loro ambiente di vita, nel Sud della Francia degli anni ’50.
I due fratelli trascorrono insieme ogni istante della giornata sino a sera quando, coricati vicini nel letto, condividono persino i sogni. La salute cagionevole di Piero fa sì che entrambi non frequentino l’asilo e che, in seguito, siano inseriti nella stessa classe delle elementari. Il rapporto fra loro, fatto di giochi e confidenze, è quindi strettissimo, calato in un mondo tutto loro ma aperto comunque verso l’esterno, e costruito anche intorno ai loro disegni. Sono infatti entrambi molto bravi con la matita, cosa che facilita i contatti e il rapporto con gli altri, siano essi compagni o, soprattutto, ragazzine. Dopo le prime conquiste, negli anni delle superiori, i due si allontanano un po’ dato che frequentano scuole diverse, ma ad unirli resta l’amore per il disegno che li accompagnerà sino all’età adulta. Chi dei due farà dell’arte la propria vita?
Il disegno, molto delicato, gioca su quelle “macchie” e su quei “riflessi” che hanno incuriosito l’autore da ragazzino. Con un tratto a china all’apparenza impreciso, volutamente abbozzato, Baudoin crea un disegno dal sapore d’antan che si adatta perfettamente alle atmosfere anni ’50 del racconto. Ci sono disegni nel disegno, quelli che i due fratelli facevano in continuazione per sé e per gli amici; ci sono i riferimenti alle immagini che hanno segnato la ricerca grafica dell’autore: le foto come un insieme di pixel, di puntini, di macchie, un quadro di Giacometti…
Il racconto è un ode al disegno come espressione, comunicazione, sogno, analisi di sé e del rapporto con gli altri.
A conclusione del volume, che se ha un difetto è quello di lasciarsi leggere troppo velocemente, ci si chiede se quel “Baudoin” in copertina possa essere riferito esclusivamente a Edmond e quanto l’unione di due personalità abbia creato il fertile terreno per la nascita di questo racconto.
Questa recensione giunge ad oltre un anno dall’uscita del libro, ma si è sempre in tempo per le buone letture!
Abbiamo parlato di:
Piero
Baudoin
Traduzione di Stefano Sacchitella
Coconino press, 2010
123 pagine, brossura, bianco e nero – 16,00€
ISBN: 9788876181634
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