Pietro Grasso, il discorso di insediamento

Creato il 23 marzo 2013 da Episteme

Pietro Grasso (PD)


L'elezione dell'ex-Procuratore di Palermo ed ex-capo della Direzione Nazionale Antimafia Pietro Grasso a Presidente del Senato è stato uno dei passaggi fino a questo momento più convulsi di questa neonata XVII Legislatura. Grasso è stato eletto alla quarta votazione al ballottaggio contro il Presidente in carica Renato Schifani, ed è stato sostenuto dai voti del centrosinistra e da circa un terzo della pattuglia del MoVimento 5 Stelle, laddove il centrodestra si è schierato compattamente per Schifani mentre i montiani ed il resto dei grillini hanno votato scheda bianca.
Classe 1945, siciliano di Agrigento, candidato ed eletto come capolista del PD alla circoscrizione Lazio del Senato, Pietro Grasso era già un nome molto noto nel panorama politico italiano a causa del suo ruolo rilevante nella magistratura, lavoro che non gli ha risparmiato anche alcune critiche da parte del noto editorialista Marco Travaglio a causa di alcuni suoi commenti lusinghieri nei confronti dell'atteggiamento tenuto dal Governo Berlusconi nella lotta alla mafia e soprattutto della sua elezione a capo della DNA al posto di Caselli. Critiche in ogni caso minoritarie rispetto ai successi conseguiti in una incessante battaglia alla criminalità organizzata.
Particolarmente significativo anche solo sul piano simbolico, il primo giorno di legislatura, è stato l'atto di deposito dell'Atto n°19 dal titolo Disposizioni in materia di corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e riciclaggio, che altro non sarebbe se non la traduzione in articoli di legge di quella parte degli otto punti di Bersani dedicata alla lotta alla corruzione.
La figura di Grasso è oggi l'occhio del ciclone politico, con il suo nome che sempre più spesso tende ad essere nominato in relazione ad un governo di alto profilo qualora Bersani non riesca ad avere la fiducia in Parlamento.
Proprio per questo insieme di ragioni il suo discorso di insediamento costituisce un valido punto di partenza per tentare di comprendere quale sia il profilo politico e soprattutto istituzionale dell'ex-capo della DNA.

Tag cloud del discorso di insediamento di Pietro Grasso


Osservando il tag cloud discorso di Grasso, si nota immediatamente uno stile più pacato e riflessivo rispetto a quello della sua omologa della Camera dei Deputati Laura Boldrini.
La parola chiave, in modo quasi scontato, è "Paese": si tratta di un capovolgimento di fronte rispetto alla Boldrini, un cambiamento di paradigma che sposta il baricentro del discorso dall'interno dell'Aula all'Italia. Se per il Presidente della Camera l'imperativo era il dovere morale di azione da parte dei deputati, secondo il Presidente del Senato il fulcro del discorso è invece il Paese.
Una differenza sottile, ma in un ambiente politico dove il rinnovamento delle istituzioni è divenuto un tema di vitale importanza, si tratta di una differenza fondamentale.
Osservando le parole che circondano "Paese", emergono con prepotenza "bisogno", "dovere", "oggi" e "giustizia".
La scelta, soprattutto per quanto concerne l'ultima parola, tradisce il personaggio: Grasso identifica nella giustizia la prima e vera priorità per il Paese, declinandola per la maggior parte come lotta alla criminalità organizzata, ovvero proprio il suo campo di competenza.
Colpisce poi la presenza del verbo "dovere", tratto che accomuna Grasso alla Boldrini, qui inteso però in un duplice senso: da un lato, come già per la sua omologa alla Camera, uno sprone per i parlamentari, dall'altro un'espressione di quello spirito di servizio e sacrificio proprio dei servitori dello Stato, spirito di cui Grasso punteggia il discorso con esempi concreti tratti dalla sua esperienza.
"Bisogno" e "oggi" si pongono in diretta relazione con il "Paese", ed esprimono l'urgenza e l'impellenza che ha l'Italia di un profondo rinnovamento politico e sociale, a partire proprio, sostiene Grasso, dal tema della giustizia.
Scendendo ulteriormente nel dettaglio, spiccano parole come "vita", "cittadino", "potere", "pensare" e "ricordare".
In un discorso a tutto tondo come quello di Grasso, che con abilità passa dalla più stretta attualità ai ricordi della sua esperienza in magistratura, diventa difficile cogliere il riferimento preciso di ogni parola, che quindi deve essere considerata per la sua valenza generale. Ecco che quindi diventa evidente il richiamo all'attività parlamentare che deve esercitare il proprio "potere" in virtù del "pensare" e del "ricordare", ovvero, nella logica degli eventi narrati dal Presidente, rifarsi al ragionamento e all'esempio dei servitori del Paese.
"Cittadino" e "vita" riportano il focus del discorso sul Paese, il primo termine con un richiamo che - naturalmente - punta più all'Illuminismo e alla Rivoluzione Francese che al M5S, il secondo a simboleggiare i diritti fondamentali dell'uomo - primo tra tutti quello a vivere - così spesso brutalmente violati.
Il discorso, estremamente alto in termini di valori, pecca invece sulla spinta programmatica: gli unici highlights in tal senso si trovano infatti nei riferimenti ai "giovani" e al "lavoro", per altro senza precise declinazioni.
Il Presidente Grasso, complice anche la delicatissima situazione del Senato rispetto a quella della Camera, ha quindi optato per un discorso più istituzionale e meno politico di quello della Boldrini, un discorso estremamente denso in termini di richiamo al dovere e in una certa misura al sacrificio, ma più povero in termini di spinta politica.
Volendo peccare di retroscenismo, un simile discorso così super partes potrebbe facilmente essere considerato un buon viatico per un rapido trasloco verso Palazzo Chigi o addirittura il Quirinale, o quantomeno per una disponibilità di Grasso - sarebbe eccessivo parlare di desiderio - in tal senso. In realtà, forse era il solo tenore possibile per un discorso in un'aula così frammentata e politicamente incandescente. Una prova di misura e prudenza che indubbiamente svela buone doti politiche da parte dell'ex-procuratore.

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