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Pietro Grasso, vigile sfruttava omonimia

Creato il 26 marzo 2014 da Makinsud

Una vicenda al limite del grottesco, che sembra estratta dalla penna di un abile romanziere, uno di quei caratteristi che vogliono dipingere un personaggio che vive di espedienti e che li utilizza in maniera tanto abile quanto disonesta per arricchirsi a danno delle ingenue “vittime”. Ebbene, il caso ha voluto che Pietro Grasso, vigile urbano di Reggio Calabria, portasse lo stesso nome e cognome del presidente del Senato, seconda carica dello Stato. Fin qui, nulla di strano: Pietro Grasso (il vigile), però, ci ha messo del suo per sfruttare la situazione, architettando un vero e proprio piano strategico ed approfittando dell’omonimia per far credere di essere parente del presidente del Senato (affermava che fossero figli di due fratelli) e che, in questo modo, avrebbe potuto sfruttare la sua conoscenza “importante” per “far dei favori” ai suoi concittadini: a pagamento, ovviamente.

pietro grasso

Pietro Grasso (sempre il vigile) prometteva, così, in cambio di cospicue “mazzette” raccomandazioni nei concorsi pubblici, posti di lavoro ai disoccupati, millantando di essere in grado in forza delle sue conoscenze politiche di poter risolvere ogni tipo di problema, in ogni campo. Inoltre, sempre sfruttando la sua divisa, raccontava di essere amico di alcuni esponenti dei servizi segreti e, per dar maggior credito alle sue affermazioni, aveva organizzato in casa sua una vera e propria stamperia (poi rinvenuta dagli uomini della Guardia di Finanza) con tanto di timbri, bolli e certificati falsi che rilasciava ai malcapitati truffati per avvalorare le sue affermazioni.

L’omonimia avrebbe fruttato al vigile urbano di Reggio Calabria decine di migliaia di euro raccolte con l’inganno, così come stimato dagli uomini del colonnello Alessandro Barbera che hanno effettuato le indagini: tutto ciò perchè moltissimi reggini erano caduti nella sua trappola che, in maniera realmente spietata, faceva leva soprattutto sul bisogno di lavoro dei suoi concittadini, alla luce di un tasso di disoccupazione che attualmente tocca drammaticamente il 40%.

Per ora, il vigile Pietro Grasso è accusato dalla procura di Reggio Calabria di truffa aggravata ed è stato allontanato dal comandante del corpo della polizia municipale Domenico Crupi dal reparto radiomobile in cui prestava servizio, destinandolo all’ufficio anagrafe di Archi, uno dei quartieri più periferici della città di Reggio Calabria.

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