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Pietro Micca, un improbabile eroe

Creato il 15 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Talvolta un uomo di umili origini riesce a cambiare il destino di un intero regno. Potrebbe sembrare la storia di un film o di un libro, ma se Torino è come la vediamo oggi lo dobbiamo soprattutto al sacrificio di Pietro Micca, un soldato come tanti, ma che ebbe il coraggio di immolarsi per la patria senza pensarci due volte.

La Guerra di successione spagnola

Corre l’anno 1706, eserciti franco-spagnoli si confrontano ormai da un lustro con i rivali inglesi e tedeschi in un conflitto conosciuto con il nome di Guerra di successione spagnola. Dopo la morte, senza eredi, di Carlo II di Spagna sale al trono Filippo V “di Borbone”, pronipote del re di Francia Luigi XIV, secondo la volontà del re defunto. Gli accordi, tuttavia, prevedono che le corone di Francia e Spagna debbano rimanere separate e indipendenti. Luigi XIV li ignora e tenta più volte di imporre la propria influenza sulle questioni spagnole. Il suo atteggiamento arrogante provoca l’Inghilterra, i Paesi Bassi e il Sacro Romano Impero, che contestano la successione e aprono le ostilità. Il Ducato di Savoia si trova così fra l’incudine e il martello, ma la volontà di indebolire il dominio franco-spagnolo in Italia, all’epoca molto forte, porta il Duca Vittorio Amedeo II a schierarsi contro i vicini. Una mossa piuttosto azzardata se si considera che la Savoia si ritrova con truppe francesi al confine Ovest e con truppe spagnole a Est, in Lombardia. Ma un vento d’indipendenza spira forte in quei giorni in Piemonte: il giogo francese è diventato insopportabile e questa guerra è l’occasione perfetta per liberarsene.

Il corso degli eventi non volge però a favore dei Savoia: fra il 1703 e il 1706 gli eserciti francesi, guidati dal generale La Fuillade, mietono vittorie e uno a uno i forti delle valli piemontesi cadono in mano al nemico. La resistenza è strenua, ma i Francesi sono numerosi e vantano un comparto d’artiglieria all’avanguardia e ben gestito. Il 14 di Maggio del 1706 dalle mura di Torino si possono scorgere gli accampamenti francesi e, come fosse un presagio, improvvisamente il cielo si oscura e il buio cala sul campo di battaglia a causa di un’eclissi di sole. Gli aggressori sono ben consapevoli delle incredibili fortificazioni che li separano dalla capitale sabauda: una spessa cinta muraria isola la città, una grande cittadella pentagonale bastionata funge da fulcro delle difese e una fitta rete di gallerie contromina funziona come detterrente per eventuali assalti sotterranei. Tuttavia, I difensori sono in netta inferiorità numerica, contando solo 10.000 unità contro le 44.000 nemiche.

L’Assedio di Torino e il sacrificio di Pietro Micca

L’assedio prosegue per tutta l’estate, con il Duca Vittorio Amedeo II che tenta una sortita-esca fuggendo dapprima nel Basso Piemonte e poi nelle Valli Valdesi per distrarre una parte dei nemici. I Francesi non demordono e quando giunge loro la notizia che il Principe Eugenio di Savoia, comandante delle truppe imperiali, è in marcia verso Torino per dare manforte a suo cugino, decidono di organizzare un assalto in grande scala il 29 Agosto per far capitolare la città il più in fretta possibile. Qui entra in scena Pierre Micha, meglio conosciuto con il nome di Pietro Micca, giovane muratore originario di Sagliano che in occasione della guerra decide di arruolarsi nell’esercito sabaudo come minatore-soldato. Durante la suddetta notte, mentre il fumo oscura la luna e l’odore di polvere da sparo bruciata satura l’aria, un piccolo raid di soldati francesi riesce a farsi strada fra le gallerie sotterranee nei pressi della Cittadella per attaccare i difensori da dietro le linee. Pietro Micca, detto il “passepartout“, si trova di guardia con un compagno a una delle porte che conducono dalle gallerie superiori a quelle inferiori. Il rumore di spari e urla fa sobbalzare i due giovani soldati che, compresa la situazione, cercano di barricarsi, consci di non essere in grado di respingere l’attacco da soli. La porta sembra non essere sufficiente a tenere a bada gli assalitori e si decide di far crollare la galleria con un barilotto pieno di polvere da sparo. Pietro Micca, resosi conto che una miccia lunga sarebbe stata troppo rischiosa e avrebbe lasciato tempo ai francesi di spegnerla, urla al compagno «Auss-te ch’it ses pì long ëd na giornà sensa pan» («Alzati, che sei più lungo d’una giornata senza pane») e gli ordina di fuggire. Nel frattempo inserisce una miccia corta e appicca il fuoco, poi corre quanto riesce per la scala che porta alle gallerie inferiori, ma l’esplosione è troppo violenta e il suo corpo viene scaraventato con gran forza contro le pareti. Pietro Micca non uscirà più da quella galleria, ma il suo sacrificio blocca definitivamente l’assalto sotterraneo francese. Anche qualche metro più in alto, sulle mura, gli assedianti vengono respinti. La vittoria di quella notte è fondamentale, perché qualche giorno più tardi le truppe imperiali del Principe Eugenio finalmente arrivano e nel giro di altri tre giorni mandano in rotta l’intera armata francese.

L’eredità di un eroe

La vittoria all’Assedio di Torino permette ai Savoia di consolidare il proprio dominio sulla regione e dà loro grande prestigio internazionale, tanto da concedere a Vittorio Amedeo II di diventare il primo re della propria dinastia e di fondare i regni di Sicilia e di Sardegna. La Guerra di successione spagnola proseguirà fino al 1714 quando, con i trattati di pace di Utrecht e di Rastadt, Francia e Spagna vedranno il loro potere internazionale e le loro mire espansionistiche notevolmente ridimensionate, sebbene alla fine il re di Spagna rimarrà comunque Filippo V. Pietro Micca, d’altro canto, verrà riconosciuto come un eroe, artefice della vittoria che ha garantito la libertà al proprio popolo ed emblema del sacrificio per la patria. Oggi viene ricordato con una statua commemorativa di fronte alla Cittadella. Inoltre, a lui è dedicata una delle vie più centrali di Torino e porta il suo nome il bellissimo museo dedicato alla sua figura e alle gallerie che lo hanno reso celebre.

Tags:Assedio di Torino,cittadella,Eugenio di Savoia,Filippo V,Guerra di successione spagnola,Luigi XIV,Pietro Micca,torino,Vittorio Amedeo II di Savoia

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