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Pietro Scarnera: la vita del tranquillo dott. Primo Levi, scrittore

Creato il 04 settembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

pslevi_ritrattopslevi_ritrattoUna biografia non è tanto il racconto della vita di un individuo quanto la sua ricostruzione: è il risultato di una modellazione o, se si preferisce, della proiezione di una personalità complessa, molteplice, contraddittoria (leggi “reale”) su una figura che sia intelleggibile, comprensibile.
Questa operazione mette in evidenza alcuni aspetti a scapito di altri, in base a un progetto che il biografo definisce all’inizio ma certo rielabora in corso d’opera.

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Nel caso della biografia di Primo Levi, a entrare in gioco sono i ruoli di testimone della Shoah e di scrittore tout-court, che fanno riferimento a due mondi che rappresenta con stili a contrasto: figure umanoidi abbozzate con linee quasi al carboncino, dense e scure, che si rifanno ai dipinti di Zoran Music, per le immagini dei campi di sterminio, in contrapposizione alle linee sottili, ai bianchi e ai colori lievi usati per le altre scene (leggi su questo punto il blog di Scarnera).
In quello che definisce “ritratto sentimentale”, Scarnera cerca di districare questi due fili, per metterne in evidenza le relazioni, in particolare il modo con cui quelle esperienze si sono reciprocamente influenzate. Soprattutto (ecco il progetto di partenza), intende evitare lo schiacciamento di Levi sul suo rapporto con la Shoah, cioè sul suo esserne testimone e sopravvissuto, e sottolineare come la sua produzione ne dimostri il talento di scrittore e l’amore per il raccontare.
In queste pagine, quindi, grande risalto è dato al percorso che ha fatto sì che Levi acquisisse non solo la consapevolezza, ma anche l’orgoglio per le sue capacità di narratore.

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Una conquista faticosa dal punto di vista sia professionale (di fatto Levi può permettersi di diventare scrittore professionista e lasciare il lavoro in azienda molto tardi) sia morale, al punto che Levi dedicherà moltissime energie all’impegno in difesa della memoria della Shoah, pur dichiarando nei suoi scritti un profondo pessimismo.

Ma, oltre alla figura dello scrittore torinese, dal racconto di emergono altre due tracce, ciascuna dotata di un proprio particolare fascino.
La prima è quella che segue il lavoro di ricerca e scrittura che ha portato al volume stesso, interessante non solo perché mostra lo sviluppo del confronto fra l’aspirante biografo e il suo oggetto di studio, ma anche perché l’autore la sfrutta come veicolo di una voce narrante che accompagni il racconto biografico vero e proprio senza essere, letteralmente, didascalica.
La seconda traccia è nelle viste dell’evoluzione urbana del territorio in cui Levi si muoveva, che, con le sue trasformazioni, rimanda a quelle sociali ed economiche locali e nazionali. Visioni che scaturiscono sia dagli episodi biografici sia dalle esplorazioni dell’autore e che offrono immediata evidenza della disgregazione delle tracce del passato.


Trasformazione, evoluzione, anche nella prospettiva di sopravvivenza del più adatto (il “salvato”, contrapposto al “sommerso”), sono quindi i caratteri dominanti del percorso di Primo Levi, che Scarnera mette in evidenza con grande sensibilità, rimanendo sempre ancorato agli scritti, ai documenti e al territorio del personaggio raccontato.

Abbiamo parlato di:
Una stella tranquilla. Ritratto sentimentale di Primo Levi
Pietro Scarnera
Comma 22, 2014
236 pagine, brossurato, bicromia – 14,00 €
ISBN: 9788865030998

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