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Pillola del giorno dopo: ora senza ricetta

Creato il 16 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Senza ricetta, ma solo se maggiorenni: cosa cambia per la celebre “Pillola del giorno dopo”. Che era già disponibile senza ricetta due mesi fa.

Con l’assenso dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) a maggio 2015, si prospettava una strada in discesa per chi avrebbe dovuto ricorrere ai cosiddetti “contraccettivi di emergenza”. Infatti, la pillola dei 5 giorni dopo, a base di Ulipristal acetato, è stata resa disponibile anche senza ricetta poco dopo. Oggi anche la pillola del giorno dopo, a base di Levonorgestrel, è disponibile nelle farmacie di tutta Italia senza l’obbligo di ricetta, ma solo se chi la richiede è maggiorenne. In caso contrario, l’obbligo di ricetta resta.
L’Aifa aveva già, però liberato dall’obbligo della ricetta altre due tipi di pillole, Stromalidan ed Escapelle, anch’essi contraccettivi di emergenza.

A seguito della “liberazione” della pillola dei 5 giorni dopo, l’Aifa ha dunque deciso di  estendere le stesse condizioni di vendita anche alla pillola che agisce entro le 72 ore dal rapporto non protetto. La pastiglia, che è venduta in molti Paesi europei con i nomi di NorLevo, Lonel (una sola compressa da 1,5 mg) e Levonelle (due compresse da 0,750 mg), è una versione più sicura dei medicinali precedentemente messi in commercio. E che ora è disponibile in ogni farmacia, a richiesta dei pazienti, purché maggiorenni.

Soddisfazione dell’Aife e del Sic: “Più sicurezza per le giovani donne”.

“Abbiamo deciso” ha spiegato il direttore dell’Aifa Luca Pani “di aprire alla vendita senza ricetta, in quanto in tutta Italia la pillola è prescrivibile in ogni ospedale e consultorio. Questa modalità di vendità tutelerà meglio le giovani donne dalle gravidanze indesiderate”.
La Società Italiana per la Contraccezione (Sic) esprime soddisfazione. “L’abolizione dell’obbligo di ricetta e’ un traguardo importante. Le donne avranno così non solo piu’ scelta, ma anche meno confusione in testa”, commenta il professor Annibale Volpe, presidente della Sic. “Del resto – prosegue il professor Volpe – l’efficacia delle pillole d’emergenza è comprovata. I contraccettivi ormonali non hanno effetti collaterali: semplicemente ritardano l’ovulazione impedendo il concepimento. Per questo motivo, qualora la gravidanza sia già in atto, la salute del feto non viene compromessa”.
La pillola del giorno dopo, infatti, agisce direttamente sull’ovulazione, posticipandola o inibendola. Non ha alcun effetto nel caso invece in cui la fecondazione sia già avvenuta, e da qui il suo nome: occorre prenderla al prima possibile nel caso di un rapporto non protetto. È dimostrato da uno studio dell’OMS su 5000 donne che il Levonorgestrel assunto nei cinque giorni che seguono il rapporto a rischio diminuisce le probabilità di rimanere incinta dal 60% al 90%. In generale, l’assunzione del farmaco entro le prime 24 ore dal rapporto a rischio garantisce un’efficacia del 95%. Non ci sarebbero possibili conseguenze negatie sui pazienti e, anche se ingerita dopo la fecondazione, non la pillola non sarebbe capace di causare un aborto, sempre secondo uno studio OMS del 2005. EllaOne coprirebbe adirittura un tempo di 120 ore dall’assunzione.
Nulla a che vedere, dunque, con la RU-486, che invece agisce su un embrione già annidiato.

Obiezione di coscienza: in Italia quasi 7 medici su 10 non lasciano abortire. Quanti farmacisti venderebbero la pillola?

Photo credit: Presidencia de la República Mexicana via Foter.com / CC BY

Photo credit: Presidencia de la República Mexicana via Foter.com / CC BY

In Italia, il fenomeno dell’obiezione di coscienza è noto a chiunque si sia avvicinato ai temi dell’aborto, ma anche a chi semplicemente abbia mai avuto bisogno di una pillola del giorno dopo. L’biezione è garantita per legge e regolamentata dalla legge 194. Nelle regioni del sud Italia, gli obiettori di coscienza tra i medici sfiorano percentuali da capogiro: circa l’80%. Meglio nel centro e nel nord, dove comunque le percentuali si attestano sul 50%, mentre nel nord est (Veneto e Friuli in testa) le percentuali sono le stesse del sud.
Non sono rari i casi in cui giovani donne e uomini devono girare una mezza dozzina di ospedali e consultori prima di poter avere ciò di cui hanno bisogno. La risposta è sempre la stessa: “Moralmente mi rifiuto di prescrivere o darle la pillola del giorno dopo”.
C’è chi, come la dottoressa Rita Polo dell’Ussl di Vicenza, nell’ottobre 2014 si era rifiutata di dare la pillola NorLevo a una ragazza che la richiedeva perché, a detta della dottoressa, avrebbe avuto “effetti abortivi”. Effetti che, però, sono stati negati proprio dalla ricerca OMS del 2005 citata in precedenza.
Secondo una indagine della società SWG di Trieste, i dati riguardo alla disponibilità dei farmacisti a vendere la pillola sono interessanti, ma non molto incoraggianti. Circa il 18% dei farmacisti intervistati non venderebbe la pillola a prescindere dalla normativa in atto sul tema. La direttiva dell’Aifa era conosciuta dall’86% dei farmacisti intervistati, ma quasi la metà (46%) non la condivideva, perché le donne chiedono il contraccettivo di emergenza, secondo loro, con troppa facilità. Circa il 30% dei rivenditori ha ammesso di fare resistenza alla vendita in mancanza della ricetta, mentre più della metà (53%) riteneva la pillola del giorno dopo pericolosa della salute e come tale invendibile.

Anche la Chiesa Cattolica sembra essere convinta dell’effetto abortivo di questi contraccettivi di emergenza: essa ritiene infatti l’assunzione della pillola del giorno dopo un gravissimo disordine morale che non permette di accedere ai Sacramenti, mentre per l’aborto è prevista la scomunica. Tale posizione non tiene conto degli studi più recenti che escludono l’effetto abortivo qualunque definizione di gravidanza si utilizzi.

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