Magazine Cultura
Erano anni che questa graphic novel del ginevrino Frederik Peeters era parcheggiata sugli scaffali della mia libreria, dopo essere stata acquistata con molto entusiasmo al mio primo BilBolBul, il festival del fumetto di Bologna.
Ora, complice la nuova edizione da poco uscita per la stessa casa editrice, la mia rinnovata passione per i fumetti e lo scarsissimo tempo a disposizione per la lettura dei romanzi tradizionali, ho messo sul comodino questo Pillole blu e per qualche giorno ho fatto mezzanotte immersa nella sua lettura.
Ancora una volta una storia autobiografica, la storia d'amore tra lo stesso Frederik e Cati. Una storia iniziata come tante e con le stesse difficoltà e tenerezze di tutte le altre, se non fosse che Cati è sieropositiva così come il suo bambino.
La forza di questa graphic novel è la sconcertante normalità e leggerezza con cui ci viene raccontata la quotidianità di Frederik e Cati. Due giovani come tanti altri, con le facce ingenue e pulite, con le loro paure e la forza del loro legame. Due giovani che, rispetto agli altri, devono però confrontarsi quotidianamente e convivere con la paura del contagio, l'angoscia della morte, l'ansia del futuro, i sensi di colpa. Che si desiderano e si amano intensamente, ma sono chiamati a interrogarsi sulla loro sessualità.
E che pure riescono a trovare una loro strada per un amore bello e profondo, per l'ironia e il sorriso. Il capitolo centrale in cui i due sono distesi a letto e, su richiesta di Cati, Frederik prova a elencare i motivi per cui la ama è forte e commovente, sincera e tenera. Quasi da incorniciare.
Daniele Barbieri sintetizza bene il messaggio che viene fuori dalla lettura di Pillole blu: "Non è perché siamo destinati a morire che non possiamo vivere". E - aggiungerei io - la sfida per tutti, tutti i giorni, qualunque sia la nostra situazione, è conquistarci il nostro pezzettino di felicità quotidiana, è costruirci il nostro personale senso dell'esistenza, quello che ci ricompone e ci pacifica con noi stessi e con il mondo circostante.
Non mi sembra un messaggio di poco conto.
Voto: 3,5/5
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