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Pillole di arte martinese #4

Creato il 02 novembre 2013 da Ilariagoffredo

Oh, eccoci qui con il quarto appuntamento della rubrica Pillole di arte martinese. Devo dire che l’argomento trattato oggi mi è particolarmente caro: il Palazzo Ducale. Durante tutto l’anno è consentito l’ingresso – gratuito – nelle sale affrescate da cui è possibile anche affacciarsi al lungo balcone in ferro battuto. Ci sono stata diverse volte eppure vi assicuro che ogni volta, osservando da vicino il ferro panciuto e le sue robuste volute e giunture nonché il panorama sull’intera piazza sottostante e i palazzi prospicienti, l’emozione è la stessa. C’è qualcosa di atavico in ogni cartiglio e voluta, nell’intera costruzione, qualcosa che fa respirare l’aria di un passato che non c’è più. Qualcosa di meraviglioso. Se vi trovate da queste parti non esitate a farci un salto, non ve ne pentirete. Nel frattempo parliamo del Palazzo Ducale dal punto di vista storico e artistico.

PS Spero non abbiate da ridire sulla qualità di alcune fotografie, giacché la maggior parte sono state scattate dal mio telefonino.

Palazzo Ducale

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Il Palazzo Ducale è l’immagine del potere di Petracone V Caracciolo sull’universitas civium di Martina Franca e svetta sul lato di ponente di Piazza Roma, un tempo Largo Castello. La costruzione ebbe inizio nella seconda metà del XVII secolo; l’edificazione ebbe luogo sul castello di Raimondello Del Balzo Orsini, principe di Taranto, costruito nel 1338. Il portone reca l’iscrizione: PETRACONUS V A FUNDAMENTIS EREXIT ANNO DNI MDCLXVIII.

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Il progetto era grandioso, imponente e costoso, tanto da essere costituito da trecento camere, cappelle, stalle, corte, teatro e foresteria. In un primo momento il palazzo fu considerato opera di Gian Lorenzo Bernini (vedi approfondimento in fondo all’articolo), ma recenti studi storici assegno la paternità al bergamasco Andrea Carducci. Carducci lavorò su un disegno approvato dal Bernini, avvalendosi dell’arte dei muratori locali, detta della polvere bianca. Il palazzo, così come era stato progettato, non fu completamente portato al termine dal duca, il quale pose fine ai lavori quando la spesa raggiunse la cifra di sessantamila ducati. L’ala meridionale e e le decorazioni pittoriche esistono grazie al duca Francesco III, come indicato da un cartiglio sul balcone: FRANCISCUS III EREXIT ANNO DNI 1773.

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La facciata barocca è divisa orizzontalmente da una balconata in ferro battuto a petto d’oca e verticalmente dalle lesene, decorata da zoccoli, cornici marcapiano, cornicioni, semi colonne d’ordine gigante ai lati del portale, mascheroni contro il malocchio sono tutti in pietra. L’ala settentrionale e la chiusura del cortile sono state realizzate negli anni Cinquanta del Novecento.
L’androne d’ingresso è coperto da una volta a botte scandita in sette lunette. Sulle pareti sono state collocate tre targhe di marmo in onore del pittore Domenico Carella, del Presidente della Corte Costituzione Giuseppe Chiarelli e di personalità illustri di Martina Franca come ad esempio Gioconda De Vito e Paolo Grassi.

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Negli appartamenti reali, sopra al piano ammezzato in cui dimorò il duca, si trovano dorate pareti rococò sagomate a orecchio, che introducono nella sale egregiamente affrescate da Domenico Carella (vedi approfondimento in fondo all’articolo) nel 1776: la Cappella dei Duchi, la Sala dell’Arcadia, la Sala del Mito e la Sala della Bibbia.

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Cappella dei Duchi

In questa cappella dominante è un maestoso altare in pietra policroma e dorata con alcuni riquadri a tempera e figura di santi e arabeschi sulle pareti laterali. Sulla base dell’altare è impresso lo stemma dei Caracciolo, lì la frastagliata decorazione del tempo fa bella mostra di sé.

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Sala dell’Arcadia

Nella Sala dell’Arcadia troviamo due scene di vita della corte ducale e la raffigurazione delle stagioni.
Nella scena della scuola di ballo, il duca Francesco III Caracciolo è in giardino. Con il tricorno in mano egli saluta gli ospiti fra i quali ci sono due musici girovaghi con flauto e corno; un cavaliere esegue un passo di danza con la duchessa Stefania Pignatelli; un buffo cinese chiacchiera con un’ancella; la duchessa Isabella D’Avalos accompagnata da un cane domina la scena.

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Nella scena della scuola di canto troviamo il poeta Gian Battista Lanucara con un libro; il precettore; il piccolo duca Petracone VII; due monelli che si affacciano da un muretto per curiosare; la duchessa con l’ancella; due violionisti.
Queste due scene rispecchiano un ideale illuministico piuttosto sentito all’epoca, ossia la realtà quotidiana calata e proiettata in una dimensione di pura teatralità in cui in questo caso il protagonista è il duca.

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La rappresentazione delle quattro stagioni, simbolo dell’importanza del lavoro umano nel fluire del tempo, mostra l’autunno con la brocca, la primavera, l’inverno che si riscalda e l’estate con le messi. Nei riquadri sopra le porte sono dipinte le arti: la musica, la pittura, la scienza e la poesia. Negli ovali, le virtù femminili sono rappresentate da una suonatrice d’arpa, una dama con pierrot, una filatrice, una coppia di casti amanti.
Sul soffitto troviamo l’Apoteosi di Ercole accolto da Apollo che gli da come sposa Ebe, che rappresenta l’immortalità del duca e il suo impegno profuso nell’assicurare benessere ai sudditi.

Sala del Mito

La Sala del Mito o Ovidiana o delle Metamorfosi rappresenta diverse variazioni tematiche da leggersi in chiave metaforica: la fuga di Enea rappresenta l’amore filiale; l’episodio di Apollo e Dafne vuole evidenziare il sottile fascino del momento della seduzione. Quest’ultima tematica la ritroviamo, in maniera più leggera, anche nelle altre scene presenti nella sala, ossia gli espisodi di Atlante ed Ippomene, Priamo e Tisbe, Nasso e Deianira, che vogliono indicare rispettivamente l’amore coniugale, la fedeltà, il tradimento. La scena di Ercole che libera Esione dal drago vuole suscitare riflessione sui doveri necessariamente da compiersi. Anche qui troviamo aspetti luministici, in special modo nel soffitto con il Carro del Sole e Narcisio alla Fonte.
Sopra le finestre, due cineserie: cinese che fuma l’oppio e cinese che brucia l’incenso.

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Sala della Bibbia

La Sala della Bibbia è stata dipinta dal Carella con episodi sacri; qui si ritrova una linearità pittorica ed espositiva davvero degna di pregio. Gli episodi principali sono: le Storie di Tobiolo, simboli della pietas filiale; Mosè salvato dalle acque, simbolo di carità e dovere; Davide e Abigail, simbolo della prudenza femminile; Rebecca al pozzo, simbolo del senso cavalleresco; Salomé, simbolo della lussuria. Sul soffitto si possono ammirare scene ricche in angeli e torce e dardi infuocati, dove il Carella rende il colore cupo e profondo.

Che aspettate?

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Glossario

Cornice marcapiano: cornice che segna il livello dei vari piani.

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Esempio di cornice marcapiano.

Ordine gigante: termine dell’architettura. Si tratta di una disposizione particolare di colonne o pilastri, per cui questi si estendono, nella loro altezza, per più di un piano, o per diversi livelli di altezza in una facciata. Viene anche chiamato ordine colossale.

Esempio di colonne di ordine gigante nel Palazzo del Capitanio, Vicenza.

Esempio di colonne di ordine gigante nel Palazzo del Capitanio, Vicenza.

Mascherone: viso di fattezze deformi e grottesche, in uso specialmente nell’età rinascimentale e barocca come ornamento architettonico; nella credenza popolare si riteneva tenesse lontano il malocchio.

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Mascherone rappresentante il dio del vento.

Volta a botte: soffitto a superficie semicilindrica.

Volta a botte.

Volta a botte.

Lunetta: elemento architettonico di una muratura o parte di esso a forma di luna falcata, di mezzo tondo o di lente.

Volta a botte lunettata.

Volta a botte lunettata.

Rococò: stile settecentesco d’origine francese caratterizzato da mobili e oggetti di forma capricciosa e da elementi decorativi quali foglie, volute, conchiglie.

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Decorazione in stile rococò.

Fonte glossario: Encarta, Wikipedia

Approfondimenti

Gian Lorenzo Bernini

Autoritratto di Gian Lorenzo Bernini.

Autoritratto di Gian Lorenzo Bernini.

Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 – Roma 1680), architetto, scultore, pittore, scenografo e autore di teatro, fu la personalità artistica dominante del barocco italiano. Mise la sua eccezionale abilità tecnica al servizio di una grande fantasia e rinnovò la tipologia del ritratto e del busto marmoreo, della fontana e del monumento funebre.

L'arte del periodo barocco è caratterizzata dall'enfasi del movimento e da una esasperata drammaticità. Gian Lorenzo Bernini, considerato il massimo esponente del barocco in Italia, scelse di rappresentare la figura biblica del David (1623?, Galleria Borghese, Roma) nel momento di massima tensione fisica ed emotiva, mentre carica la fionda con cui uccise il gigante Golia.

L’arte del periodo barocco è caratterizzata dall’enfasi del movimento e da una esasperata drammaticità. Gian Lorenzo Bernini, considerato il massimo esponente del barocco in Italia, scelse di rappresentare la figura biblica del David (1623?, Galleria Borghese, Roma) nel momento di massima tensione fisica ed emotiva, mentre carica la fionda con cui uccise il gigante Golia.

Domenico Carella

Domenico Antonio Carella (Francavilla Fontana, 1721 – Martina Franca, 1813) è stato un pittore italiano.
Il Carella si formò sulla cultura napoletanae il suo apprendistato presso Francesco Solimena e Pompeo Batoni, più tardi si avvicinò ai modi pittorici di Corrado Giaquinto e Luca Giordano.Nel 1746 si sposò con Maria Dell’Abbate a Francavilla.
L’artista operò molto a Martina Franca intorno al 1770 dove venne sancita la sua fama, lavorando per gli affreschi del Palazzo Ducale del duca Francesco III Caracciolo in tre sale: dell’Arcadia, del Mito e della Bibbia. Fra gli artisti più stimati e prolifici della Puglia del settecento operò anche a Alberobello, Massafra, Ceglie Messapica, Erchie, Taranto, Francavilla Fontana, Monopoli, Conversano, Ferrandina, Calvera, Palagiano e Rutigliano.


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