Credo sia salutare concedersi almeno 10 min. al giorno di sane fantasticherie. Sognare ad occhi aperti, cercare quanto di fantastico, fantasioso, fuori dal comune c’è in questo nostro pianeta che chiamiamo Terra. Questo che vi propongo è il primo articolo di una serie di post in cui vi proporrò alcuni spunti di riflessioni sul mondo della fantasia, vista sotto molteplici punti di vista. Non solo letteratura, quindi, ma anche cinema, pittura, vita.
Non si tratterà di vere e proprie recensioni, o commenti critici o grandi riflessioni sulle opere. Piuttosto, la mia intenzione è quella di parlare un po’ di argomenti che mi appassionano, condividendo con voi le mie impressioni, sperando di potere sapere cosa ne pensate anche voi tutti.
Oggi vi voglio parlare di uno dei libri peggiori che io abbia letto nell’ultimo anno, si tratta de I guardiani dei lampi (Bodyguard of Lightning), primo capitolo della trilogia Orchi (Orcs: First Blood), scritta da Stan Nicholls e pubblicata in Italia da Mondadori.
L’intento dell’autore è quello di scardinare un po’ le regole della fantasy fornendo un punto di vista inusuale. Un romanzo in cui i protagonisti sono i membri di una delle razze più crudeli e sanguinarie del genere, un popolo votato alla guerra, alle razzie, capaci dei crimini più efferati. Non per niente esiste l’espressione “sei un orco”, riferita a una persona particolarmente burbera, all’estremo, crudele.
Quando ho letto la quarta di copertina del romanzo, devo dire il vero, ho cominciato a nutrire molte aspettative sull’opera di Stan Nicholls. Era da tempo che pensavo al fatto che una storia del genere, raccontata dal punto di vista del “cattivo” sarebbe stata davvero interessante. Invece, niente di più deludente.
Sì, perché l’autore comincia col piede giusto, ma poi incappa in uno degli scivoloni più grossi che gli potesse capitare: snatura completamente il punto di vista degli orchi. In altre parole, gli orchi cominciano a comportarsi esattamente come se fossero degli umani e più va avanti la storia, più questa evidenza si fa marcata. Sebbene all’inizio la narrazione sembri essere quella di un orco, con tutto quello che ne consegue in termini di riflessioni, morale, etica ecc., da un certo momento in poi, avviene una vera e propria conversione e Nicholls ci offre “il lato umano” degli orchi!
Questo aspetto del romanzo, devo dire, mi ha molto deluso. Mi ha lasciato un senso di insoddisfazione che, ancora oggi, a diversi mesi dalla conclusione di quella lettura, mi porto dietro.
Non mi è capitato spesso di lasciare una saga in asso, di abbandonare la lettura di un ciclo. Eppure con Orchi è stato così, non sono riuscito a proseguire, ho concluso la lettura del primo romanzo e poi ho detto basta. Magari, i successivi volumi sarebbero stati più interessanti, ma il primo mi ha davvero lasciato l’amaro in bocca.
Sarei curioso di conoscere il parere di qualcun altro.