L'Alibi della Vittima di Giovanna Repetto
| Gargoyle, 2014 | pag. 333 | € 17,00 |
A Rocca Persa, cittadina dell'agro pontino a pochi chilometri da Roma, fa ogni tanto la sua comparsa Memè, individuo di cui non si sa nulla tranne che fa girare cocaina purissima. Il Maresciallo Trevisan è sulle sue tracce da mesi, ma l'identità dell'uomo resta ancora un mistero. Perfino per Greta, giovane femme fatale che frequenta assiduamente Memè per "lavoro" e che fa di tutto per sostituirsi a lui nel traffico clandestino. Al Servizio per le Tossicodipendenze del paese, intanto, l'ostinata assistente sociale Holy Mary e la diplomatica psicologa Lina lottano per debellare il flagello della dipendenza, mettendo a punto percorsi di riabilitazione per un'utenza che spesso si rivolge a loro per problemi ben più gravi della droga. La sera del 2 settembre viene ritrovato il cadavere di Memè in un appartamento di via Merulana a Roma. La stessa sera molti abitanti di Rocca Persa si trovano nella capitale, ognuno con un alibi più o meno ferreo ma tutti con un movente altrettanto credibile. Chi è stato allora a uccidere Memè? Il docile Marco, nipote della proprietaria dell'appartamento nonché tossicodipendente di Rocca Persa? Gaetano, ex detenuto per rapina a mano armata? Oppure l'affascinante Greta?Voto: Sono le vittime - non i colpevoli -
ad aver bisogno di un alibi.
Quando ho iniziato questo libro mi aspettavo grandi cose, perché lo stile della Repetto mi ha subito conquistata. Capitoli brevi, una penna acida, tagliente, senza troppi fronzoli, una storia che miscela il thriller, il noir, il dramma psicologico, il disagio sociale... insomma sembrava tutto davvero perfetto.
Poi qualcosa non solo non è scattato, ma non ha nemmeno funzionato. Tutti questi capitoli - alcuni tra l'altro veramente d'impatto - non si sono amalgamati gli uni con gli altri a dovere, nell'impasto sono rimasti dei grumi, eppure la ricetta sembrava una bomba.
Personalmente man mano che consumavo le pagine l'interesse non è mai scemato, ma nemmeno cresciuto.
La Repetto resta comunque un'autrice da tenere d'occhio.
Io Non Sono Mara Dyer di Michelle Hodkin
| Mondaodri, 2013 | pag. 460 | € 17,00 | Mara Dyer #2 |trama spoiler
Voto:
Mara Dyer sa di aver commesso un omicidio. Jude voleva farle del male, e lei si è difesa, grazie al terribile potere che le permette di uccidere con la forza del pensiero. Ma ora Jude è tornato, e nessuno le crede anche se giura di averlo visto con i suoi occhi. Quel ragazzo dovrebbe essere morto, e Mara rischia di finire i suoi giorni nell'ospedale psichiatrico in cui è tenuta in osservazione con una diagnosi di probabile schizofrenia. L'unica possibilità di salvezza è assecondare i medici e fingere di avere avuto un'allucinazione. Così la sera è libera di tornare a casa e vedere Noah, l'unico che ancora crede in lei e cerca di aiutarla a fare luce sui misteri che circondano la sua vita, proteggendola da Jude. Ma i fatti inquietanti si moltiplicano, e Mara rischia di impazzire sul serio: qualcuno entra in camera sua la notte e la fotografa mentre dorme, e un giorno le fa trovare una bambola appartenuta alla nonna, che soffriva dei suoi stessi disturbi. Mara, esasperata, cerca di bruciarla, ma nel fuoco rinviene un talismano complementare a quello in possesso di Noah...
Mara... ma chi ca**o sei???
Libri di questo tipo non si possono pubblicare a distanza! Altro che Legge Levi, sono queste le cose che andrebbero regolamentate: le serie si completano e si stampano a distanza ravvicinata!
Ma si può aspettare un anno per un romanzo che miscela thriller e horror? Ma siamo pazzi?
Sclero a parte non posso dire che il libro non sia bello, ma un sacco di cose del primo volume nemmeno me le ricordavo più. E poi a volte mi sembrava che l'autrice volesse allungare un po' il minestrone gettando il lettore nel caos più completo coi soliti giochetti: ma quello che vede Mara sarà reale? Ma Mara è pazza? Ma ci fa o ci è? Poi si arriva alla fine e - difetti a parte - ci si alza dalla poltrona e si applaude.
Emerald di Virginia Henley
| Originale Euroclub, 1997 | pag. 358 |
Inghilterra, 1800. Vendetta: per cinque lunghi anni è stato il suo unico desiderio, il pensiero che lo ha spinto a resistere su quella dannata nave galera.Voto:voto dato 10 anni fa, quindi da prendere con le pinze
Nel corso di quei lunghi e tristi giorni che lo hanno trasformato in un uomo cinico e spietato, ha avuto tutto il tempo di predisporre il proprio piano. E infine l'agognato momento è giunto.
Finalmente evaso, Sean, conte di Kildare, è pronto alla resa dei conti con l'uomo che gli ha ucciso il fratello, facendo ricadere la colpa su di lui.
Strumento della sua rivalsa sarà la figlia del suo nemico, la bella e fiera Emerald, il cui dolce ricordo non l'ha mai abbandonato. Ma non è più tempo di sentimentalismi, la fanciulla dovrà essere comunque la vittima da sacrificare alla buona riuscita del progetto.
Al posto della indipendente e audace ragazza di un tempo, Sean ritrova però una creatura timida e spaventata. Cosa può averla fatta cambiare tanto? Quante altre sofferenze ha seminato quel vecchio delitto?
Sean non lo sa, ma prima che a queste domande, c'è un dilemma ben più importante a cui si troverà costretto a dare una risposta: se sia più giusto seguire la voce dell'orgoglio... o quella del cuore.
Ma i libri hanno una data di scadenza? Mi sono posta questa domanda mentre sfogliavo i romanzi letti dieci, forse anche quindici anni fa, e la domanda è sorta inevitabile "adesso mi piacerebbero allo stesso modo?". Alla fine credo di sì. O forse no. Oddio, non lo sooo!!!
E' ovvio che andrebbero letti con una consapevolezza diversa, ma mi basta pensare alla serie dei Chicago Stars di Susan Elizabeth Phillips per rendermi conto che i suoi vent'anni se li porta alla grande, ma poi prendo in mano un romance storico e via di sbadigli.
Ok, forse in passato ho semplicemente abusato di un genere piuttosto che di un altro e sono diventata ipercritica, leggasi, un'acida lettrice. Può essere, no?
Fatto sta che oggi come oggi preferisco i romanzi più coraggiosi, quelli che non ripropongono il solito schemino trito e ritrito, quelli che affrontano tematiche anche un po' spinose e capaci di andare controvento.
Emerald è uno di quei libri che a mio avviso andrebbe riproposto, invece è fuori commercio. E' uno di quei libri che probabilmente si odia o si ama.
L'ho letto troppi anni fa per recensirlo con lucidità, ma rispetto a tanti romance datati, questo ci presenta un protagonista maschile che è un vero bastardo doc. Ecco, adesso mi direte che è il solito cliché, e vi dò ragione, ma vi assicuro che Sean è più bastardo di tanti personaggi che avete incontrato finora in un romance. E quindi è super doc. Per lui la vendetta è più importante di qualsiasi altra cosa ed è così determinato da sacrificare anche la donna di cui s'innamorerà punendola in uno dei modi più infimi possibili.
La Henley poi ha uno stile bello forte. Non usa mezzi termini, non si fa remore di nessun tipo, e dice pane al pane vino al vino. Me la ricordo anche parecchio esplicita, quindi se avete studiato dalle orsoline forse non rientrerà nelle vostre corde.
Se lo leggessi adesso mi piacerebbe allo stesso modo? Non lo so. Forse mi sembrerebbe meno cattivo di quello che è, forse mi annoierebbe, forse lo troverei insulso, ma di certo prima o poi dovrò sottopormi a questo "esperimento" e scoprire se i libri che mi sono piaciuti anni fa, potrebbero piacermi anche adesso. Sì... s'ha da fa'!
Alla prossima!