Pillole e smentite
Creato il 21 novembre 2012 da Pedagogika2
Il capo dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, Giovanni Biondi attraverso un’intervista rilasciata alla Tecnica della Scuola, l’alto dirigente ministeriale sostiene che le “pillole del sapere”, venute alla luce durante la trasmissione Report, andata in onda su RaiTre il 18 novembrenon sono farina del suo sacco. Lui non c’entra. Né con la scelta dell’azienda privata multimediale gestita da Ilaria Sbressa, consorte di Andrea Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset e presidente dell’associazione che cura il digitale terrestre, che ha prodotto gli spot educativi pagati dal Miur 730 mila euro. Né con la decisione di scegliere quei tecnici che, attraverso le commissioni ministeriali, hanno puntato sull’azienda della Sbressa: il capo dipartimento sostiene che i nominativi sarebbero stati indicati dal direttore generale dimissionario Massimo Zennaro. Biondi sostiene quindi di essersi preso la responsabilità di allestire le commissioni tecniche solo perché il direttore generale che avrebbe dovuto farlo se ne era andato. Poi tiene a dire che quegli spot sono originali, nemmeno troppo mini - non durano tre minuti ma tredici - e di sicuro valore educativo.Insomma il capo dipartimento non decide e non sa niente, scopriamo che al Miur ci sono commissioni tecniche per ogni minima decisione, ma poi ogni commissione è distinta dalle altre, una sorta di gioco di scatole cinesi. Ancora l'azienda della Sbressa è, a quanto pare, la migliore nel campo degli spot educativi multimediali, anche se abbiamo saputo grazie a suoi collaboratori che tali spot vengono fatti con materiali reperiti dal web; insomma preparati da altri e quindi il lavoro di suddetta agenzia è stata quella del semplice copia-incolla, aiutata da un po' di sano montaggio. Ancora, tale materiale ha un valore di molto inferiore a quello pagato dal Miur e molti programmi della Sbressa, ricordiamolo, vengono "girati" nella sua camera da letto, nel suo salotto, addirittura nel suo bagno. Grande contenuto cul.....turale.Ritorniamo all'intervista........... Dottor Biondi, in questi giorni il suo nome è stato accostato a quello dei responsabili che hanno commissionato le “pillole del sapere”: prodotti digitali di dubbia valenza formativa, per i quali lo stesso ministero dell’Istruzione avrebbe pagato cifre iperboliche. Cosa ha da dire?Prima di tutto devo fare alcune precisazioni. La prima è che le “pillole del sapere”, di cui Report ha parlato, non sono di soli tre minuti l’una. Ma durano molto di più: tredici minuti. E non sono, quindi, quelle mostrate in tv. Riguardano invece dei contenuti educativi condivisi dall’Ansas e dalle scuole che hanno commissionato e approvato il progetto. E che ora sono in fase di revisione finale.Già anche bambini di sette anni, se sufficientemente alfabetizzati all'uso delle tecniche informatiche avrebbero potuto produrre tali pillole di sapere, o forse anche di migliori! Questo significa che le “pillole del sapere” non sono ancora pronte?I format sono stati consegnati all’Ansas, i cui esperti hanno proposto delle modifiche. Che in questo momento stanno realizzando. Però il loro collaudo è stato già approvato.Meno male che esistono tutti questi esperti, altrimenti Miur ed Ansas probabilmente non avrebbero modo di "essere".Ma chi ha approvato i contenuti realizzati dall’azienda multimediale?Sono un gruppo di persone, di esperti tecnici, i cui nominativi erano stati scelti dal dottor Zennaro. Ovviamente prima che lui lasciasse il Miur, lo scorso 7 gennaio. Altri tecnici.........E lei quando ha nominato le commissioni?Due settimane dopo: il 20 gennaio. Quando ho insediato il tavolo di lavoro. E questo perché il posto del direttore che avrebbe dovuto farlo era rimasto vacante. E mi è stato chiesto, in qualità di capo dipartimento, di farlo al posto suo. Però ha trovato praticamente tutto già pronto.E poi cosa è accaduto?A quel punto l’Ansas ha attuato le procedure per la scelta dei prodotti multimediali, naturalmente sulla base delle regole imposte dalla Consip. Come accade in tutte le pubbliche amministrazioni.Arriva anche il Consip.......Rimane il fatto della scelta caduta su un’azienda con credenziali dubbie.Non voglio entrare nel merito. Perché sull’acquisto non ho alcuna implicazione. Dico solo che questa società multimediale ha prodotto non solo le “pillole” di cui tanto si parla, ma 800 prodotti. E che quelli prescelti sono stati selezionati da persone competenti. Inoltre sono originali, non certo copiati da internet, come si è detto. Certo il capo dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali,"non entra in merito"?! Questa società ha prodotto solo roba di "alta qualità", creata da persone molto competenti. Si, si ci crediamo............abbiamo visto e sentito. Quindi il Miur ha fatto bene a puntare sull’azienda della Sbressa?Questo lo deve chiedere alle commissioni. Sono loro che hanno valutato e confrontato le candidature. Io dico solo che non c’entro niente. Il mio unico ruolo è stato solo quello di far insediare le commissioni. Ma, lo ripeto, si tratta di nominativi di tecnici recepiti, come quelli della direzione dello studente, sulla base di indicazioni precedenti.Di nuovo, Biondi, non risponde, esiste una commissione non solo per ogni settore ma forse anche una per ogni domanda alla quale deve rispondere. Suo unico compito è l'insediamento delle commissioni (un responsabile ufficio collocamento?).Le indicazioni sono, ovviamente precedenti alla sua nomina, quindi si scarica di nuovo la responsabilità al governo precedente. E da quel momento il suo ruolo nella realizzazione delle “pillole del sapere” quale è stato?Ho cercato di dare un apporto sui contenuti. Cercando, come riportato dai verbali, di rendere le ‘pillole’ utili anche per la formazione curricolare. A seguito di un accordo con il motore di ricerca Google, ho proposto, ad esempio, di affiancare la loro fruizione anche in ambito didattico. Ma poi non se ne è fatto nulla. Alla fine, comunque, quanto prodotto possono dire che sono dei prodotti multimediali di buona fattura. Ovvio..........Alla fin fine che ha fatto Biondi? Per cosa viene pagato? Due più due di solito fa quattro ma qui fa almeno sette........ Insomma, dopo le dichiarazioni di estraneità rilasciate dall’ex ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, e dal suo braccio destro, all’epoca, Massimo Zennaro, stavolta è il capo dipartimento, Giovanni Biondi, a tirarsi fuori. Con una difesa corredata da dettagli che smonterebbero, almeno in parte, le accuse rivolte nei confronti del Miur dalla redazione di Report. Ora la parola passa al ministro Profumo: che nel pomeriggio del 22 novembre spiegherà la sua versione dei fatti durante un’audizione presso la Commissione Cultura della Camera.Staremmo a sentire............ Un punto incontrovertibile, che non può avere due verità distinte, è la durata dei filmati (pillole del sapere). Nell’intervista Giovanni Biondi dice: “quegli spot sono originali, nemmeno troppo mini - non durano tre minuti ma tredici - e di sicuro valore educativo“.
Ora nel servizio televisivo di Report sono stati mostrati solo degli stralci dei video, in particolar modo quello sul semaforo, quindi l’effettiva durata del video viene solo detta ma non dimostrata. Gli autori di Report, però, nel web hanno riportato un articolo di approfondimento sull’argomento, dove il video sul semaforo è riprodotto integralmente per una durata complessiva di tre minuti.
Nasce spontanea la domanda, ma di che pillole stiamo parlando? A questo punto dando per buona la tesi esposta dal capo dipartimento Giovanni Biondi, la trasmissione televisiva Report deve dare una risposta che dimostri la veridicità delle sue argomentazioni.
Un video di tre minuti non è lo stesso di un video di tredici minuti, e poi superare questo contraddittorio è una questione di correttezza dell’informazione.
La storia delle pillole del sapere probabilmente continuerà, ed è auspicabile che già dalla prossima puntata di Report si possa chiarire se i video indicati in televisione e nel web siano effettivamente quelli acquistati dal Miur .
La parola passa a Milena Gabanelli. E speriamo per una risposta definitiva, ad "orecchio" mi viene da dire che mi sento "vagamente" presa in giro, come cittadino, come operatore, come genitore e anche come semplice persona che vuole essere informata dei fatti.Ora spero di non prendermi una querela, per il tono vagamente polemico.Simonetta.
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