“Pillola blu ti svegli domani e non ricordi nulla, pillola rossa scopri quant’è profonda la tana del bianconiglio.” (Morfeus- Matrix)
Quante volte nella vita ci siamo trovati di fronte ad una scelta? Quante volte abbiamo dovuto decidere se restare sulla strada vecchia o prendere quella nuova, per dirla con un noto proverbio? Personalmente, molte, forse troppe. E quante volte, una volta fatta questa scelta, ci siamo ostinatamente domandati se fosse quella giusta? Idem con patate. Ormai, però, il dado era stato tratto e tornare indietro sarebbe stato impossibile. Quindi, per pigrizia, per puro spirito di rassegnazione o semplicemente perchè era la soluzione egoisticamente più semplice, abbiamo lasciato cadere queste domande e ci siamo lasciati trasportare dalla corrente, lungo quella strada che, in precedenza, avevamo deciso di percorrere.
Ultimamente, spinta da varie conversazioni e determinati avvenimenti, mi sono fermata a riflettere su cosa ci spinga a scegliere una strada piùttosto che un’altra. Tutta la mia, spicciola ed innocente riflessione parte dal ricordo, non troppo lontano, di un avvenimento abbastanza personale, di cui, però, non sto qui a dirvi i dettagli. Sì, lo so, immagino il pensiero che in questo momento vi starà passando per la mente: “Che palle! L’ennesimo articolo sull’amore…” ed invece, cari miei, non è così, o per lo meno non del tutto! Vi ho anche solo minimamente incuriosito? Benissimo, allora armatevi di sigarette e, gentilemente, di una cartina per me perchè sono senza, e seguitemi nel mio ragionamento.
Tutto comincia un giorno imprecisato, in un posto che potrebbe essere in una qualsiasi parte del mondo, ad un’ora che probabilmente non ha alcuna importanza: insomma, tutto hai inizio in un punto 0 di coordinate (X;Y) di un qualsiasi piano cartesiano. Il nostro punto 0 altro non è che il luogo in cui collocare due soggetti, che per privacy, ed anche perchè il discorso matematico mi sta intrigando, chiamerò A e B. I due soggetti sono molto legati e hanno passato insieme parecchi anni della loro vita. Ad un tratto a B deve andare via: deve quindi decidere se restare nel punto 0 con A oppure spostarsi ed affrontare l’ignoto, trasferendosi in un ipotetico punto 1. Mi rendo conto che forse il discorso può sembrare contorto, ma, in realtà, è una semplicissima situazione tipo che spesso ci si trova ad affontare. B deve fare, perciò, la sua scelta; e quale è il modo migliore per decidere se non vagliare i pro ed i contro di ognuno dei due casi? B decide, ed ovviamente sceglie, di trasferirsi nel punto 1.
E’ adesso che la mia riflessione arriva al punto cruciale: e il soggetto A che fine fa? Quali pensieri gli ronzano per la testa? A si ritroverà solo e quindi comincerà a pensare che forse B è andato via anche a causa sua, comincerà a farsi paranoie su paranoie, a svilirsi, a dubitare di se stesso e delle sue capacità riducendosi ad un’insulsa gelosia scaturita dalla domanda “Perchè io sono ancora qui?”. Anche A dovrà quindi fare una scelta: restare a compiangersi oppure adoperarsi per migliorare, per crescere. Molto spesso si sceglie la prima ipotesi.
Proprio come il fantomatico soggetto A, anche la sottoscritta in questo periodo si è ridotta a questi ragionamenti inconcludenti, autoscreditandosi ed arrivando quasi a mollare tutto. Come ne sono uscita? Non l’ho fatto! Sono ancora “allegramente” immersa nel mio mare di depressione immotivata, schiacciata da situazioni stupide che, però, sembrano montagne. Continuo a farmi film su film: ultimamente credo di essere arrivata ad un punto di non ritorno in cui i miei ragionamenti mentali si confondo con la realtà ed io non sono più in grado di distinguere le due cose. Il mio B ha fatto una scelta, mentre io non ne sono stata in grado. Sono rimasta sola a rotolarmi in un prato di domande mentre le risposte volavano via.
Ebbene si, non ci sono riuscita, o forse non ho semplicemente voluto affrontare l’ignoto. Ho preferito restare ancorata ad un passato che non è presente e sicuramente non diventerà futuro. Anzi, ho fatto di peggio: io non ho fatto la scelta sbagliata, non ho proprio scelto! Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciata trasportare, inerme, dalla corrente degli eventi. Un po’ come un bambino nel mare, che facendo il morto, viene trasportato lontano dalla mamma; lui non ha fatto una vera scelta, ma, comunque, non ha fatto nemmeno nulla per evitare di essere allontanato.
Quale è adesso il succo della questione? Che cosa c’entra tutta questa digressione con titolo e introduzione? Il nesso c’è: la scelta e ciò che ne deriva. Scegliendo la novità aumentiamo il rischio giocando con il fuoco, poichè non sappiamo cosa ci aspetta. I giovamenti e le soddisfazioni che potremmo avere dall’andata a buon fine della nostra scelta, potrebbero essere moltissimi. Non scegliendo ci precludiamo il gusto sbagliare o guadagnare, e restiamo in uno stato catatonico capace di annientarci lentamente e silenziosamente al livello mentale.
In definitiva, se non volete ridurvi in questo modo dovete scegliere. Prendete la vostra decisione: pillola rossa o pillola blu? Afferratene una delle due dalle mani di Morfeus, anche quella blu se preferite! L’importante è scegliere e sbagliare se necessario e chiedersi se si è scelto bene oppure no ed avere dubbi e tentare, comunque, per ottenere qualcosa capace di farti crescere.