A seguito dell'"incidente" occorso all’aereo della compagnia tedesca low cost Germanwings, costola della prestigiosa Lufthansa, di botto la reputazione dei piloti si è appannata. “Colpa” di Andreas Lubitz (sit ei terra levis), il copilota del velivolo schiantatosi sulle Alpi francesi il 24 marzo 2015: sùbito dipinto come un aviere modello, è poi stato, con il passare del tempo, trasformato in un depresso, in un pazzo, in un folle suicida che ha voluto trascinare nel suo gesto autodistruttivo altre 149 persone.
E’ ovvio che questo ritratto a tinte fosche è falso, ma funzionale agli scopi di chi gestisce il genocidio globale noto in modo eufemistico come “attività di geoingegneria clandestina”.
Fra le numerose stranezze che si sono susseguite dopo l’incidente, spicca l’improvvisa e sospetta attenzione dei media governativi nei confronti dei piloti tout court. E’ un’attenzione che è coincisa con articoli in cui i “nocchieri del cielo” sono ritratti come protagonisti di azioni arrischiate, di gesti inconsulti. Sono lontani i tempi di Francesco Baracca e del Barone rosso, quando aviatore era sinonimo di eroe. Oggi quell’epica età è lontana… Ad esempio, il pilota dell’Alitalia, Maurizio Foglietti, nella sua abitazione di Todi avrebbe dato vita ad uno spettacolo pirotecnico, sparando alcuni colpi d’arma da fuoco, probabilmente nel corso di una lite. Era la sera di Pasqua. Non pago di tale impresa, il Foglietti si è poi cimentato in una scorribanda automobilistica sulle strade umbre, con tanto di sorpasso spericolato, incidente ed alcool test positivo. Ne sono seguite la denuncia a piede libero per opera dei Carabinieri e la sospensione della patente. Per le sue intemperanze l’Alitalia aveva già sollevato il pilota dall’attività di volo.
Viviamo nell’era della menzogna e le notizie riguardanti Foglietti potrebbero essere o inventate o iperboliche. Questo aspetto, però, non è così importante: è significativo, invece, quello che si nasconde dietro questi presunti fatti e l’enfasi con cui i pennivendoli li divulgano. Il messaggio tende ad eclissare la cronaca reale o fittizia che sia.
Occorre compiere un passo indietro: dopo che l’Airwings era precipitato, sùbito numerosi piloti e copiloti si rifiutarono di salire a bordo. Perché? Non erano state ancora partorite le baggianate di Andreas Lubitz psicolabile intento a somministrare potenti diuretici per attuare i suoi inverosimili piani.
Orbene, pare che la berlina mediatica contro i piloti sia un’intimidazione o per lo meno un monito obliquo affinché tacciano a proposito della sindrome aerotossica, causa di gravi problemi di salute tra equipaggi e passeggeri degli aerei, all’origine di sciagure anche mortali.
La situazione peggiora sempre più: ogni anno in media muore un pilota. Lo denuncia Antonio Bordoni, esperto di incidenti aerei ed autore di un saggio intitolato “Piloti malati”. Bordoni individua nello stress l’origine dei decessi, ma la parola stress o l’espressione burn out, oggi di moda per indicare il logorio psico-fisico provocato da vari mestieri e professioni, ci sembrano alludere a qualcos’altro. Sì! Alla sindrome aerotossica, legata a doppio filo alla biogeoingegneria illegale. Gli avieri sono presi tra due fuochi: da un lato sanno quali sono i pericoli per la loro salute, dall’altro sono consci che, qualora dovessero sputare il rospo, rischierebbero provvedimenti disciplinari e persino il licenziamento. Così tacciono ed il loro silenzio non è d’oro, ma una colpevole omertà: le malattie e le morti non sono “appannaggio” del personale di bordo. Sono comunque i primi a pagare: chiamatela Nemesi o Giustizia superiore, chiamatelo karma…
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