Nelle ultime ore ha fatto discutere la notizia secondo la quale il Prefetto Gerarda Pantaleone avrebbe indotto l’amministrazione comunale di Pimonte a togliere la bandiera borbonica (simbolo del Regno delle Due Sicilie), esposta sulla facciata del palazzo comunale, perché non si tratta di una bandiera istituzionale. E il conseguente malumore della Giunta comunale.
Per cui, abbiamo approfondito il caso – Pimonte, per scoprire cosa c’era dietro l’esposizione della bandiera e carpire l‘eventuale malumore dell’amministrazione comunale, in seguito alle decisioni del Prefetto. Abbiamo parlato con il vicesindaco Vincenzo Coticella, uno dei più giovani della Campania con i suoi 26 anni e ci ha spiegato che, come spesso avviene, le informazioni, sono state distorte: “il Prefetto non ci ha detto di toglierla, ma di spostarla, poiché vicina al tricolore. E si è trattato di una semplice nota che abbiamo ricevuto. Nessuna sanzione o altro”.
In effetti, la giunta comunale era perfettamente consapevole, ci spiega Coticella, che la bandiera borbonica non poteva essere esposta accanto al tricolore italiano, poiché esiste un articolo della Costituzione che vieta l’annessione di bandiere di movimenti o fazioni politiche alla bandiera italiana. Si è trattato, infatti, di un’esposizione momentanea, nell’ambito della cerimonia di consegna della bandiera stessa, celebrata l’8 marzo a Pimonte.
La bandiera, di fatti, è stata ora spostata su un’altra facciata del palazzo e non accanto a quella italiana. Un’altra bandiera borbonica, inoltre, compare fuori l’ufficio del sindaco Michele Palummo.
“Come spesso avviene, i media hanno travisato la notizia. E non hanno letto la delibera, nella quale, specificavamo che l’esposizione della bandiera borbonica era esclusivamente per fini culturali e non politici“, dichiara il vicesindaco, “poiché nelle nostre terre possediamo molti riferimenti e resti della storia borbonica, come l’Acquedotto.”