A un anno di distanza dalla scomparsa di Pino Daniele, ripropongo il mio intervento scritto a caldo subito dopo la notizia.
L’anno non poteva aprirsi peggio, la perdita di Pino Daniele è l’ennesima mazzata per il panorama artistico e musicale del nostro paese. Non è solo Napoli a piangere questa scomparsa, sebbene Napoli abbia ricevuto tantissimo dal musicista partenopeo nei suoi quarant’anni di attività. Dall’esordio con il gruppo Batracomiomachia, all’entrata nel 1976 nello storico gruppo Napoli Centrale, fino all’evoluzione radicale del suo stile che culminerà con l’album del 1980 Nero a metà, Pino Daniele ha attinto molto dalla classicità napoletana traghettandola poi verso il blues, il soul, componendo brani che sono diventati ormai dei classici. Ca calore,’Na tazzulella ’e cafè, Napule è rappresentano indubbiamente la trasformazione di una tradizione secolare, un superamento che non ha mai omesso le radici, un’ars combinatoria geniale apprezzata, seguita da artisti nazionali e soprattutto internazionali (Eric Clapton, Chick Corea, Al Di Meola, Richie Havens, Phil Manzanera, Pat Metheny, tanto per…