La prima pagina dell’ultima Domenica del Sole era dedicata a Pinocchio. C’era un testo di Mario Vargas Llosa tratto dall’introduzione che il premio nobel ha scritto per la nuova edizione delle avventure del burattino più famoso del mondo in uscita per l’Edizione Nazionale delle opere collodiane. Ci è piaciuto tantissimo. Ne riproponiamo un brano.
Sebbene sia un personaggio magico, Pinocchio è profondamente umano, vicino alle nostre esperienze e per questo le sue avventure non solo le leggiamo, ma le viviamo con lui, e ne traiamo stimolo e creatività. Possiamo essere migliori di quello che sembriamo, perché come Pinocchio, cercando nella nostra personalità segreta, si nasconde una verità: che dipende solo da noi far risplendere per arricchire la nostra vita, come accade a lui alla fine della storia. Il libro fu scritto per lettori in calzoni corti, e senza dubbio sono i bambini quelli che si divertono di più leggendolo. Le avventure di Pinocchio commuovono, però, anche gli adulti e gli anziani, che tornano a quella prima età in cui il mondo della realtà e quello del sogno si confondono: un mondo in cui si può ancora credere alle fate e alle magie, un mondo al quale è impossibile rinunciare, nonostante il passare degli anni, perché, come Pinocchio, gli esseri umani sono condannati a desiderare sempre quello che non hanno e quello che non sono. Da quel sogno nasce quel burattino snodato che, per ciò stesso, è un simbolo della nostra condizione.
L’immagine è tratta dal nuovo film d’animazione di Enzo D’Alò, presentato a Venezia e in uscita a febbraio 2013.