Magazine Diario personale
La testa invece viaggia tra passato, presente e un futuro che non si realizzarà mai, perchè oramai mancano gli attori, la sostanza volatile e materiale...e poi perchè, cosa più importante, mi interessa di più il presente che, non sarà perfetto, ma mi piace e non vorrei cambiarlo...
Piove ininterrottamente da ieri sera, che sono uscita coi miei genitori, che noi tre da soli è cosa assai rara. E ancora più preziosa è che ieri sera siamo riusciti a NON battibeccare nemmeno un po' (da scrivere in grassetto sul calendario..)!!!
Tornata a casa dopo qualche settimana, per motivi che sanno di autunno e foglie marce, le frivolezze le metto momentaneamente da parte.
Ieri il mio babbo e io abbiamo accompagnato per il suo ultimo viaggio terreno il suo babbo e mio nonno, dopo circa 13 anni che non c'è più. Legno scuro lucido e il rendermi conto che mio nonno non è là dentro ma...nelle cose belle e giuste che ha fatto e che mi ha insegnato.
Tornare a casa e camminare nel mio paese che mi saluta, quanta gente che conoscevo ieri mattina per strada, faceva un certo effetto, a Pescia non conosco nessuno, quando cammino per strada sono invisibile e a volte vorrei esserlo davvero, ieri pensavo che era bello tornare e vedere che per qualcuno esisto e valgo un saluto...
Tornare a casa e fare colazione con pane fresco e caffè d'orzo, e trovare Cenerino nella mia coperta viola che sembrava un involtino primavera, beato lui...
ma apprendere anche che un mio compagno di scuola (elementari e medie), è andato a morire a Barcellona, dopo l'ennesima fuga da casa... E allora per un momento il presente si cancella, e tornano alla memoria certe mattinate di novembre, coi marciapiedi gonfi di foglie secche, il grembiule blu, il colletto coi fiori celesti ricamati, la cartella di cartone rossoblu (regalo della zia Carla per rendere meno amaro quello che la scuola rappresenta: la fine della vita libera e selvaggia)e il piumino arancione della Upim che mi ci si sentivo una palla ma era tanto caldo .
E, in mezzo a tanti altri, quel bimbetto antipatico e pestifero, che non ho mai sopportato ma che infondo non lo faceva apposta, come invece altri che, antipatici erano e antipatici resteranno ad eternum, la sua indole era quella e con quella è arrivato alla fine precoce della sua vita, libero e selvaggio forse avrebbe dovuto vivere, come tanti altri che la "civilizzazione" ha distrutto.
Dicono infine gli "adulti" (quelli che già lo erano quando noi eravamo solo dei bimbetti col potere assoluto dei bimbetti di poter fare di se stessi e della propria vita qualsiasi cosa, peccato capirlo tardi e peccato che poi comunque qualcuno o qualcosa ci sbarra la strada con la storia del dover crescere)"oggi i suoi genitori piangono ma domani vivranno con un peso in meno".
Io non lo so e nemmeno voglio saperlo.
Sarò figlia per sempre, e per me è già abbastanza impegnativo.
Rincorrere fantasmi di presenza
su larghe pieghe d'immobilità di affetti
vuoti ricordi di volti e gesti ed allegrie
su cui pieghiamo il capo dolce evocando
tempi ormai remoti per sentirci addosso
viva la pelle della nostra placida esistenza.
frammento dalla lirica "SOLITUDINE" tratta dal libro AI MARGINI DEL TEMPO, del mio zio Giovanni Sbrana
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