Oggi ho voglia di parlarvi di Cefalonia, uno dei miei argomenti preferiti..
E, questa volta, mi servirò anche del quadernino che avevo con me quando siamo stati giù a settembre, su cui ho appuntato qualche riga durante quei giorni.
Andiamo, proviamo a salire sulla macchina del tempo e dello spazio, forza, ci trasferiamo a Cefalonia!
Oggi è una giornata molto speciale, siamo arrivati da pochi giorni sull’isola e, questa mattina, stiamo aspettando Tassos seduti al tavolino in un bar di Argostoli, il centro abitato più importante dell’isola.
Tassos è un nostro amico, il fratello della proprietaria dell’appartamento Melikoukia, la casa dove abitiamo quando siamo qui.
Bene, eccolo che arriva, siamo pronti per ordinare, sì dai, un gran bel beverone di caffè freddo shakerato con crema di latte, e panna in cima! Più o meno ottocento calorie, ma è così buonooo..
Si chiacchiera allegramente, ci capiamo alla grande, anche se lui sa quattro parole di inglese e noi ne sappiamo sei. Per il resto si va a gesti,.. e poi chi l’ha detto che, per comunicare, bisogna per forza sapere la lingua del posto?
Tassos ci informa che è da sei mesi che qui a Cefalonia non piove. E secondo lui pioverà domani.
O meglio, da domani..
In effetti il cielo comincia a macchiarsi di nuvole ballerine, ma per il momento non sembrano troppo minacciose..
Uhm.. Da domani??
Vedremo..
-dal mio quaderno-
Piove. E piove. E continua a piovere. Da tre giorni. A tratti smette, ma il cielo resta sempre nero. E poi ricomincia. Piove. Acqua che vien giù dal cielo. Tanta. E tanta.
Ed oggi è meno violenta della prima notte, di quando tutto è cominciato. Lo aveva detto Tassos, mai sentita una previsione così azzeccata, in fondo, anche le tre di notte sono già ‘domani’..
Uragano.
Vento impetuoso, urla, ruggisce, sembra voglia scoperchiare la casa.
Forse a svegliarmi è il rumore degli scuri che sbattono, ieri sera abbiamo lasciati bloccati ma non chiusi. I fermi lasciano un po’ di gioco ed il vento se ne approfitta.
Sembra abbia deciso di staccarli e di portarseli via, come rigidi tappeti volanti impazziti.
E poi all’improvviso comincia un picchiettio così violento contro le finestre che penso subito sia grandine, tanto è forte il rumore.
Mi alzo a controllare, a questo punto non riesco più a restare a letto.
Ma non è grandine, no, si tratta di pioggia: gocce d’acqua giganti che crollano dal cielo e vengono sbattute con forza inaudita contro la casa, gli scuri, il tetto, il terrazzo.
Ecco cos’è. Una pioggia che arriva quasi orizzontale, copiosa, immensa.
Ed il cielo si illumina a giorno per i continui lampi che si susseguono senza sosta.
Luce, tanta luce intorno a noi, dalla parte del mare ed anche dal lato opposto, quello della montagna.
Non conosco ancora bene questa casa, mi chiedo se c’è qualcosa che sporge, che può staccarsi, che può essere danneggiato.
Ma poi faccio una rapida visualizzazione mentale di tutto l’esterno e mi dico di no, di sicuro sarà tutto ok, basterà tenere le finestre e gli scuri ben serrati.
Prima o poi passa.
Prima o poi..
Torno a letto, ma non riesco a riprendere sonno.
C’è troppo vento, i tuoni mi fanno sobbalzare, e la luce dei lampi, che entra forte e chiara dalla finestra della cucina e rimbalza fin qui, mi rende ancor più nervosa.
E continuo a ripetermi che tra poco passerà, che smetterà.. O che almeno un po’ si placherà.
Ma non ne ha affatto intenzione.
E pensare che qui non pioveva da sei mesi!!
Se vorrete, vi invito a tornare presto per la seconda parte. Buona domenica!
G.