PIP (Pupa in Progress)

Da Suster

Sulla sedia di Zorro

Mi rendo conto che tra una scemenza e l'altra scritte qui, ho tralasciato a lungo di aggiornare la situazione sui progressi della pupa, la quale ora si va avvicinando pericolosamente alla soglia degli 8 mesi, quindi al prossimo Pupa day. Certo, a questo punto, potrei aspettare direttamente il dì fatidico per fare il punto della situazione, ma le cose stanno cambiando a un ritmo tanto veloce, che qua urge un refresh.
Dunque iniziamo:
  • Postura.
Intanto come avrete potuto constatare dalla foto, la pupa ha decisamente raggiunto la piena padronanza della posizione seduta, ma questo ve l'avevo già detto. La novità vera e propria è che ora riesce a recuperare l'equilibrio da sola quando lo perde, ed è uno spettacolo a guardarla! Certo, non siamo ancora del tutto immuni da incidenti di percorso che non vi starò ad elencare. Fino a poco tempo fa però non potevo nemmeno sognarmi di permettermi una foto a lei seduta sulla sedia: il tempo di inquadrare e mettere a fuoco (perché, accidenti, mi si sono di nuovo sballate le impostazioni della macchina e non riesco più a ripristinare la modalità autofocus), che la sedia già sarebbe stata vuota, e lei per terra in preda a una crisi di pianto (giustamente). Quindi ne ho approfittato per sfoggiare un altro dei fantastici vestitini della nostra collezione autunno-inverno. Mai piaciuto lo stile british school alla sottoscritta, amante semmai più di deliziosi completini etnici da bimbi alternativi... Ma i regali son regali, e noi l'abbiamo indossato per scampagnata domenicale a casa di amici (ma in realtà faceva piuttosto freddo e l'abitino copre poco, ahimè).
Comunque, la postura seduta si è dimostrata utilissima anche in altra situazione ben più urgente: il supermercato. Pupa nel sedile del carrello ci stava un po' larga, è vero, e di quando in quando si buttava di lato, impedendomi di allontanarmi anche solo di due passi, a rischio di vedermela rovesciata a testa in giù tra le patate e la carta igienica, ma rispetto alle mie precedenti spese con lei nel marsupio, o, peggio, a dribblare cestini e carrelli col passeggino, la spesa infilata in due bustoni attaccati ai manubri che a ogni mia distrazione rischiavano di ribaltare col loro peso pupa e veicolo, è stato un gran progresso. La cosa più importante è che lei si è divertita tantissimo e ha socializzato con la metà della gente presente quella mattina alla COOP.
"Uh, che bella bambolina!" Dice anziana signora munita di cestello a traino mentre la pupa divora coscenziosamente il pizzino su cui mi sono appuntata la lista della spesa. "No, bella: la carta non si mangia!" E io capisco che si tratta di un velato rimprovero alla distratta madre, la quale, fingendosi assai turbata, leva subito di mano il foglietto alla bimba: "Tieni, prendi questo piuttosto", le dice porgendole la busta del parmigiano. E tira dritto, noncurante dello sguardo di disapprovazione dell'anziana signora.
  • Autonomia.
L'altro pomeriggio, mentre la sottoscritta Suster si faceva allegramente i cavoli suoi vagando a casaccio in internet e rispondeva a ogni singolo commento a proposito dei suoi ultimi esilaranti e impegnatissimi post, incredibilmente la pupa se ne stava in terra seduta sulla trapunta rossa ed esaminava con attenzione i suoi giochi uno per uno, palla per palla, sonaglio per sonaglio, rigirandoseli con cura tra le mani, agitandoli in aria ballonzolando sul sedere e lanciando di quando in quando deliziosi gridolini di eccitazione. Non ci credevo tanto, che sarebbe durata, e infatti il giorno seguente è stato tutto un frenetico pupa-vieni-qui, pupa-che-fai, pupa-non-ti-buttare-di-sotto, pupa-cosa-diamine-hai-da-urlare-così-forte, pupa-ora-mamma-arriva. Insomma, mica si può pretendere un cambiamento radicale da un giorno all'altro, soprattutto considerato l'umore altalenante della pupa in questione, ma se mi viene concessa la grazia anche solo una volta a settimana, mi considererò una donna felice e appagata.
  • Senso della musica (questo non c'è nel manuale della mamma impedita, ma a me sembra un argopmento di grande rilevanza e interesse. Ergo lo aggiungo)
Ecco che comincio già con le aspettative da madre ossessiva, ma davvero, vedo nella pupa delle spiccate doti musicali. Dopotutto il padre è un discreto percussionista e la mamma... una discreta cantante (Ahahahahahaha!), una chitarrista che ci ha provato (ma ha fallito miseramente), una violinista principiante (ma ha smesso dopo due mesi di noiosissime e costosissime lezioni), una pianista che ci strimpellava sopra con l'indice destro fin dalla tenera età di sei anni (e se mai ne avesse l'occasione continuerebbe a strimpellarci sopra solo con l'indice, e tutt'al più ti tirerebbe fuori una versione rockettara di Per Elisa, ma sempre senza mano sinistra). Insomma, le mie frustrazioni in campo musicale e le mie ripetute inconcludenze fanno sì che io riversi su mia figlia tutte le mie disattese speranze. Comunque: la pupa ha imparato che da qualsiasi oggetto può tirare fuori dei suoni e la cosa la fa andare in brodo di giuggiole, come si suol dire (o almeno si diceva circa un secolo fa). L'ultima emozionante scoperta è stato il termosifone, del quale ha vagliato tutte le molteplici possibilità sonore, sbattendoci contro o passando vari oggetti sulla sua superficie, sfruttando le giunture delle sue bande verticali (chiamansi in gergo tecnico elementi del radiatore). L'ho incoraggiata, tentando di fare mio in parte il metodo montessoriano, del quale però (mi scuso con le reali frequentatrici del metodo: scusa Giuppy) sono assai ignorante, e costruendole una rudimentale maraca con un biberon e dei piselli secchi. Lei ballonzola sul sedere a ritmo e accompagna la performance con vocalizzi modulati: sarebbe da farci un video!
A proposito di vocalizzi: dopo il ruggito della tigre e lo spernacchio selvaggio, la pupa ha scoperto un nuovo strumento di espressione sonora. Consiste nell'emettere una vocale continua (in genere la A) a bocca spalancata, mentre con la mano si ostruisce a intermittenza la cavità orale, producendo un verso simile a quello che si attribuisce generalmente agli Indiani pellerossa (dai, non ditemi che da bambini non lo facevate), solo che lei anzicchè utilizzare il palmo, utilizza il dorso, forse perché ancora non le riesce bene distendere la mano in posizione "schiaffo". La cosa la diverte molto, e ne va così fiera che durante la nostra visita all'asilo nido in qualità di guardone (chiamasi in gergo open day) ha tentato di impressionare gli astanti sfoggiando un mirabile WaWaWa, che però non ha sortito alcuna reazione di pubblico apprezzabile, dato che trattavasi di platea composta prevalentemente da attempati over-1, avvezzi già a ben altre bravure.E' rimasta un po' male, ma non se n'è fatta un cruccio.
Alla pupa piace altresì che la mamma si cimenti nell'esecuzione del suo vasto repertorio canoro.
E qui pratico un bel taglio chirurgico perché questo post, steso a più riprese stava diventando davvero un volume enciclopedico (Ah! Sapessi essere concisa e andare al suicco delle cose come coloro che scrivono sui bigliettini dei baci Perugina!). Mi riservo di riportare le informazioni (importantissime) asportate qui su altro prossimo post dedicato completamente all'argomento. Non siete felici?
  • Manipolazione.
Mettere questi pallettoni è una grande cosa per me, che rischio se no di perdermi per i sentieri tortuosi dei miei vaneggiamenti. Propongo il Nobel per l'inventore dell'elenco puntato.
Dunque la pupa è diventata un'abile manipolatrice, non solo della volontà materna, ma in maniera più tangibile di tutto ciò che si viene a trovare sotto le sue grinfie. La pupa manipola in una maniera che fino ad appena un mese fa mai avrei potuto immaginare. L'altro giorno ha svitato il tubetto della crema (e se l'è messo in bocca), ha sfatto parzialmente l'orlo di un tappetino di lana maghrebino che abbiamo in casa, ha svitato l'asticella dei miei occhiali (non so come ci sia riuuscita, ma l'ha fatto), riesce ad afferrare e a squotere la sottile cordicella che pende dal nostro scacciaspiriti in noce di cocco (oggetto altamente fricchettone e anche altamente inutile, cimelio di tempi più frivoli) per ottenerne suono (sempre a pèoposito della passione per la musica), ma soprattutto, la pupa fa dei massaggi che molti pagherebbero per riceverli. In realtà si concentra molto sulla zona mani, nel senso che ama smaneggiare le mani della mamma, soprattutto quand'è il momento di fare la nanna: in altre parole usa le mie mani come degli antistress gommosi, da manipolare e strizzare, ma l'effetto terapeutico che questa smanipolazione sortisce sui miei tendini e nervi affaticati è un toccasana. E' anche affascinata molto dalle zampe dei gatti, passione che non posso che condividere: le zampe dei gatti sono di quei prodigi della natura che difficilmente ti spieghi senza ammettere l'esistenza di una volontà ideatrice superiore. Peccato che finora nè Zorro, nè tantomeno il permaloso Panzumen, si siano prestati a un suo massaggio: ne avrebbero tratto grande benessere, a mio personale e modestoparere. Tornando alle aspettative materne disattese: possibile futura carriera da fisioterapista per uomini o bestie o, in alternativa, santona guaritrice con virtù taumaturgiche.
  • Bagnetto.
Abbiamo abolito, data anche la ormai acquisita postura seduta di cui sopra,  la sdraietta-orsetto che ci ha facilitato non poco l'approccio a quello che i primi mesi è stato il terrificante momento del bagnetto, terrificante per me almeno quanto lo era per la pupa. Alla faccia del "bagnetto caldo rilassante" consigliato dal manuale per mamme impedite quale ideale preambolo a sonni tranquilli. Il passaggio al bagno senza sdraietta non è stato male: dopo i primi due bagni, in cui la pupa si è dimostrata un po' timorosa anticipando il momento di uscire dall'acqua, la terza è andata benone, a parte un tuffo di lei di faccia che mi ha fatto prendere tre o quattro infarti sovrapposti, ma che si è rivelato, non appena risollevata lei dalla sua immersione involentaria, senza conseguenze: lei, anzi pareva essersi molto divertita, perché se la ridacchiava tutta contenta e non l'ho più mollata per mezzo secondo per paura che ci avesse preso gusto.
  • Mangiare con le mani.
Devo riconoscerlo (onore al merito): l'idea di proporre alla pupa di mangiare con le mani mi viene (provate un po' a immaginare) dal manuale per mamme impedite, che consiglia, all'inizio del capitolo sull'ottavo mese, di offrire ai bimbi alcuni alimenti da mangiare da soli, con le mani, quali crekers integrali, gallette di riso, pezzi di frutta morbidi tipo banana o pera. La galletta di riso è una gran cosa, percchè per quanto la pupa possa ridurle in piccoli grani di riso soffiato appiccicaticci  e spargerli per mari e per monti, l'impatto della galletta sul livello entropico della casa è pur sempre trascurabile rispettoa  quello generato, per esempio, da un quarto di pera che finisce spiaccicata ovunque, e che ho scoperto lasciare tracce marrone scuro praticamente indelebeli su colletti e bavaglini. La virtù principale della galletta è che tampona miracolosamente i buchi temporali in cui la mamma si rende conto troppo tardi che deve ancora preparare la pu-pappa e la bimba in questione si è svegliata dal suo sonnellino con mezz'ora di anticipo, reclamandola a gran voce. In questi casi riuscire a intrattenere lei per un tempo sufficiente ad espletare il dovere di preparatrice di pappe è un esercizio di funambolismo per professionisti, non certo alla portata di Suster. Interviene la galletta: la pupa se la sorbisce con calma, proprio come si farebbe per un cono gelato (o un sorbetto per l'appunto, da cui il verbo "sorbire") comodamente seduta sul tavolo, o in alternativa sulla trapunta rossa, mentre la mamma ha tutto il tempo di terminare i preparativi del pasto vero e proprio e di aspettare che la minestrina raggiunga una temperatura inferiore a quella di fusione del piatto in plastica termica Chicco. Difetti della galletta: la pupa non ha un'attività intestinale troppo frenetica, diciamo solo che il suo intestino più che pigro potrebbe definirsi catalettico. Ora non voglio fare come quelle mamme che postano con cura consistenza  e frequenza delle adorabili pupù dei loro pupi, ma capirete che il riso non aiuta certo l'incresciosa situazione, per cui la Suster ha già dovuto telefonare due volte al Dottor Z., acquistare una scorta di omogeneizzatoi alla prugna, eliminare patate mele e banane dalla dieta della figlia e spendere 20 € in farmacia per delle sferette omeopatiche da sciogliere in acqua che non riesco mai a farle bere, e sulla cui efficacia comunque non metterei mai la mia gelida manona sul fuoco.
  • Comunicazione.
A volte credo che anzicchè progredire lei, sia io che stia invece regredendo ad una fase pre-verbale, dal momento che talvolta sono talmente relegata nel mio favoloso mondo pupesco, che sono in grado di passare un'intera giornata senza intavolare altre conversazioni con esseri umani che non consistano in monologhi miei e risposte a monosillabi dell'interlocutore modulate su varie frequenze e intensità. Insomma, a volte mi stupisco persino che lei non parli ancora: proietto talmente su di lei le mie interpretazioni dei suoi balbettii, che mi autoconvinco che lei si esprima in maniera assolutamente comprensibile. In realtà altre volte sono talmente esasperata dalla mia incapacità di acpire cosa ne turbi la tranquillità e la quiete da trovarmi sul punto di impugnare il cucchiaio di gomma della Chicco, come Michelangelo il suo scalpello e di gridare: "Perchè non parli!".
C'è da dire però che la pupa inizia a saper comunicare l'essenziale. Per dire: lei seduta sul tavolo della cucina (dai, non fatemi la ramanzina) a un certo punto inizia a lanciare urla entusiaste e ad agiotarsi tutta in preda a convulsioni di gioia. E' segno che c'è Panzumen seduto al di là della porta finestra della cucina, in paziente attesa che gli venga aperta. Con Zorro non capita poichè lui preferisce fare il giro della casa e chiamarmi a gran voce dalla finestra del bagno, non chiedetemi perché ami passare per di là, sono i misteri della psiche felina.
  • Gattonare.
Non ho fatto in tempo a dirlo: la pupa ancora non gattona e non sembra intenzionata a farlo mai. Che ecco: lei già si buttava faccia in avanti puntando le mani e sollevandosi come una foca monaca. Peccato che proprio come una foca monaca (la piccola bianca Sibert della mia infanzia) trascina dietro di sè le sue appendici inferiori (piedi, in gergo anatomico) e ancora non glie la fa tanto a sollevarsi sulle ginocchia, come da classica posizione gattoni. Temo che un'assidua e continuativa frequentazione (FAC) di Panzumen non l'aiuti a capire quale sia la dinamica della cosa e quali i vantaggi derivati dalla pratica dell'antica arte del gattonare. Ma aspetterò. La vedo lanciata, e lanciarsi pericolosamente in tutte le direzioni, motivo anche per cui cerco di evitare di metterla troppo spesso sul tavolo, soprattutto se ho da fare.
  • Denti.
Uno. E che dente!  Trattasi di primo incisivo dell'arcata dentale inferiore destra. L'unico per ora, ma ragazzi, se la cosa deve essere così traumatica per tutti e 23 i denti restanti (se non erro sono 24 i denti da latte? Correggetemi se sbaglio) io mi dimetto. Non ci penso due volte: rinuncio a ricoprire la mia carica, dando una bella lezione di stile tanto a Silvio quanto al suo amico d'oltremare (il Colonnello, tanto per intenderci), i cui deretani sono diventati ormai un tutt'uno con le poltrone su cui sono adagiati.
  • Socialità.
Non mi dilungherò ancora su questo argomento: l'avrete capito che la pupa ha un'innata propensione per le public relations. Solo mi veniva in mente che ieri, che proprio lei in casa non ci voleva stare e il tempo sembrava propizio, abbiamo avuto una bellissima esperienza di vita al parco, finalmente ripopolato di tutta una genìa di bimbi under-3 dopo un inverno di magra, durante la quale esperienza la pupa ha:
1- sperimentato per la prima volta in vita sua l'altalena del parco divertendosi come una matta, malgrado la velocità degna di un momento di suspence nei cartoni animati giapponesi (mi è dispiaciuto non aver avuto appresso la macchina fotografica per poter immortalare quel momento. La prima altalena ragazzi è la prima altalena!);
2- conosciuto un bambino diafano e poco espansivo a cui ha afferrato un piede con foga e, in preda ad un eccesso di euforia, lanciato un urletto per cui quello ha iniziato a piangere sconsolato;
3- conosciuto un bambino dalle vichinghe sembianze, simpatico e condivisivo, che ha piazzato la sua faccia a due centimetri da quella di lei per poi spararle un urlaccio che sta ad uno dei suoi come quello dell'aquila al pigolio di un pulcino, per cui lei ha fatto un salto di dieci centimetri sul sedere ed ha poi cominciato a piangere sconsolata (la pupa ha fatto conoscenza con la legge del contrappasso).
Per conto suo la mamma ha:
1- appreso che la maggior parte dei bambini di questa età si chiamano Leonardo o Lorenzo, e che la maggior parte delle bambine invece si chiamano Giulia o Sofia;
2- dimostrato una volta di più di non capire niente di bambini, facendo una madornale figura di m. com la mamma del bimbo diafano (Leonardo), grande come la pupa, infante come la pupa, non-deambulante proprio come lei e assai meno socievolmente disinvolto, alla quale madre Suster ha detto di supporre che avessero più o meno la stessa età, sentendosi rispondersi che, no, suo figlio di mesi ne aveva 16, che tradotto in linguaggio da gente normale (NdR: senza figli piccoli) significa 1 anno e 4 mesi, e a me tocca sempre di risolvermi espressioni algebriche in testa prima di venirne a capo. Giuro che quando la pupa avrà passato l'anno, approssimerò sui mesi procedendo di 6 in 6.
3- sfacchinato a rincorrere i piccioni con la pupa in collo, alla quale piaceva tanto vederli spiccare il volo, non fosse che quelli sono talmente abituati alla presenza umana che per farli volare mi toccava rincorrerli per chilometri prima che si decidessero ad abbandonare il terreno. Ne sono uscita piuttosto provata.
Nel complesso molto soddisfatte e in attesa della bella stagione per ampliare di molto le nostre conoscenze.
Ragazzi, mi fermo qui, riservandomi per la prossima volta, di aggiornare man mano, per non dovermi più ridurre in queste condizioni, ma già lo so che non lo farò.

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