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Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare - La Recensione
Creato il 21 maggio 2011 da Giordano CaputoIniziata nel 2003 con “La Maledizione della Prima Luna”, la saga dei Pirati Caraibici riuscì a riscuotere un successo così forte quanto inaspettato fra il pubblico, da “costringere” successivamente la Disney a realizzarne anche una futura trilogia terminata solo nel 2007 con l’episodio (pessimo) “Ai Confini del Mondo”.
Ora, a distanza di quattro anni, l’enorme e ingombrante presenza di Jack Sparrow/Johnny Deep torna a farsi prepotente ancora una volta, ma quella che inizialmente era stata una forza motrice positiva, sembra essersi trasformata adesso in una grossa trappola autolesionista.
A dirigere il quarto episodio non c’è più Gore Verbinski, autore della "vecchia" trilogia, bensì Rob Marshall, regista di “Chicago” e reduce da un'altro Musical: il flop “Nine” (omaggio a “8 e ½” di Federico Fellini). Tra gli altri cambiamenti, anche le importanti uscite di scena degli attori Orlando Bloom e Keira Knightley, rimpiazzati da due nuovi personaggi interpretati da Penelope Cruz e Ian McShane.
La storia riprende poco dopo la fine del terzo capitolo, con Jack Sparrow (Johnny Deep) ancora alla ricerca della fonte della giovinezza. Questa volta però, sprovvisto di nave e di ciurma, dovrà allearsi con la sua vecchia fiamma Angelica (Penelope Cruz) figlia del Pirata Barbanera (Ian McShane), anche loro alla ricerca della stessa fonte. Insieme affronteranno un viaggio pieno di pericoli e imprevisti, uno su tutti avrà il nome di Capitan Barbossa (Geoffrey Rush), in cerca di vendetta nei confronti di Barbanera.
Liberamente ispirato al romanzo “Mari Stregati” di Tim Powers, questo capitolo della saga può tranquillamente essere etichettato come il peggiore di tutti. Sebbene anche il terzo lasciava molto a desiderare, questa volta si riesce addirittura a raschiare il fondo. Colpa di una sceneggiatura probabilmente scritta in quattro e quattr'otto, senza troppi indugi, priva d’idee e decorata con personaggi sviluppati molto superficialmente. Se, infatti, Jack Sparrow "i più" lo conoscono assai bene, era importantissimo dare ottimo spessore alla new-entry femminile Penelope Cruz, che invece si ritrova ad interpretare un ruolo inutile e senza senso. Su Ian McShane e Geoffrey Rush si potrebbe anche sorvolare, la loro parte potrebbe anche essere tollerata (e forse Rush è quello a cui è andata più di lusso), ma la conferma dell'assoluto disastro arriva proprio dal personaggio che non ti aspetti. Vedere Jack Sparrow girare a vuoto sulle sue stesse espressioni e inscenare un medley di vecchie performance non è proprio il massimo per lo spettatore, anche il più accanito, che inevitabilmente non può fare altro che sopperire, sperando solamente che il pessimo spettacolo finisca il prima possibile. Purtroppo vista la lunga durata di centotrentasette minuti, sarà solamente la noia mortale ad avere la meglio (Sirene escluse!).
Comprensibile che Deep sia innamorato perso del suo personaggio e che ogni volta non veda l’ora di re-interpretarlo ma in certi casi bisognerebbe saper desistere, per il bene di tutti. E' anche vero che la Disney sta dimostrando, negli ultimi anni, una grave perdita di intelligenza nel produrre i cosidetti "prodotti per famiglie". Mi riferisco per esempio a "Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo" piuttosto che a "L'Apprendista Stregone", entrambi film simili per struttura ma di mediocre riuscita. E questo ennesimo episodio di "Pirati dei Caraibi" dimostra ancor più pesantemente una mancanza di nuove idee a disposizione e vista l'ormai quasi ufficiale notizia di una seconda trilogia c'è quasi da spaventarsi per quello che potrebbe succedere in futuro al Capitan Jack Sparrow, sempre più in caduta libera.
PS: L'uso del 3D ancora una volta è inutile (solito discorso!). Dopo i titoli di coda c'è una scena a "sorpresa" (perdibile!).
Trailer:
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