Firenze – Foto tratta dal libro “Firenze” di Nello Tarchiani, 1878
In ilio tempore non finivano sulla Piazza del Popolo i divertimenti notturni a poca spesa. Altri dieci quattrini ad uscita, e la serata si terminava allegrissimamente al Teatro della Quarconia.
Verso la metà del secolo decimosettimo, Filippo Franci (ora Beato), sacerdote pien dì zelo e di carità, con somme all’uopo raccolte, si diede per la città di Firenze, sua patria, a radunare fanciulli poveri, idioti e traviati per condurli a vita comune, e migliorarli così dal lato morale come fisico in un ospizio di carità da esso fondato in via dei Cerchi. Santo e nobile istituto quello di educare i fanciulli del popolo e dì sovvenire ai loro bisogni, che il Franci esercitò pressoché al tempo istesso di S. Vincenzio De’ Paoli.
Ora in codesto Ospizio erano accolti ancora que’ giovinetti, che l’autorità paterna non aveva saputo o potuto correggere: quivi erano sostenuti in alcune celle, e non meno aiutati di consiglio che puniti con qualche lieve pena: onde opina il dotto Lastri, che si desse forse a quel luogo il nome di Quarconia, o Quarquonia, per la congiunzione de’ due avverbii latini quare e quontam, comecché non senza precedente cagione gravissima si procedesse all’atto della carcerazione.
Qualunque però ne sia la provenienza, il volgo chiamò Quarconia quell’edifizio, e cosi seguitò a chiamarlo anche quando vedovato del pio consorzio, valse ben dopo molto tempo a far parte di un teatro che ebbe nome del Giglio, ma che al solito l’ostinato popolino chiamò Teatro della Quarconia.
Teatro a due crazie, teatro in mezzo alla città, teatro che scornava i guanti e le giubbe, non vi sto a dire se era frequentato dagli onorevoli inquilini di Via Gora, di Via Porciaia, di Borgo San Frediano e di Mercato: aggiungi poi , che neppure la Pergola dava in una sera tanta roba a’ suoi avventori.
( Pirro Giacchi, “Reminiscenze notturne fiorentine” tratto da “Il Guazzabuglio ossia varietà di poesie e saggio di prose” , Firenze, 1875 )