Firenze – Immagine tratta da Guida di Firenze di A.Bettini – 1864
Ma quello che di gran tratto superava ogni altro spettacolo erano i burattini a castello, retti dal così detto Lungo di onoranda memoria. I suoi drammi ei gl’ improvvisava, e non mancavano spesso di argute allusioni ai tempi che correvano.
I personaggi eran pochi, ma avevano tutti un carattere spiccato, sicché il popolo si era loro affezionato, e gli conosceva appuntino. Il Mago Sabino, la signora Rosetta, il signor Orazio Grattasassi, il Rapa suo contadino, il Capitano Squarcia, e il prode Pulcinella, avevano lor partigiani, e tenevano in moto l’udienza.
Metastasio della plebe, il Lungo era facile e fertile come il Poeta Cesareo, ma com’ esso si ripeteva negl’intrecci, e finiva coll’amore trionfante: se non che Pulcinella bastonava per vezzo anche gli sposi, onde il noto proverbio delle Nozze di Pulcinella per denotare un esito di cose non troppo pacifico.
La platea del Burattinaio era delle più numerose, e qualche quattrinello lo raccapezzava : almeno un due per cento. Io davo sempre un soldo, e la fedele metà del Lungo, che veniva in giro ad invocare la cortesia della turba non tralasciava mai di chiamarmi illustrissimo.
Ora la Piazza del Popolo, divenuta Piazza dei Signori, è nella notte così deserta e poco illuminata, che nemmeno una spia vi passeggia.
Questa riforma di tenebre e di solitudine si deve ad un Aurelio Puccini, già ombroso Presidente del Buon Governo, e ad una stringata civiltà che proscrive le spontanee gioie delle strade, e senza parlar di pane, vende i suoi circensi per acquistar fautori.
( Pirro Giacchi, “Reminiscenze notturne fiorentine” tratto da “Il Guazzabuglio ossia varietà di poesie e saggio di prose” , Firenze, 1875 )