Ieri pomeriggio mi stavo proprio lagnando del fatto che, a causa del virus che mi sono beccata, non sono potuta tornare in Friuli lo scorso weekend, specie perché non ho potuto bere vin brûlé in piazza XX settembre nelle casette di legno che ivi vengono allestite in occasione del santo Natale (anche se è sempre troppo caldo per il brûlé).
È stato allora che abbiamo deciso di recarci al villaggio natalizio sulla Darsena, tutti lo vogliono tutti lo cercano tutti ne parlano. E TAAAAAAC! Il mio naso sopraffino mi ha subito indicato la via per il brûlé, che si trova in riva al Naviglio in una delle casette che sembrava fossero state portate lì apposta per me dal Friuli.
Come se non bastasse, al villaggio natalizio ci sono anche: la pista da ghiaccio per pattinare come al Piancavallo, la slitta di Babbo Natale su cui fare un giro lasciandosi scivolare dolcemente sulle acque del Naviglio, cibanze di ogni tipo con Puglia e Sicilia in pole position (come a Pordenone ma senza militari di carriera) e ho pensato: più a casa di così non potrei sentirmi.
E invece sì: mi sono voltata e TAAAAAAC! Il mio sguardo è caduto su una casetta dove si vendevano le pantofole altoatesine, comprese quelle a forma di ballerine appuntite in lana cotta con ricamate sopra le stelle alpine, esattamente uguali a quelle che io sola nell’universo dovevo continuare a portare negli anni ottanta per volere di mia nonna, una molto democratica e illuminata che noi nipoti avevamo soprannominato Hitler.
Più a casa di così c’è solo il Center Casa.