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Più che l'indisciplina poté la capa tosta

Creato il 13 febbraio 2012 da Rightrugby
Più che l'indisciplina poté la capa tosta Six Nations - Millennium Stadium, 12 February 2012,
Wales 27 - 13 Scotland
Il titolo si riferisce alla prestazione della Scozia, vittima designata nei pronostici del Galles al Millennium di Cardiff. Così è andata, anche se con un andamento poco preventivabile sia nella resistenza del primo tempo che nel precipitoso crollo nel terzo quarto e anche per il tentativo di recupero nell'ultimo quarto.
Il Man of the Match Dan Lydiate ha dichiarato che il motivo principale della vittoria dei Rossi è stata l'indisciplina scozzese. Bell'esempio di  straordineria umiltè che molto sarebbe piaciuto a Sacchi, vien da commentare:  forse prima di tutto è stata la superiorità complessiva dei Dragoni, poi forse c'è la concausa di quel modo di proporsi in campo dei Cardi, così poco ... pensato e modulato, sempre col piede calato con forza sull'acceleratore.  "Insensibilità ambientale" che peraltro quasi causava una resurrezione impossibile, nel finale. L'indisciplina? Si certo, due cartellini gialli, 20 minuti in quattordici costano sempre caro, ma sono una conseguenza più che una causa.
Primo tempo - Per il modello "inflitto" da coach Andy Robinson alla Scozia, giocar fuori casa può rappresentare un toccasana: sono i padroni di casa a dover imporre il ritmo e gestire più possessi, mentre agli ospiti scozzesi non resta che difendere con ordine e disciplina, cosa in cui eccellono. Per poi magari ripartire. Difatti il primo tempo funziona più o meno così: il Galles parte all'arrembaggio ma la Scozia difende con attenzione e riparte una volta conquistato il possesso, senza riuscire a mantenerlo a lungo o guadagnar molto terreno. Limite al possesso e poca strada da fare non voluto, ma che paradossalmente agevola la nazionale in Navy Blue: le consente di risparmiare le energie necessarie per bloccare le cariche furiose dei motivati e confidenti Dragoni.
I quali presentano assenze di peso, proprio nel reparto deputato all'assalto frontale, gli avanti. E' difatti costretto a dar forfait all'ultimo minuto capitan Sam Warburton, rimpiazzato bene da Aaron Shingler, fratello di Steven, quello bloccato dalla Irb dopo esser stato nominato nella nazionale scozzese; invece l'assenza dello squalificato lock Brad Davies si sente in rimessa laterale, catastrofica per quasi tutto il primo tempo, complice anche un esci ed entra per ferita sanguinante del tallonatore Huw Benett.
La prima opportunità di marcare era per la Scozia al 5' minuto, da quasi metà campo, fallita dal mediano d'apertura Greig Laidlaw, fisico da mediano di mischia, subentrato dopo l'addio di Dan Parks, "ucciso" dall'intercetto subito da Charlie Hodgson (mi raccomando Masi, non t'attapirare così anche tu). Prima e dopo, vuoi la furia combattiva di ambo le squadre che s'annullava in immani zuccate nei punti d'incontro, vuoi l'incapacità del Galles di ancorarsi alle fasi statiche (soffrono gli scozzesi non solo in rimessa laterale ma anche in mischia ordinata), alla fine mancavano le giocate di qualità e si rimaneva entrambe lontane dalle linee di meta.
Il primo quarto scorreva senza che il punteggio si scostasse dallo zero a zero, pur se il ritmo rimaneva tambureggiante e lo scontro fisico molto tosto. La durezza dello scontro faceva le prime vittime: oltre a Bennett dentro e fuori, al 15' Max Evans veniva rimpiazzato dal debuttante Stuart Hogg all'ala.
La Scozia prendeva coraggio dalla inefficacia gallese e iniziava a costruirsi le sue estenuanti fasi su fasi, un modello di gioco simile a quello degli avversari, solo meno fantasioso, più "operaio" e dispendioso. Al 22' dopo 12 fasi e un break di Rennie, i Cardi guadagnavano un calcio di punizione centrale per mani in ruck della difesa gallese dentro ai propri 22 metri, Laidlaw si rifaceva del precedente errore centrando lo 0-3.
Il Galles riparte un po' più deciso, arriva in modo consistente dentro ai 22' ma siamo già oltre al 25' minuto di gara; alla fine è il mestiere di Phillips a guadagnare il calcio di punizione, sbattendo volutamente addosso a Strockosh attardatosi dalla parte sbagliata della ruck, il piazzatore designato Halfpenny può pareggiare i conti alla mezz'ora.
Dal 37' è l'apoteosi della Scozia, nel bene e nel male: 25 fasi d'attacco, azione portata dalle percussioni di tutti i loose five  - Gray, Hamilton, Strockosh, Rennie e Dentoncon la partecipazione di centri  - De Luca e Sean Lamont, estremo Rory Lamont e ala Hogg, oltre naturalmente al mediano Cusiter; il tutto concluso da un errore di handling nell'estrazione dell'ovale dall'ultima ruck. Unico output per la Scozia, George North si storce la caviglia in un raddoppio e deve lasciare il campo a James Hook. Analizzato con l'ottica del football americano, 25 fasi per guadagnar 50 metri fan 2 metri a down: nessuno ci può star dentro.
Il terzo quarto - Alla ripresa la musica cambia subito di brutto, il Galles entra in campo più determinato, per far cose più lineari ed efficaci. Alla prima palla Cusiter regala una rimessa laterale in zona rossa, sugli sviluppi i Dragoni attaccano prima a sinistra dove all'ala s'è spostato Jonathan Davies, poi al centro e infine a destra, dove l'ala Alex Cuthbert trova il mismatch della marcatura da parte del piccolo Laidlaw, verticalizza e sfonda in meta.  Halfpenny trasforma, è 10-3.
La partita è girata, non per la Scozia che riprende stubborn a inanellare le sue fasi ma al 45' qualcosa s'inceppa nel suo attacco, Davies calcia una palla vagante e si lancia all'inseguimento, placcato a metà campo da Nick de Luca, spedito in panca puniti con tre punti omaggio per Halfpenny.
Nuovamente la Scozia si piega ma non si spezza, riprende le sue avanzate testata dopo testata, stavolta guadagna una punizione piazzata da Laidlaw per il 13-6. Il Galles però sfrutta la superiorità numerica: al 50' il gioco s'allarga a destra, oltre a Cuthbert si sovrappone al largo Halfpenny che entra in meta senza contrasto e si trasforma la marcatura portando il punteggio sul 20-6. C'è da dire che aldilà dell'uomo in più, l'inserimento di Hook in posizione di "second five eight" offre opzioni e velocità al gioco gallese, altrimenti fossilizzato nelle percussioni degli avanti o di Jamie Roberts e gestito al largo da un Priestland troppo "ortodosso".
La partita è apparentemente finita: all'azione successiva, imponente break di Roberts sostenuto da Faletau, su Hook senza palla piomba Rory Lamont che si becca il secondo giallo poco prima del rientro di De Luca, raddoppiando l'inferiorità numerica scozzese.
La difesa dei cardi si rifugia in mischia ai 5 metri, Philips apre facilmente al taglio di Halfpenny sul lato chiuso non presidiato, è la seconda meta personale e terza di squadra poco prima dell'ora di gioco; all'ex erede fotocopia di Shane Williams reinventato estremo nonché piazzatore designato, riesce anche la non facile trasformazione, è 27-6.
L'ultimo quarto - Partita finita? Non per la Scozia. E' incredibile per chi abbia ancora negli occhi il momentaneo disarmo italiano a fronte di una metuzza presa per sbaglio, assistere alla tetragona insensibilità  - al dolore, ai sentimenti, alla realtà - degli uomini in blu, che dipartono a testa bassa come se nulla fosse e le mete avversarie da recuperare non fossero tre, esattamente con lo stesso ritmo, modalità e battito cardiaco che avevano dal primo tempo. Come capita sovente, il peggior difetto - l'incapacità di variare ritmo e modo di gioco nel caso scozzese - è anche il miglior pregio. Dipende dalle circostanze.
Al 60', dopo un attacco gallese, il subentrato mediano Blair fa ripartire velocemente il gioco; Sean Lamont fa il break nella difesa un po' distratta, trova il sostegno di Lee Jones che lancia DeLuca sulla destra. Il passaggio di quest'ultimo a Stuart Hogg smarcato sul lungolinea destro è impreciso per l'arrivo addosso di un difensore, ma l'ala debuttante riesce nel capolavoro di tener palla e portarla in meta. Non per l'arbitro Poite, sino al momento sufficiente (checchè ne dica Moscardi in telecronaca, tutto teso a segnalare mezzi falletti e fuorigiochini in ruck persi dall'arbitro, di quelli che se ne vedono tutti i giorni);  il francese pende per l'in-avanti. Del resto, interpellare il Tmo (il nostro De'Sanctis) era opinabile, l'eventuale errore era avvenuto prima di entrare in area di meta - forse l'arbitro poteva risolvere la cosa gestendo la domanda al Tmo in modo smart. Tant'è, gli scozzesi non si scompongono, tengono i gallesi inchiodati nei loro ultimi 4 metri e dopo 3 minuti di pressione, Greig Laidlaw si ricorda d'aver iniziato come mediano di mischia - il fisico non mente - e rapido come un furetto, afferra palla e la schiaccia sulla linea di meta passando sotto a Faletau. Con la trasformazione fa 27-13, il punteggio che rimarrà finale.
Con la consueta capa tosta, proveranno a cercare altre mete, installandosi nei 22 metri gallesi per otto degli ultimi dieci minuti, con le solite fasisu fasi, riuscendo a esser pericolosi in un paio di occasioni con Hogg e Laidlaw. Ma niente da fare: il turno non è positivo nè per i troppo sensibili (gli italiani) né per quelli del tutto insensibili (gli scozzesi). 

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