Se avete letto l’intervista che mi ha fatto ieri Paolo sul suo blog, probabilmente avrete storto il naso nel constare un certo mio distacco nel parlare di ciò che è stato il Survival Blog. Quasi un disamore, oserei dire.
In effetti, almeno in parte, è così. Lasciatemi spiegare meglio.
Senz’altro il SB è stata una delle mie esperienze scrittorie più importanti. Senz’altro è stata la più seguita, condivisa e… copiata (sì, sì, qualcuno di voi sa di chi parlo). Il SB ha tuttavia goduto di un periodo vitale ben definito, completo ed equilibrato: né troppo breve né troppo lungo.
Come ho già dichiarato a Paolo non sopporto l’idea di essere intrappolato in un ruolo, per quanto esso possa risultare gradito o di successo. Mi rendo con che in paesi non appartenenti al terzo mondo, quale è il nostro, editori e lettori verrebbero sotto le nostre case, cari survivalisti, pregandoci di proseguire con una nuova stagione del Survival Blog.
Se non fossimo nel terzo mondo riusciremmo anche a trovare dei finanziamenti per realizzare qualcosa di correlato al SB senza rinunciare all’indipendenza del progetto. Indipendenza che, lo annuncio ufficialmente, rimarrà tale anche per 2MM.
Ma purtroppo siamo in Italia e dobbiamo ragionare sui parametri nazionali, piaccia o meno.
Resta poi il fatto di non voler rimanere vincolati a un singolo scenario per anni e anni. Questo probabilmente è un problema mio. Magari sono un po’ snob. Ogni volta in cui un sottogenere letterario, cinematografico o fumettistico diventa troppo di moda, io mi interesso di altro.
Gli zombie ora sono di tendenza, colpa/merito di The Walking Dead. Ebbene, a me gli zombie hanno un po’ rotto le scatole. Anche perché è sempre più difficile trovare qualcosa di valido e di un minimo innovativo che li riguardi.
La stessa cosa è accaduta più o meno con lo steampunk (e altri -punk): da quando tutti ne parlano, spesso sfoggiando una saccenza irritante, io ho fatto il giro e sono tornato a occuparmi d’altro.
Manco a dirlo era successa la stessa cosa già anni fa coi vampiri. A lungo la narrativa e il cinema vampiresco sono stati molto in alto nelle mie preferenze. Ora che tutti ne straparlano, tra l’altro banalizzando e snaturando l’argomento, io preferisco evitarlo del tutto (salvo eccezioni, vedi Claudio Vergnani).
Un Batman in stile vittoriano.
Dunque questa volta sono passato ai supereroi di Due Minuti a Mezzanotte. “I supereroi in Italia non funzionano“, dicono gli esperti.
Beh, ‘sti cazzi, a quanto pare avete sbagliato ancora una volta. La cosa non mi stupisce, però trovo un certo godimento a sottolinearla. Ecco, gli eroi in maschera appartengono a quei generi che mi sono stati sempre cari. Per dirla tutta è un settore addirittura più inflazionato rispetto a quelli citati in precedenza. Tuttavia offre più margini di manovra e di creatività: lo state vedendo tutti nei capitoli della Round Robin e negli spin-off.
C’è anche un altro aspetto da citare. Ne ho parlato giusto con un paio di amici, fino a oggi. In questo momento della mia vita e della mia “carriera” di scribacchino e blogger affronto più volentieri una tematica positiva che non una negativa o apocalittica.
Non che 2MM sia una storia sopra le righe, allegra o comica, intendiamoci. Però i protagonisti di questo nuovo mondo sono eroi. Chi più chi meno rappresentano un simbolo di forza, di speranza (accantoniamo per un attimo le riletture in chiave moderna, pur interessantissime). Nel momento storico in cui viviamo, tra crisi economica, disoccupazione, terremoti, raptus omicidi, attentati assurdi (etc etc) trovo più stimolante immaginare una realtà alternativa in cui un vigilante mascherato incarna la volontà umana di sopravvivere e di lottare per un ideale che non un pianeta già morto e popolato da cadaveri rianimati.
Poi senz’altro passa, ma in questi mesi gira così.