Più libri, più liberi?

Creato il 11 dicembre 2011 da Mirco
Dopo aver saltato la passata edizione di Più libri, più liberi quest'anno ho deciso di andarci, nonostante avessi molte altre e ben più importanti cose da fare.
Ci sono andato anche perché ammetto di aver ricevuto un biglietto gratuito. Ma a quanto pare entrano gratis in parecchi oltre agli addetti ai lavori, cioè: basta che dimostri di aver scritto un libro puoi entrare. Se il prossimo anno non riesco a scroccare niente mi sa che stamperò qualcosa da lulu.com, con tanto di ISBN strafigo in copertina.
E' sabato, è pomeriggio. Mi aspetto un'orda di gente assetata di libri e di cultura, ma quest'orda di gente non la vedo. Non ho una buona memoria e frequento poco le fiere se non quella di Lucca Comics, e lì fai veramente fatica a camminare per quanta gente c'è. Sembrano esserci, insomma, meno persone del solito. Meno gente disposta a comprare, soprattutto. Gli stand più frequentati sono quelli della Minimum Fax, Fanucci e alcuni dedicati alla letteratura per bambini come Gallucci. In quest'ultimo ho comprato l'unico libro che mi ha veramente convinto: Filastrocche della Melevisione di Bruno Tognolini di cui vi parlerò in un prossimo post.
Badate bene, io descrivo ciò che ho visto dalle 16:00 alle 19:30 di sabato, poi magari in altri giorni e in altri orari la situazione era completamente diversa.
Stranamente mi annoio. Quando so che non posso comprare molti libri non mi diverto. Le case editrici sono quasi sempre le stesse e le conferenze di quel giorno a me non interessano proprio. Giro gli stand, tra libri, magliette e tazze da tè. Ebbene sì, si vendono anche magliette e tazze da tè. Adesso potete andare a leggere i blog dei puristi delle fiere del fumetto che si lamentano della stessa cosa quando trovano banchetti peruviani con sottofondo di The sound of silence  tra un editore e un altro.
Il libro non tira e il mercato è in crisi. E' una profonda metastasi che si sta allargando alle fiere e al modo di vedere questi spazi culturali. Nel momento in cui in una fiera si accetta chi vende (oltre ai libri) magliette e tazze da tè lasciando fuori tante piccole case editrici che hanno bisogno di visibilità allora si fa una scelta rivolta verso il mercato e alla sopravvivenza della fiera stessa, non certo rivolta alla cultura, alla visibilità delle piccole case editrici o alla tanto amata bibliodivesità sintetizzata dal nome. Tra le piccole case editrici che hanno disertato c'è anche la Delos, una delle poche disposte a pubblicare fantascienza.
Altre piccole case editrici si lamentano perché ritengono questa fiera un circuito chiuso, in cui è quasi impossibile accedere, e sono quindi rimaste fuori. Altre come la Zero91, invece, rivendicano con fierezza di essere dei veri editori, di quelli all'antica, che non chiedono soldi agli autori e che sono disposti a investire il proprio capitale sociale in nome della cultura.
Questo editore ha esposto un grande cartello a proposito, lo potete vedere in foto, e a questo editore ho fatto i miei più sinceri auguri di poter andare avanti a lungo, integro e fiero, a differenza delle altre case editrici a pagamento presenti nella fiera (io ne ho contate tre, ma mi hanno detto che sono molte di più, basterebbe fare un controllo per scoprirlo con certezza).
Gli editori a pagamento non fanno cultura e a questo punto mi chiedo se anche questa fiera faccia cultura. E' cultura quella del gruppo Albatros, del Robin Edizioni e dei vari stand che ti riempiono di volantini con scritto: "Hai un libro nel cassetto?" o di quelli che propongono concorsi per racconti in cui bisogna pagare per partecipare? No, quello semmai è il mercato del pesce. E sono fiero di aver scroccato un biglietto di ingresso per il mercato del pesce. Due anni fa una piccola casa editrice vendeva i libri incartandoli nel giornale come facevano una volta i pescivendoli prima che questo fosse considerato antigienico. Ecco, non ricordo il nome della casa editrice, ma quella geniale strategia di marketing è una efficace sintesi di quello che è sembrata a me questa fiera.
Per il resto, l'unica vera conferenza me la sono creata da solo incontrando e parlando con un amico che purtroppo vedo poco. Fabio Bartoli, autore di Vado, Tokyo e torno e Mangascienza.
Ah, a quanto pare la fiera è in crisi e tra i tanti tagli effettuati nei mesi scorsi ci sono anche quelli alla cultura. Strano, di solito è un settore a cui tutti tengono.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :